Capitolo undici

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Erano passate un paio di settimane dalla festa di compleanno di Zaffiro e sul lavoro le cose parevano essere tornate a una certa, inquietante, normalità.

Kieron osservò con dispiacere come la parentesi "Saf buona" si fosse limitata solo a quella sera perché non appena avevano rimesso piede alla casa famiglia, lei era tornata a comportarsi come la piccola despota detta ordini cui ormai stava tentando di abituarsi. Inoltre, se possibile, la situazione sembrava anche essere peggiorata, perché Zaffiro era più nervosa e scontrosa, pronta a saltare come una molla a ogni suo tentativo di scherzare.

«Quindi, quando pensi di andare in ferie e di tornare? Devo organizzarmi.» Zaffiro non avrebbe voluto essere scortese con l'attore ma qualcosa la portava sempre a trattarlo con freddezza. Dalla sera in cui lei e Matt si erano ufficialmente fidanzati, la sua vita era stata travolta dal vortice dei preparativi e il nervosismo era salito alle stelle. Era felice di sposarsi, contenta di poter finalmente coronare il proprio sogno d'amore, ma troppo stressata. Se sua madre avesse continuato ad angosciarla per la scelta della location e del vestito, sarebbe esplosa come una bomba. Poteva sentire l'orologio scandire i secondi, come se qualcuno avesse innescato il meccanismo.

«Che ne dici di fare una pausa pranzo?» Zaffiro guardò Kieron come se fosse ammattito. Forse non riusciva a capire che lei di lui, nonostante fosse stato cortese e simpatico con lei, non ne voleva sapere.

«Che?»

«Su, muoviti!» le disse e così facendo la prese delicatamente per un braccio e la fece sollevare dalla sedia, per poi trascinarla fuori dall'ufficio.

«Angela, io e Saf andiamo a pranzo. Ci vediamo tra mezzora. Ve la riporto sana e salva, non ti preoccupare!» esclamò l'attore a un Angela che lo guardava con occhi sbarrati. Era più che evidente che Saf non sopportasse Kieron, per cui la donna si chiese come l'avesse convinta a pranzare con lui.

«No, Kieron, io non vengo da...»

«Comandante, non prendo ordini. Su, muovi quelle gambette corte e andiamo.» ridacchiò e Saf si lasciò portare fuori, controvoglia.

Salirono in auto, anche se lei impiegò qualche istante prima di decidersi, poi Kieron mise in moto, tirò giù la cappotta e accese lo stereo.

Il vento tra i capelli, il suo Elton che cantava, l'aria rinfrescante e il sole accecante... mai come in quel momento Zaffiro si sentì libera e per un solo istante dimenticò quasi di essere con quel borioso che non riusciva proprio a digerire. Non si chiese nemmeno come Kieron avesse azzeccato la musica giusta per lei, impossibile che sapesse del suo amore per il baronetto inglese.

«Ti porto in un posticino che ho scovato per caso. Così, se ti va, puoi dirmi cosa ti angustia.»

Ok, lui il suo tentativo lo aveva fatto, ora la palla era nelle mani di Zaffiro, toccava a lei decidere se tirare o meno.

«Kieron... io...»

Da dove doveva cominciare?

«Sei preoccupata per il matrimonio?» di quando in qua si faceva gli affari altrui in maniera così poco discreta? E, soprattutto, quando aveva sviluppato il benché minimo interesse per ciò che passava per la testa della hobbit?

«Sì... stress. Mia madre mi rompe le scatole dalla mattina alla sera, come se fossi già sufficientemente in agitazione...»

«Ah, le madri. Vedi, non mi sposerò mai. Non mi attira l'idea, né tanto meno mi interessano i preparativi e tutte quelle cose. E poi, chi li terrebbe a bada gli squali? Sono certo che saprebbero prima di me dove andrei in luna di miele...» Saf ridacchiò e finalmente i suoi lineamenti parvero distendersi.

La Principessa ZaffiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora