Capitolo 39

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Il mese di aprile corse via veloce e con esso Kieron contò i giorni che lo separavano dalla partenza.  Gli ultimi episodi della serie sarebbero stati registrati giusto una settimana prima del matrimonio di Zaffiro, il che gli consentiva di terminare il suo lavoro e poi andarsene, senza dover rinunciare al quel piano ben ordito cui pensava ormai da qualche settimana. Se i suoi sentimenti erano confusi e non poteva rimanere a guardare, incerto dicome si sarebbe comportato, era anche sicuro che anche se avesse compreso la vera natura di quel suo stare male, non avrebbe agito e quindi perché restare? Sì, aveva promesso a Matt che avrebbe partecipato ma quante cose non aveva avuto il coraggio di dirgli? Da quando ciò che provava per Zaffiro si era fatto prepotente, invadente e più nebuloso, aveva ridotto al minimo le uscite con l'amico, per il timore di dover affrontare un discorso scomodo. Non che fosse un vigliacco, prima o poi, quando avesse capito, gli avrebbe parlato, ma in quel momento non avrebbe nemmeno saputo che dire. Insomma, che diverse volte aveva provato il desiderio di baciare Zaffiro e tenerla stretta a sé, non erano certo pensieri condivisibili, per giunta poi con l'uomo che doveva sposarla.

Aveva trascorso le ultime settimane avvolto da nervosismo e preoccupazione: non la poteva evitare, motivo per cui alternava i suoi giovedì sera in casa con quelli in cui veniva trattenuto da qualche imprevisto, sperando che lei non se ne accorgesse e non dubitasse, speranza che venne mandata in frantumi quella stessa sera quando, dopo aver aiutato Annie con i compiti, Saf gli chiese di parlare, in privato.

Salirono al piano di sopra, nella stanza dove Kieron teneva il suo prezioso pianoforte. Zaffiro lo seguì in silenzio, l'unico rumore percepibile, a parte i loro passi, le sembrava il rullo di tamburo del proprio cuore con cui lo stesso sembrava si stesse scatenando. Forse la sua era solo una supposizione, magari si sbagliava, ma aveva l'impressione che qualcosa turbasse Kieron e così, da buona amica quale aveva deciso di cominciare veramente ad essere, si era riproposta di parlargli, anche se mentre saliva quelle scale la sua idea non le sembrava più così brillante.

Kieron aprì la porta e la fece entrare, scostò le tende per permettere alla luce di filtrare e illuminare la stanza. Fuori dai vetri uno stupendo tramonto stava dipingendo il cielo intervallando il blu dello stesso con lingue arancioni che con prepotenza stavano plasmando il colore della volta celeste.

«Come stai?» Domandò Zaffiro, prendendo il coraggio a due mani. Non era facile per lei parlare, aveva ancora il timore di dire qualcosa che lo potesse offendere. Sebbene si stesse impegnando per essere migliore, il ricordo di come si era comportata in passato in qualche modo riusciva a condizionarla.

«Bene, perché?» Il fatto che la stesse prendendo così alla larga a Kieron non parve davvero un buon inizio. E poi, il solo trovarsi con lei in quella stanza, gli era davvero intollerabile. Non ce la faceva proprio a starle troppo vicino, perché la sua mente cominciava uno dei soliti viaggi in cui lui le prendeva il volto fra le mani, la baciava e loro... Oddio, era davvero messo male se addirittura immaginava di fare l'amore con lei. Possibile che fosse davvero a quel punto?

«Scusami se te lo dico, ma ho l'impressione che tu stia evitando di trascorrere più tempo del dovuto in mia presenza... forse le parole di Annie mi hanno un po' condizionata ma mi pare di aver capito che gli ultimi due giovedì pomeriggio non avevi alcun impegno di lavoro improrogabile... e così mi chiedo se sono io ad aver fatto qualc...»

«Quella ragazzina e la sua lingua lunga» sbottò senza nemmeno rendersene conto, confermando in parte i dubbi di Zaffiro.

«Quindi è colpa mia?» Quelle parole la ferirono. Non aveva detto nulla, non l'aveva offesa, non le aveva nemmeno confermato che fosse davvero a causa sua che non rientrava e lei si sentiva comunque male. Perché? Le gambe, le aveva sentite cedere appena e il cuore... quello aveva fatto un tonfo, intrapreso una caduta verso il basso, in un profondo e senza fine baratro nero. Perché si sentiva attanagliata da una sensazione di malessere che non sapeva definire, che non capiva e non voleva comprendere, perché porsi delle domande avrebbe sicuramente portato e milioni di elucubrazioni e poi a una qualche risposta. Sincera o ipocrita, questo non lo sapeva.

La Principessa ZaffiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora