Capitolo sei

806 28 0
                                    

Capitolo sei -Un invito forzato-

A casa Whileys i preparativi per la festa di compleanno tenevano occupati mamma Maria e papà Richard. Zaffiro aveva trascorso qualche giornata tranquilla sul lavoro, data l'assenza di Kieron e, seppur fosse preoccupata per l'intera situazione concernente Annie, poteva dichiararsi soddisfatta dei risultati ottenuti. Coloro che avevano importunato la ragazzina non solo le avevano chiesto scusa, ma parevano aver smesso di intasare la bacheca dei social network ai quali l'adolescente era iscritta. Dopo svariati tentativi, aveva scoperto il motivo per cui Annie era così contenta e guardava inebetita il PC e si era sentita una perfetta idiota: Kieron le aveva richiesto l'amicizia, facendola diventare popolare e cambiandone le sorti, seppur in maniera finta e ipocrita. Sì, ipocrita, perché le stesse persone che prima la ricoprivano di insulti, ora le scrivevano nella speranza di poter ottenere qualcosa, tramite lei, da Kieron. Zaffiro si ripropose di affrontare l'argomento con l'attore, perché non riteneva che quella scelta fosse stata soppesata, né tanto meno che si fosse reso conto di ciò che avrebbe scatenato. Annie non aveva bisogno di finte amicizie e di persone che cercavano di sfruttarla. Inoltre si preoccupava di che sarebbe stato della ragazzina nel momento stesso in cui Kieron l'avesse dimenticata, magari distratto da una nuova fiamma. Sarebbe tornata al centro di chiacchiere e cattiverie e lei non poteva permetterlo. Fu proprio mentre sorseggiava il suo caffè che la porta dell'ufficio si aprì e comparì l'essere. Il sorriso che aveva dipinto sulle labbra sparì, anche se si sforzò di essere gentile, visto che si era ripromessa di chiedergli scusa e di tentare di essere meno prevenuta e più comprensiva nei suoi confronti. Nemmeno Kieron era tranquillo, anche se, quando incrociò lo sguardo di lei, tentò di mantenere la calma. Quella mattina si era ripromesso che le cose sarebbero andate in maniera differente e che non si sarebbe lasciato trascinare in inutili schermaglie verbali. Non aveva voglia di discutere con Zaffiro, proprio per niente. Le ultime giornate passate sul set erano state un'oasi di pace, specie dopo il chiarimento con Seine. Al contrario di quanto creduto, l'attrice si era dimostrata bendisposta e il confronto aveva dato esiti insperati. Una sera poi, aveva invitato Sean e avevano ordinato e mangiato una pizza, guardando un po' di TV e scambiando due chiacchiere. Gli aveva riferito della chiacchierata avuta con la collega e di come la situazione, in maniera dal tutto inaspettata e sorprendente, fosse cambiata in meglio. Non aveva avvertito la necessità di bere, se non una birra, e si era imposto di tentare di mantenere le distanze prese dall'alcol, perché non gli mancavano affatto gli effetti collaterali delle sbronze. Forse, finalmente, cominciava a essere di nuovo padrone di sé, della propria vita e la cosa lo rendeva felice. Era da tanto, troppo tempo che non si sentiva normale, che non si sentiva così bene con se stesso. Quindi, una volta di fronte a Zaffiro si sforzò di sorriderle, come si era proposto di fare. Doveva evitare contrasti se voleva che le seicento ore da trascorrere con quella tappa malefica passassero nella più assoluta tranquillità e se per arrivare a ciò doveva mordersi la lingua, lo avrebbe fatto. O almeno così credeva. In tutto quel rimuginare a cui si era dedicato nei giorni precedenti, Kieron non aveva tenuto conto del proprio carattere ribelle: alle prime parole maldestre di Zaffiro, fu pronto a controbattere, innescando l'ennesima miccia. «Bentornato. Non sapevo che saresti rientrato oggi.» «Avevo avvertito Sam» rispose lui secco, quasi tagliente. Non voleva certo farsi bacchettare né lasciarsi comandare. «Volevo parlarti prima che tu potessi vedere Annie» esordì Zaffiro, precedendolo.

36

In realtà, erano giorni che lui pensava alla ragazzina e alla questione che, quando se ne era andato dall'Arcobaleno l'ultima volta, era rimasta in sospeso. Si era preoccupato molto per lei e sperava che la situazione potesse venire risolta e che non si riproponesse in futuro. «Ti stavo giustappunto per chiedere di lei e di come avessi chiarito la cosa.» L'interesse di Kieron sorprese Zaffiro, convinta che l'episodio fosse finito nel dimenticatoio a tempo di record. «Ecco, avrei preferito che non ci fosse alcun intervento da parte tua. Gesto carino, indiscutibilmente, ma temo che tu abbia fatto più danno che altro. Kieron, vorrei che capissi che non stiamo giocando.» Le parole della donna lo colpirono al volto come due sonori ceffoni e lui dovette mordersi il labbro per non risponderle male, ma poi il suo orgoglio ebbe la meglio. «Non sono un bambino e credo di essere in grado di distinguere situazioni intricate da quelle giocose. Se ho fatto quanto ho fatto è perché lo sentivo. O forse dovrei chiederti il permesso anche per quello?» ribatté, punto sul vivo. Per quanto volesse che fra loro ci fosse una tregua, lei pareva perennemente sul piede di guerra. «Sei libero di comportarti come meglio credi, purché ciò non abbia conseguenze sui nostri ospiti. Per cui, qualsiasi altra iniziativa tu intenda prendere, ti sarei grata se ti confrontassi prima con me.» Zaffiro tentò di darsi un tono, per apparire autoritaria, senza però voler sembrare antipatica, missione in cui fallì miseramente e trovò conferma di ciò nel modo in cui Kieron la fissava, come se volesse fulminarla. Si preparò all'ennesima discussione con l'attore il quale, invece che risponderle male come avrebbe voluto, ridacchiò fra sé e sé, rispose con un "agli ordini Hitler" e si avviò. Aveva mosso giusto un paio di passi, girato le spalle all'assistente sociale e ignorato la sua espressione stupita, quando la porta si spalancò e di poco non gli sbatté sul volto. Zaffiro non ebbe il tempo di arrabbiarsi per il nomignolo che le aveva affibbiato Kieron, perché Mark aprì la porta e marciò nel suo ufficio, senza rendersi conto che il momento non era tra i migliori. «Mark, vuoi farmi fuori?» Kieron lo apostrofò scherzando e ridacchiando come uno sciocco. In realtà il suo sorriso sulle labbra era dovuto all'appellativo che aveva affibbiato a Saf, l'ennesimo, che gli era sfuggito in maniera così spontanea da non riuscire a controllarlo. «Scusami, Kieron, non immaginavo fossi qui. Ci vediamo domenica alla festa di compleanno di Zaffiro? Sai, ho già detto a mia figlia che potrebbe ricevere una grossa sorpresa... no, non ti preoccupare, non le ho detto di te, Sam ci ha fatto giurare.» L'uomo cercò di giustificarsi e non si accorse dell'espressione perplessa dell'attore, né dello sguardo assassino della collega. «Se vuoi venire, domenica festeggiamo il mio compleanno.» Zaffiro forzò un sorriso. Avrebbe voluto fingere di non aver udito, ma non poteva glissare. «Considerata la spontaneità dell'invito e il fatto che sono una persona impegnata, cercherò di liberarmi, ma non ti assicuro nulla.» le rispose lui in tono alquanto seccato, prima di salutare Mark e di dirigersi verso la casa famiglia. Nel giornale che teneva in mano, aveva una sorpresa per Annie e non vedeva l'ora di osservare l'espressione che si sarebbe dipinta sul suo volto quando avesse visto di cosa si trattava. Camminò a passo spedito, controllando l'orologio. Sì, Annie doveva essere sveglia a quell'ora. Prima di andare via doveva passare anche da Sam, voleva avvisarlo che aveva i pass e provvedere a organizzare l'uscita per Annie, in modo che Zaffiro non lo sapesse. O almeno, non voleva doverle chiedere il permesso ed era certo che giocando sul fatto che tentasse di mantenere un po' di anonimato, Sam avrebbe capito e apprezzato. Non gli piaceva che le sue azioni, specie i gesti che la maggior parte della gente avrebbe ritenuto cortesi, finissero sulla bocca di tutti, né tanto meno che fossero motivo di lode o di milioni di elucubrazioni mentali; le persone sapevano essere davvero perfide ed erano in grado di scorgere dietro a un semplice gesto gentile, la più vile e meschina delle intenzioni. Respirò a fondo prima di aprire la porta e, quando entrò, si trovò innanzi Paula e Mary che lo guardavano come se rappresentasse un'apparizione divina. Nonostante l'imbarazzo che quelle espressioni sognanti gli causarono, sperò che le donne facessero presto l'abitudine alla sua presenza e rivolse loro il migliore dei suoi sorrisi.

La Principessa ZaffiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora