Capitolo 47

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In cuor suo sapeva che era la cosa giusta da fare, anche se poi se ne sarebbe pentito per l'eternità.
«Saf?» la chiamò con una voce talmente flebile che lei dubitò di aver udito.
«Saf, guardami» le chiedeva ad aprire gli occhi, ma lei non voleva, aveva paura di quello che avrebbe visto.
«Per favore, guardami» c'era quasi una supplica in quelle sue parole e allora si fidò, si scostò leggermente, aprì gli occhi per sprofondare in quel mare verde e luminoso, avrebbe osato dire persino offuscato, che la stava aspettando.
«Se lo facessi, Saf, ti odieresti e io non posso permettertelo» non era facile dirle quelle cose mentre le due iridi Zaffiro lo guardavano confuse, in un misto di aspettativa, speranza, delusione, dolore, eccitazione.
«Mi odierei?»
«E odieresti anche me e non potrei sopportarlo» Zaffiro fissava quelle labbra che parlavano e dicevano cose giuste ma che il suo cuore percepiva come insensate.
«Non potrei odiarti...» parole che sfuggivano al controllo, sentimenti troppo grandi per essere contenuti, per essere repressi, un dolore sordo e martellante che voleva estinguere ma che non riusciva a fare svanire.
«Mi biasimeresti, per non averti fermata»
«Vorrei dirtelo, ma non posso... Kieron, volevi... dirmi qualcosa e non potevi...» e poi comprese, capì che non aveva taciuto per paura, ma per rispetto. E comprese che doveva essere lei a dire qualcosa di sensato.
«Non pote...» le labbra di Zaffiro si posarono sulle sue.
Un bacio casto, uno sfiorarsi di labbra, un mondo che esplodeva, diventava caos e poi si trasformava in meraviglioso ordine, ciascun elemento tornava al suo posto. Acqua, terra, fuoco e aria che si mischiavano, un'onda anomala, un terremoto, un incendio e un tifone, la forza della natura e degli elementi si stava abbattendo impietosa e implacabile su entrambi.
«Baciami, Kieron» un sussurro flebile,sulle labbra dell'attore che sembrava indeciso, fino a quando quelle parole, la supplica dolorosa in esse contenuta lo svegliò dal torpore apparente in cui pareva essere caduto.
Le mani di Kieron afferrarono delicatamente Zaffiro, la bocca si fece più audace, il bacio più approfondito, mentre le mani di lei si intrufolavano in quei capelli neri e a essi si aggrappavano.
Kieron sfiorò con la lingua le labbra di Zaffiro che si schiusero concedendogli accesso e insieme cominciarono a danzare al ritmo di quella ridda emozionale che stava mettendo a dura prova i loro animi.
Tante sensazioni, troppe, contrastanti, perché la consapevolezza che ci fosse qualcun altro coinvolto non lo abbandonava.
Si scansò appena, aprì gli occhi e la scrutò come a cercare una conferma che ciò che stava accadendo non era un capriccio, non era sbagliato, non era un errore e Zaffiro lesse nel suo sguardo. Non lo aveva mai fatto, si era sempre limitata a tenersi fuori da quel buco nero che sembrava volerla fagocitare, ma quel bacio le aveva aperto gli occhi, ne aveva aperto il cuore e l'anima, spalancandone le porte, rendendole accessibile i pensieri di Kieron come se lo conoscesse da sempre.
«Chiedimelo ancora...» fu solo un sussurro e Kieron non capì immediatamente a cosa si riferisse.
«Perché sono venuta fino a qui, non volevi saperlo?»
Kieron si ritrovò ad annuire appena.
«Perché sei qui?»
«Vorrei dirtelo, ma non posso... ho paura che una volta detto non si possa tornare indietro. Ho paura di ferire, di essere ferita... e vorrei scappare, ma non posso. Torna a casa con me, Kieron. Torniamo a Los Angeles insieme, non lasciarmi andare da sola...»
«Non ti guarderò andare all'altare, Saf! Non posso... chiamami egoista ma se fossi rimasto, sarei dovuto rimanere a guardare e stare in silenzio, morendo dentro... non potevo ascoltare mentre dicevi...»
«Ti amo...»
«No, mentre dicevi sì a un altro»
«Ti amo, Kieron»
L'attore chiuse gli occhi e li riaprì per accertarsi di aver capito, di non aver frainteso di aver sentito correttamente.
Zaffiro rise, felice e leggera. Perché aveva capito, ne aveva avuto la conferma quando le loro labbra si erano incontrate, quando i loro cuori avevano cominciato a battere all'unisono. Si era perdutamente e irrimediabilmente innamorata di lui. E aveva lottato, si era opposta perché non voleva accettarlo e per quello era stata così male.
«Saf, cosa stai dicen...» Lei lo interruppe, gli poggiò un dito sulle labbra e parlò di nuovo.
«Che ho capito, sono innamorata di te. Se non credi a me, guardami negli occhi, cerca le risposte alle tue domande...» e così fece e quello che vi trovò lo catapultò in altro mondo, lo investì con una tale violenza, con la verità che quelle parole pronunciate non erano solo parole, non stava mentendo, non stava giocando, lui non stava delirando e quanto sentiva, quanto vedeva era reale.
La felicità scoppiò d'improvviso nel suo cuore e come una giornata estiva portò luce a estinguere le tenebre nelle quali ultimamente si era rifugiato e che ne avevano catturato il cuore, costringendolo nella morsa della tristezza. Rise, come aveva fatto lei e allora Zaffiro comprese.
«Ti amo anche io, Saf. Da mesi ormai. Ti ho amato in silenzio e avrei continuato a farlo. Sei bellissima e io sono un bugiardo. Ti ho detto che eri brutta, solo per ferirti come se dirtelo potesse rendere meno reale la tua bellezza. I tuoi occhi... sono il mio tormento, Saf. Sono loro a indirizzarmi, loro a suggerirmi a guidarmi...» le prese una mano e se l'adagiò sul cuore.
«Quando ti sono vicino impazzisce, batte talmente forte che temevo tu potessi sentirlo... sei il mio cielo stellato, il sole in una bella giornata, la neve a Natale...» le lacrime cominciarono a rotolare lungo quelle due delicate gote e lui le asciugò prontamente.
«Non piangere... non voglio vederti triste»
«Ma io sono felice» gli sorrise fra le lacrime, atterrita da quel vento di felicità che spirava nel suo cuore e stava contagiando tutto il suo essere. E quando le labbra di Kieron si poggiarono nuovamente sulle sue, ebbe la conferma che aveva fatto bene a commettere quella pazzia, il suo cuore aveva avuto ragione, sempre.
«Torni a casa con me?» glielo chiese di nuovo e attese speranzosa.
«Torno a casa con te, ma dimmi che quando torneremo a casa non cambierai idea...» perché a lui sembrava una magia quella e aveva paura che qualcuno potesse spezzare l'incantesimo. Kieron pareva quasi una ragazzina adolescente alla prima cotta e del latin lover che Zaffiro aveva conosciuto, non riusciva a scorgerne nemmeno l'ombra. Dov'era finito l'uomo sicuro e borioso? E poi il passato dell'attore le tornò alla memoria e comprese che era lei a doverlo rassicurare.
«Dirò a Matt che non posso sposarlo, che non lo amo più. Cancellerò il matrimonio. E poi lascerò che sia tu a decidere se e cosa vuoi...»
«Voglio poterti amare. Voglio poter stare con te sempre» si avvicinò, le sfiorò le labbra delicatamente prima di aggiungere «e ti desidero. Ti voglio talmente tanto che mi pare che un fuoco mi arda dentro. Ma aspetterò. Ti ho desiderata sin da quando ti ho visto indossare il vestito di Rossi. Vorrei fare l'amore con te»
Quella rivelazione le fece avvampare le guance e Kieron scoppiò a ridere.
«Non ti facevo così pudica, signorina Whileys»
«Non la facevo così diretto, signor Williams, ma mi piace» gli sorrise prima di riprendere « e a rischio di fare crescere il tuo ego a dismisura e farlo esplodere» si avvicinò per sussurrarglielo sulle labbra mentre lo baciava«ti desidero da morire anche io, ma aspetterò.»
D'improvviso, dopo essersi svuotato le tasche, le chiese se aveva qualcosa nelle sue.
Zaffiro non comprese quella domanda, non fino a quando lui la prese in braccio si avvicinò pericolosamente alla piscina, particolare che le era sfuggito fino a quel momento.
«Non ti azzardare!»
«Tappati il naso se non vuoi bere acqua e cloro» così la gettò in acqua e si buttò dopo di lei. Il contatto con la tavola calma e fredda le fece venire i brividi e quando riemersero, scoppiò a ridere, mentre i capelli si appiccicavano in faccia e cercava aria con cui riempire i polmoni.
Ma qualcuno fu più veloce di lei e l'avvicinò a sé, poi la baciò. Zaffiro aprì gli occhi quando quelle labbra si scostarono dalle sue e si ritrovò avvinghiata a Kieron, con le gambe a circondare la vita dell'attore mentre le braccia avvolgevano il suo collo.
«Tu sei pazzo!» scoppiò a ridere di nuovo. Non ci poteva credere. L'aveva colta alla sprovvista e aveva spezzato quell'aria pesante che si stava creando in quella stanza, aveva decisamente smorzato la tensione.
«La mia piccola hobbit, sempre piena di complimenti»
«Piccola hobbit?»
«Shhh, baciami» per una volta Zaffiro depose le armi e obbedì.
«Ti amo, Saf. Credo che non mi stancherò mai di dirtelo» le sorrise e Zaffiro si sentì investire da una nuova consapevolezza, allora gli sorrise e Kieron si accorse che qualcosa era cambiato nel suo sguardo.
«Che succede?» le chiese quasi preoccupato, non sapeva decifrare il mutare delle sue iridi, non in quel momento, non quando era così coinvolto e così dannatamente spaventato. Il timore di perderla, ora che l'aveva saputa sua per qualche istante, era davvero straziante, insopportabile.
«Ti è mai capitato di sentirti fuori luogo, come se non trovassi il tuo posto nel mondo... negli ultimi giorni tutte le mie certezze sono state spazzate via, ieri sera poi... le mie barriere sono state infrante e mi sono sentita persa...come se non sapessi che direzione prendere, dove volevo recarmi...»
Kieron si limitò ad annuire, si era sentito così tante di quelle volte e si era lasciato stordire dall'alcool.
«Parli con un esperto del settore» le sorrise e lei riprese.
«Mi è bastato guardarti negli occhi adesso per capire che sono a casa. Ho trovato il mio posto» non era facile da ammettere, le parole erano difficili da pronunciare, uscivano a fatica, graffiando, come se fossero un ramo di rovi incastrato nello stomaco.
Kieron sentì gli occhi umettarsi. La stessa persona che lo aveva ferito, che lo aveva fatto stare male, lo aveva osteggiato, la stessa donna di cui si era innamorato e che pensava di non poter mai avere, aveva trovato il proprio posto nel mondo e quel posto era accanto a lui.
La strinse forte, senza dire nulla, lasciò che fosse quell'abbraccio a parlare per lui, si beò del suo profumo, della vicinanza con la sua pelle.
Poi il suono improvviso del cellulare riportò entrambi alla realtà e allora Kieron si ricordò che Sean e Annie erano in giro da soli e forse davano Zaffiro per dispersa.
«Devo rispondere» le disse scostandosi appena e lei lo lasciò andare, poi quando realizzò che stava parlando con Sean, uscì anche lei dall'acqua.
«Stanno arrivando» la avvertì, sorridendole.
«Avresti un asciugamani?»
«In bagno c'è tutto l'occorrente, se vuoi fare una doccia. Vado a mettermi qualcosa di asciutto» non voleva che li trovassero in quelle condizioni. Poi vide Zaffiro esitare e allora comprese.
«Non ti preoccupare, se ce ne sarà bisogno specificherò che non è successo nulla...» e lei gli sorrise, grata perché aveva letto nei suoi pensieri, perché aveva colto la sua preoccupazione.

Una volta arrivati Annie e Sean, Kieron parlò con loro e li informò sulla sua intenzione di tornare a Los Angeles la mattina seguente. Per quella sera non c'erano voli disponibili e nella sua suite c'era posto a sufficienza per tutti loro.
«Peccato, la vacanza già pagata e tu lasci questo posto da sogno... potrei rimanere io, non credi? Penso di meritarmelo» Annie sperava ardentemente che lui acconsentisse. Zaffiro li aveva raggiunti qualche istante prima, uscendo dal bagno con dei vestiti asciutti indosso.
«E per cosa lo meriteresti?» le chiese Saf, confusa.
«È una storia lunga, forse un giorno te la racconterò»le sorrise mentre ridacchiava al ricordo delle sue marachelle, come quando le aveva nascosto le chiavi dell'auto o le aveva mentito sugli orari di Kieron per farli incontrare.
«Vorrei dirvi una cosa. Dovrebbe venirne a conoscenza prima il diretto interessato, ma voi siete qui e vorrei che lo sapeste da me...» doveva pur dir loro che le nozze sarebbero state cancellate.
«Non ti sposi più. Almeno non con Matt, immagino» Annie le sorrise, tese le braccia in avanti, come in segno di volerla abbracciare e Zaffiro si limitò ad annuire e lasciarla fare.
«Come lo sapevi?» le domandò quasi in un sussurro.
«Credo di averlo capito prima di voi due, zucconi!» scherzò Annie e tutti scoppiarono a ridere.
«Bene, che ne dite di cenare?» domandò Kieron e poi decisero di uscire. Non avrebbero festeggiato, non era giusto, ma cenare non era reato.
«Allora, non mi hai risposto. Posso rimanere, Papino?»
«Da sola? Non se ne parla»
«Se ti fidi abbastanza, rimango io con lei... sarebbe un peccato sprecare tutto questo ben di Dio e sarebbe un bel ricordo per entrambi» Sean si intromise. Forse era un buon modo per passare del tempo con Annie prima che lei partisse. Perché per quanto fosse certo che lei non voleva lasciarlo, sapeva che Saf e Kieron l'avrebbero convinta ad andare a studiare all'estero.
Zaffiro guardò i due uomini scambiarsi uno sguardo di intesa che lei non comprese, ma capì che non era il momento per indagare.
«Saf, tu che ne dici?»
«Io mi fido di Sean, quindi cederei a loro questa magnifica vacanza...» il pensiero che si sarebbero susseguiti dei giorni di confusione e tensione a Los Angeles l'aveva spinta a dare il proprio consenso.
«E sia. Ma ora fatemi fare una doccia così poi potremo uscire, starete morendo di fame, no?» così dicendo si recò in bagno e tornò poco dopo.
L'allegra combriccola lasciò la stanza alla ricerca di un ristorante dove rifocillarsi.
Zaffiro e Kieron camminarono vicini, sfiorandosi ma senza mai osare prendersi per mano. Zaffiro sapeva bene che potevano esserci fotografi in giro o curiosi e che delle immagini ci avrebbero messo poco a fare la loro comparsa sul web e Kieron ovviamente pensava la stessa cosa, ma non si risparmiò galanterie come aprirle la portiera del taxi, aprirle la porta del ristorante o scostarle la sedia per farla sedere.
Annie e Sean osservavano, in silenzio, contenti per Kieron, felici che i pezzi del puzzle paressero aver trovato la loro corretta collocazione.
«Partiremo domattina alle otto, ho prenotato un volo» la avvisò al loro rientro, quando ormai Annie era già andata a dormire e anche Sean. Non che avessero sonno, erano entrambi eccitati per quel viaggio folle e inaspettato e per la prospettiva di rimanere lì in vacanza, ma avevano compreso che quei due avessero bisogno di rimanere da soli.
«Grazie. Non vedo l'ora di risolvere e chiarire. Mi sento davvero in colpa»
«Siamo in due. Ma non abbiamo fatto nulla di male, ricordartelo»
«Lo so. Grazie» lo pronunciò a fior di labbra, prima di sfiorare quelle dell'attore nel bacio della buona notte, in una tacita promessa. Sicuramente avrebbero incontrato delle difficoltà, ma le avrebbero superate insieme. Zaffiro ne era sicura, era pronta, e sapeva che Kieron sarebbe stato al suo fianco, l'avrebbe supportata e confortata, l'avrebbe protetta e amata.
Lo sapeva, ne era certa. Il bagliore negli occhi dell'attore era l'unica promessa di cui aveva bisogno.

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