Capitolo 42

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Quella mattina Kieron decise di indugiare a letto un po' più del solito. Non aveva moltissimo da fare e la giornata si preannunciava lunga e impegnativa, soprattutto emotivamente parlando.

Il suo cellulare aveva suonato diverse volte, probabilmente era qualcuno che voleva fargli gli auguri, ma lui si era girato dall'altra parte, aveva infilato la testa sotto le coperte e tentato di ignorare il mondo ancora per un po'.

Insomma, un anno in più non faceva alcuna differenza, anche se in quell'anno, a essere sincero, erano successe così tante cose da stravolgergli la vita.

Aveva incontrato persone nuove e ciascuna a proprio modo aveva portato qualcosa nella sua vita, arricchendola, ed era grato anche per le stupidaggini che aveva commesso, come distruggere la sua Lamborghini contro un palo, perché era grazie a quello che era cambiato, si era risvegliato dal torpore da cui si era lasciato avvolgere e sconvolgere fino a non riconoscersi. Quanto alcol, quante donne aveva conosciuto, in quanti letti era passato e cosa gli avevano lasciato quelle esperienze se non un vuoto esistenziale fagocitante?

E poi erano arrivate loro, la piccola dagli occhi blu, quell'angioletto che dormiva nella stanza accanto e Annie, una ragazzina disarmante, e loro lo avevano aiutato a ritornare alle proprie radici, lo avevano inconsapevolmente costretto a cercare sé stesso e trovarsi, a tornare la persona che una volta era stato. E lei, quella donna così difficile da capire, con cui relazionarsi civilmente era stata una sfida, complicata da non deludere, lei gli era entrata nel cuore in punta di piedi, cosa che lui non si aspettava, su cui non avrebbe mai scommesso e poi, aveva stretto il suo cuore in una morsa dolorosa e senza scampo. Perché era così che si sentiva, come se non ci fosse via di fuga e allora aveva deciso di scappare, come se porre distanza fisica tra loro potesse realmente allontanarla e scacciarla dal profondo del suo animo dove lei pareva ormai albergare come se a esso fosse sempre intrinsecamente appartenuta.

L'ennesimo sms, Kieron prese il telefono e controllò l'orario. La casa sembrava stranamente silenziosa perché potesse essere realmente tardi, per quello si sorprese di realizzare che erano le nove passate.

Controllò velocemente i messaggi, i social e poi decise che era tempo di affrontare quella giornata. Si sarebbe armato di forza, pazienza e coraggio e sarebbe sopravvissuto. La cosa più ardua sarebbe stata comunicare a Zaffiro che partiva, sebbene avesse passato ore a cercare le parole più adatte, giustificazioni che potessero rendere meno negativo ed egoista il suo gesto, sapeva che non  sarebbe uscito vincitore da un confronto verbale con lei e l'ultima cosa che voleva, prima di partire, era dover discutere.

Discese per fare colazione e trovò tutta la famiglia intenta a fare lo stesso. Quando vide Annie si ricordò di messaggiare la sua amica Chantal perché passasse a sistemarle trucco e capelli. La ragazzina non lo sapeva, voleva essere una sorpresa per ringraziarla di essergli stata vicino e aver mantenuto il suo segreto. Era stata brava e le era davvero grato, anche se sapeva che le era costato. Non fece in tempo a sedersi a tavola che Camille si avvicinò.

«Auguri vecchietto» la madre gli baciò una guancia e poi fu il turno di Annie di fargli li auguri.

«Un piccolo presente, da portare via con te» Kieron aprì il pacchetto e trattenne a stento le lacrime. Non era solito piangere ma quel regalo gli aveva toccato il cuore.

«È solo una foto delle tue tre donne, così ti ricorderai che ti aspettiamo»

«È bellissimo, grazie. E comunque non potrei mai scordarmi di voi» le baciò la fronte per ringraziarla, poi prese la sua piccola Sky e la tenne stretta a sé, ricoprendola di coccole e attenzioni. Gli sarebbe mancata la piccola peste, lei che lo svegliava di notte perché aveva fame o doveva essere cambiata, lei che balbettava "Papà" quando lo vedeva.

La Principessa ZaffiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora