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Le sue amiche rimasero sorprese nel vederla già in agenzia.

Si aspettavano il suo ritorno fra qualche mese, dopo tutto lei aveva detto che sarebbe tornata a lavoro finite le gare, infatti Ines non aspettò neanche un secondo per chiederle cosa ci facesse lì.

<avevo bisogno di staccare un pò e tornare nella realtà> mentì sedendosi alla sua scrivania.

Ines e Olivia notarono il suo tono strano, quasi spento. Così quando le altre se ne andarono la raggiunsero circondandola con le loro sedie girevoli. <che succede?> domandarono <riguarda Scott?> domandò poi Olivia, Klara scosse la testa e si voltò verso di loro <successo qualcosa con Lewis?> continuò Ines, azzeccando completamente la situazione.

<direi che è finita> borbottò poi lei a capo chino.
<perché? Dicevi che stava andando bene fra di voi> disse Olivia <era quello che credevo, ma a quanto pare era così solo per me> concluse dando le spalle ad entrambe quando sentì i suoi che cominciarono a bruciare.

<i piloti, tutti uguali, egocentrici> finì Ines ricevendo un pugno sul braccio da Olivia, tornando poi alle loro scrivanie, lasciandola sola nella sua agonia.

Aprì la sua cartella dei testi e cliccò sull'ultimo capitolo scritto per poterlo concludere, ma tutta quella macchia nera di parole e lettere sembravano un incubo. Posò le dita sulla tastiera e provò a scrivere qualcosa, anche se stava diventando difficile:

"Forse avevo sbagliato a fidarmi di Liam.
L'amore non è come dicono tutti, tutte quelle parole messe lì per far sognare la gente, forse erano frasi studiate e scritte a caso per far credere alle persone che esista qualcosa di così tanto bello da rendere il mondo un posto incantevole.
Ci stavo credendo, lui mi ci faceva credere.
Gli era così semplice buttarmi in un mondo fatto solo di fiori, pieno di sorrisi e nuvole soffici dove sdraiarsi in due era la cosa più spettacolare che ci fosse.
Era il suo potere, la sua magia.

Una magia ingannatrice, perché gli è stato così facile prendere un accendino e dar fuoco alla mia anima.

Io avevo creduto al suo inganno e come una stolta sono caduta in quella maledetta trappola, dalla quale è difficile uscirci, perché là dentro si soffre e basta.

Perché come le rose, quei fiori così belli e rossi come il sangue, l'amore aveva le spine, e più ti circondava il cuore e più le sue spine ti bucavano fino a sanguinare.
Forse è per questo che le rose assumevano quel colore;

Avevo creduto alle sue carezze ed a quel sorriso, quel bellissimo sorriso, che come una pozione magica mi aveva ipnotizzato fino a far battere il mio il cuore, fino a farmi amare qualcuno così tanto complicato come lui.

Liam era il mago, l'ingannatore che ti rapisce e io ormai lo amavo"

Si fermò a quell'ultima parola scritta, la rilesse un centinaio di volte fin quando un enorme pugno allo stomaco non le creò un senso di nausea atroce che la fece correre al bagno.

<dov'è Klara?> domandò la redattrice entrando nel loro studio <eccomi Signora Miller>
<volevo sapere se riuscirai a concludere il romanzo entro qualche mese, l'annuncio della sua uscita ha fatto così tanto scalpore che hanno anticipato la sua uscita> disse agitandola <non, non lo so Signora>
<non è la risposta che volevo. L'uscita sarò il 12 dicembre, vedi di finirlo almeno qualche giorno prima> concluse uscendo poi dallo studio lasciandola spiazzata in mezzo alla stanza.

<ti aiuteremo> disse Olivia, roteando gli occhi per la situazione.

Klara sospirò aprì Instagram e la prima cosa che vide fu una storia di Lewis che era appena arrivato in Spagna insieme ad Angela.
Poi spense il cellulare e passò il resto della sua giornata a scrivere, lasciando che un vuoto enorme si creasse anche fra i due protagonisti della storia, perché non avrebbe potuto continuare a scrivere di lei e Lewis facendo finta di nulla, maledicendosi per aver cominciato a scrivere un romanzo proprio su di loro, su di lui e su quella relazione, che stava iniziando a cambiarle molti punti di vista.

La giornata finì molto velocemente, anche se per lei sembrava che le ore non passavano mai.
Uscì dall'agenzia insieme ad Ines e Olivia, che la invitarono ad uscire con loro quella sera, accettando dopo minuti di esitazione.

Lewis arrivò in Spagna.

Per tutto il volo rimase in silenzio, con le cuffie all'orecchie e lo sguardo fisso rivolto verso l'oblò dell'aereo, dove le soffici nuvole riempievano l'azzurro del cielo.

Quando arrivò in hotel non ci stette un secondo di più.
Lasciò le valigie nella suite, si cambiò ed andò a correre per distrarsi un pò.
Correre era come spegnere ogni pensiero e lasciare che l'aria riempisse i suoi polmoni rilassando ogni suo muscolo.

Si fermò per qualche minuto in una piazza ricolma di alberi verdi e cespugli ricoperti di fiori colorati, si mise seduto su una panchina di marmo e si rilassò per riprendere fiato.
Chiuse gli occhi e lasciò che quella piccola brezza fresca lo trasportasse in un mondo nuovo, un mondo dove era solo, senza nessuno intorno, e per la prima volta quel fuoco che nell'ultimo periodo stava bruciando ogni sua cellula, sembrava spento. Gli sembrava di essere dentro un cubo di ghiaccio ed era la sensazione più strana che avesse mai provato.

<svegliati Lewis> borbottò alzandosi da quella panchina ghiacciata.

Riavviò la musica al cellulare e ripartì.

Quando tornò all'hotel trovò Angela seduta su uno dei divanetti nella sala relax della hole insieme a Toto, li raggiunse e si mise a sedere insieme a loro.
<domani ci sarà la conferenza stampa> disse Toto notando la sua presenza.

<mi dispiace per Klara, sembrava stesse funzionando fra di voi> continuò attirando così la sua attenzione, tolse le cuffie e le mise in tasca. Lo guardò e sospirò, ora doveva prepararsi alle mille domande di tutti, George l'aveva vista piangere ed Heidi non avrebbe lasciato perdere e gli avrebbe sicuramente chiesto dove fosse l'amica <non avrebbe mai funzionato davvero> rispose lasciando di stucco Angela.

Lei che sapeva la verità e che probabilmente conosceva il pilota meglio di chiunque altro, e quello sguardo lo conosceva. Quegli occhi spenti e impassibili sapeva cosa significavano, ma lui stesso ancora non aveva capito, non si era ancora svegliato. Non aveva ancora acceso quella lampadina, tenendo così al buio i suoi sentimenti, proprio come faceva un mostro.

Quella mattina Lewis arrivò molto tardi alla pista, attirando così molti giornalisti, che gli fecero molte domande senza ricevere risposta, fin quando non entrò dentro la scuderia della Mercedes.

<sei arrivato in tempo per la conferenza> disse Toto nervoso vedendolo entrare dopo una lunga attesa.

Intorno a loro girovagavano ospiti e persone con il pass vip, che scattavano foto a tutto ciò che vedevano, fra cui ragazze molto belle agli occhi di Lewis che le osservò una ad una mentre facevano foto con le vetture dentro ai box, ma nessuna era come Klara, così diede le spalle a tutti e andò nella sala della conferenza, dove attese il suo turno insieme agli altri.

E durante l'attesa, Daniel si avvicinò a lui con il telefono in mano <quindi Klara è rimasta in Inghilterra> gli disse mostrandogli lo schermo del cellulare che immortala il volto spento di lei con un bicchiere di Starbucks vicino alle labbra, lui annuì e andò a sedere davanti ai giornalisti, lasciando stare ciò che aveva visto.

Ci mise molto più del previsto a togliere dalla sua testa quei suoi occhioni verdi che non emanavano la solita luce, quelle piccole stelle che solo lui vedeva in essi, erano spente, probabilmente nascoste dietro ad un'enorme nube grigia che lui stesso aveva creato.

Ma non era il momento dei ripensamenti.
Non era il momento e il luogo per rimpiangere ciò che aveva fatto, non poteva permetterselo, ma soprattutto non voleva che quei piccoli, ma enormi pensieri prendessero il sopravvento.

Ben presto l'avrebbe dimenticata, ne era certo.

Fuoco e Benzina | LH44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora