Dopo un anno...Finalmente

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DRIIIIIIIIIINNNNNNN!!!!!!!!!Quella maledetta sveglia la schiaffeggió senza alcuna pietà e poi si spense automaticamente: Lilia aprì gli occhi a fatica e fissò il calendario posto al muro per capire gli impegni della giornata.Un secondo dopo corse sotto la doccia: scelse la minigonna nera con le scarpe abbinate insieme ad una camicia aderente grigia, l'unico completo carino che avesse mai avuto, poi pettinó i capelli e li asciugó con cura per ottenere un po' di volume al posto del suo noioso liscio, e infine si truccó.Non lo faceva mai, per cui preferì restare sul naturale e si applicò solo un po' di mascara, del fard sulle guance, e un filo di lucidalabbra trasparente.Quando alla fine uscì dalla stanza lasciò un biglietto sul frigo per Natalie e chiamò sua madre, poi prese la borsa e corse fuori di casa col cuore in gola piena di agitazione.In macchina, per tranquillizzarsi, ripeté ad alta voce un piano ben preciso sul tipo di approccio che avrebbe dovuto adottare, sui modi freddi e distaccati che non avrebbero dovuto trapelare alcun sentimento -...ma sopratutto punta ai tuoi interessi! Sarà una battaglia all'ultimo sangue!- sorrise immaginando la sua vittoria schiacciante e accelerò.Alla fine la soddisfazione coprí un po' quell'ansia torturatrice e, arrivata alla meta, si congratuló con se stessa per quel piano perfetto, poi respiró profondamente e parcheggió la macchina.Con passo sicuro raggiunse l'entrata dell'aeroporto che pullulava di gente: si appoggiò a un muro che le permettesse la visuale completa della zona e iniziò ad aspettare sempre più in ansia che quel momento arrivasse.Il sole salì e riscaldó quella giornata autunnale troppo tiepida ma lui non si fece vedere, dopo mezz'ora Lilia iniziò a pensare di aver sbagliato orario o giorno o luogo d'incontro, così controlló nel promemoria del telefono.Dopo un'altra mezz'ora pensò che magari fosse successo un'imprevisto e il volo fosse stato cancellato, ma nelle tabelle non risultó alcun cambiamento, allora forse non lo aveva visto o lui le aveva detto apposta un giorno sbagliato per non la incontrarla...Quando passò l'ennesima mezz'ora si staccò dal muro e si guardò intorno ancora una volta, poi andò verso la macchina senza guardare più nessuno inorno a sé -Io non do mai buca a nessuno Lilia, te ne sei dimenticata?-Quella voce le trapassó la mente in un lampo quasi istantaneo, il cuore le balzó dinuovo in gola e poi iniziò batterle potente, quasi volesse sfondare la cassa toracica e satarle fuori dal petto.Sapeva di doversi voltare,di dover guardare quel volto che per un anno aveva cercato di scordare, di dover affrontare il suo sorriso, di dover evitare i suoi occhi...Alla fine lui la precedette e, senza che lei se ne fosse accorta, se lo ritrovò davanti: Marco, dopo tutto quel tempo...Rimasero così, uno difronte all'altra, a osservare chi una volta era al centro del loro universo, chi aveva occupato gran parte dei loro pensieri, chi era stato l'unica ragione di vita in quel mondo pieno di merda...Alla fine lui sbuffó come era suo solito e disse -allora? Vuoi rimanere qui a osservarmi per tutto il giorno?-Quella frase la riportò al presente e Lilia ricollegó al cervello tutti i miglioni di motivi per cui aveva accettato di venirlo a prendere all'aeroporto e di vederlo prima delle sue figlie -ok andiamo, metti i bagagli dietro-Lui obbedí e poi si sedette in macchina, lei infilò la chiave e accese la musica tecno a tutto volume per evitare che lui iniziasse una conversazione con la sua lingua biforcuta, così partirono senza dire più nulla.Aver visto che non era cambiato di molto le aveva restituito la sua solita sicurezza, ora era anche disposta a poter parlare un po' -allora, ti porto a posare le valigie in hotel?-Lui si accilió e la guardò un po' sorpreso -non vuoi che porti i bagagli a casa?-Lei lo guardò per un secondo e poi rimise gli occhi sulla strada -A casa mia no! Se hai prenotato in hotel puoi stare lì-Il suo tono freddo era rimasto lo stesso anche a distanza di anni: Marco capì che non era il momento di mettersi a discutere e sospirando chiamò un hotel per la prenotazione, quando riattaccó girò la testa verso di lei e iniziò a osservarla con molto interesse.-Allora dov'è che devo andare?- Lilia odiava sentirsi osservata e quindi decise di rompere il ghiaccio, lui intuì in fretta che era irritata ma non distolse lo sguardo-perché prima non andiamo a mangiare qualcosa? Ho una certa fame-Lilia esitò per un attimo: non era nei piani, ma lui avrebbe potuto abbassare la guardia e lei avrebbe avuto la meglio senza fatica-d'accordo- disse solo, poi riaccese la musica e nessuno dei due disse più una parola.Quando si sedettero al tavolo del ristorante Marco non le tolse gli occhi di dosso nemmeno un minuto: osserò ogni suo movimento e sembrò quasi divertito nel vederla sempre così tesa, questo la irritò parecchio perché lui al contrario pareva sempre rilassato.-Vado un'attimo in bagno- disse Marco sorridendo, lei non assentí ma lo guardò alzarsi goffamente dalla sedia e gironzolare per il locale nella speranza di trovare la toilette.Era vero! Lui non era cambiato di una virgola neanche dopo un'anno passato in Giappone: era ancora così sbandato, narcisista, furbo, felice, bellissimo...Quando tornò dal bagno Marco le sorrise dinuovo ma lei non ricambió, poi entrambi finsero di concentrarsi sul menù e si osservarono di sottecchi-Allora ti è piaciuto il Giappone?- non poteva sopportare ancora quel silenzio assordante, doveva dire qualcosa-È una terra magnifica! Stare lì mi ha insegnato un po' a essere come te-Lilia non capì quella strana analogia e alzò le spalle, lui allora passò oltre -Vivere lì è davvero fantastico! Pagano molto meglio e la vita scorre tranquilla, ti ci abitui subito ai ritmi ma la lingua è uno strazio--Se è così bello perché sei tornato?-Lui aggrottó la fronte e poi piegò le labbra in un sorriso divertito-Diretta come sempre Lilia, non sei cambiata per niente!--non hai risposto alla mia domanda!-Marco sbuffó e poi si passò le dita fra i capelli -Avevo bisogno di rivedere la mia Italia, le persone che ho lasciato, chiarire i conti in sospeso...- Lilia lo fissò impassibile -a quali conti ti riferisci?-Marco le lanciò un'occhiata maliziosa -mi sembra ovvio no?-Lei lo guardò storto e stava per ribattere quando arrivó il cameriere per le ordinazioni.Mentre aspettavano le portate Marco si mise a parlare del Giappone e della cultura che aveva imparato, Lilia lo ascoltò volentieri accennando ogni tanto ad un lieve sorriso ma non interruppe il suo fiume di parole: alla fine disse -E così hai intenzione di tornare presto laggiù?- lui scoppiò a ridere e rispose -sono appena arrivato, non so ancora nulla--E dimmi in tutto questo tempo hai trovato una partner migliore di me?- in quel momento arrivarono i piatti e Marco si salvò dalla sua domanda per un pelo.Finito il pranzo Lilia si avviò verso la macchina -Ti riaccompagno in albergo- -No aspetta, non mi porti a vedere le bambine?- lei deglutí velocemente e strinse le labbra -Mi dispiace ma oggi non è possibile, Adele è in gita scolastica e Natalie dopo la scuola deve studiare con le sue amiche in biblioteca-Lui aggrottó la fronte e cercò di guardarla negli occhi ma non riuscì, lei allora estrasse le chiavi dalla borsa.-No aspetta- Marco l'afferró per un braccio e a Lilia mancò un battito: il loro primo contatto -Se non posso vedere le bambine, che ne dici di fare una passeggiata noi due?-Quella domanda la colse impreparata e la voce partì da sola senza che lei lo volesse -ok andiamo- "Nel parco si può sentire ogni sorta di sentimenti se riesci a catturare quando vengono
sprigionati dalle persone"Quando era piccola Greta la portava spesso ai giardini pubblici e le insegnava a distinguere la gioia dei bambini che giocavano, la tristezza degli anziani sulle panchine, l'amore nelle coppie di giovani fidanzati o la rabbia dei vandali per le strade.In quel momento mentre camminava affianco dell'uomo che aveva amato più di chiunque altro non sapeva se era triste, felice o arrabbiata.-Se vuoi rivedere le bambine dovrai aspettare il weekend perché loro hanno la scuola-Marco si girò a guardarla ma lei distolse lo sguardo - vorrei che venissero con me in Giappone -Lilia si fermò bruscamente e lo fissò con odio: allora erano queste le sue intenzioni fin dall'inizio! -E tu pensi che io lasci che vadano via con te senza nessuna garanzia?-Lui aggrottó la fronte e la fissò senza capire -Come padre è un mio diritto!--È anche un tuo diritto non abbandonare una famiglia!--Mi hanno trasferito, questo non dipende da me-Lilia guardò un punto indefinito del mondo e non disse nulla per circa 30 secondi, poi emise respiro profondo e disse -Mi affideró a un avvocato, ma se le bambine non vogliono tu non le porterai via!--E se volessero?-Lilia strinse i pugni -Se mi odi, allora che guerra sia!-Quando arrivarono all'hotel Marco le chiese di portarle su uno zaino perché il fattorino era in ferie: il posto era essenziale ma ben curato, nello suo stile.Quando aprì la porta della camera Lilia entrò per posare lo zaino e lui richiuse la porta in un gesto apparentemente automatico.Marco la spinse contro il muro cogliendola di sorpresa, Lilia non ebbe nemmeno il tempo di riflettere che lui le mise le braccia al collo e l'attiró a sè stringendola forte.-Hey ma che fai?- la sua voce balbettava e lei era come paralizzata da quelle braccia forti che non la lasciavano andare-Smettila Marco! Tu mi odi e anch'io: mi hai lasciato sola nel momento peggiore della mia vita non ti perdoneró mai!-Lui la strinse ancora più forte e disse contro i suoi capelli -Mi sei mancata così tanto, non è vero che ti odio!-


Quelle parole erano tutto ciò di cui aveva bisogno, tutto quello che voleva sentire, tutto quello in cui sperava di più: per un'attimo pensò che sarebbe stato bellissimo abbandonarsi tra le sue braccia e ricominciare tutto d'accapo, partire dai cocci infranti e ricostruire un palazzo fino alle stelle ancora più alto di prima.Quei pensieri la invasero senza motivo, poi bruscamente li placò: e se fosse stato solo un trucco per renderla debole? In quel momento si rese conto che stava cedendo e che stava buttando tutti i suoi sforzi al vento.Con un movimento si staccò da lui violentemente -Io ora vado, se vuoi puoi venire a casa venerdì per vedere le bambine-Così dicendo uscì e si diresse agli ascensori, picchió il bottone con forza e, mentre le porte si chiusero, lasciò che finalmente le lacrime uscissero.


Prima e dopo l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora