Gioco D'azzardo

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Alice si rannicchió contro di lei come una bambina, Natalie sorrise e le circondó i fianchi con le braccia baciandola sulla fronte-Non avresti dovuto venire, sei pazza!- disse Alice con un filo di voceNatalie sospirò e la strinse a sé ancora più forte -Tu non hai idea di quanto sono stata in pena per te, per il tuo bambino...Temevo di non rivederti più-Alice si sfregó le guance umide -Non pensavo di poter essere così importante per qualcuno, io non valgo nulla in realtà-A quelle parole Natalie la colpì leggermente sul viso -Non sei importante per nessuno? E tua madre che ha dato la sua vita per riuscire a crescerti come poteva? E Luca che in questo momento si sta ubriacando dalla solitudine? secondo te non eri importante per lui?- Alice sgranó gli occhi e incrociò il suo sguardo come se non avesse capito, poi lo riabbassò e sospirò dolcemente -Vorrei che fossero qui, vorrei abbracciare mia madre e dirle che non l'ho mai -- abbandonata, vorrei che Luca mi amasse e che venisse a salvarmi come hai fatto tu...-- Non dubitare di questo,sono sicura che lui ti ama- la interruppe Natalie-Non me l'ha mai detto...--E secondo te importa?-Rimasero per un lungo periodo senza aggiungere altro, ogniuna nel suo mondo a contemplare il chiarore della finestra, poi Natalie abbassò gli occhi e vide che Alice si era addormentata fra le sue braccia come una dolce neonata: solo in quel momento si rese conto veramente di quanto quella ragazza avesse bisogno di affetto, e che infondo anche se era già incinta a 16 anni rimaneva una dolce bimba innocente. Decise di non svegliarla e, mentre osservava il suo petto alzarsi e abbassarsi, si ricordò di avere il cellulare e lo recuperò dalla tasca dei jeans: per miracolo non si era rotto nella lotta, tuttavia essendo sotto terra il segnale era totalmente assente.Fece una smorfia e cercò di muoverlo in ogni direzione per cercare un filo di segnale disponibile, poi si alzò e incominciò a perlustrare la cella con le labbra contratte Dopo circa mezz'ora trovò una tacca appiccicata al soffitto e, piena di speranza, si arrampicó su una sedia per raggiungerlaIl cellulare della mamma era staccato come al solito durante il lavoro, Greta ovviamente non rispondeva perché non riusciva più a sentirlo, e il papà probabilmente era in Giappone e non poteva venire in suo soccorso.Dopo aver provato ancora una volta a chiamare Lilia quella tacca miracolosa sparì e insieme alle sue speranze e scoraggiata si rimise a sedere sul pavimento. In quel momento qualcuno aprì la porta: due tipi incappucciati entrarono e l'afferrarono per le braccia costringendola ad alzarsi bruscamente da terra, lei cercò di ribellarsi ma quelli erano troppo forti e si lasciò di nuovo trascinare contro la sua volontà.Lungo il corridoio si girò più volte per scorgere Alice ma non riuscì a vederla, così pregò che non avessero portato via anche lei


Voltato l'angolo arrivarono davanti a una porta e i due tizi la ammanettarono senza alcuna pietàQuando entrarono dentro rimase a bocca aperta: era un laboratorio enorme, con al centro una piscina di circa 5 metri per lato e intorno attrezzi medici che non aveva mai vistoVenne portata vicino a una grande sedia e qualcuno la fece sedere legandole la mano e il piede sinistro alle sbarre Arrivò un uomo col camice bianco e degli strani occhiali che le tolse la felpa e la gettò in un'altra sedia accanto, poi le tastó alcuni punti della pancia e della schiena come un dottoreIn quel momento Natalie si ricordò che nella felpa aveva ancora il coltello che si era portata da casa e rinunció subito al pensiero di poter sciogliersi dalle manette, poi però si ricordò che nella tasca dei jeans teneva ancora il cellulare e le ritornò un guizzo di speranza Mentre quel tizio le tastava sull'addome e ne prendeva alcuni punti Natalie calcoló mentalmente la frequenza del segnale e si rese conto che sicuramente era maggiore rispetto alla cella perché si trovava più vicino all'uscita.Realizzò in fine che, se solo avesse potuto prendere il cellulare senza essere vita, avrebbe potuto chiamare aiuto e si sarebbe salvata; prima avevano tutti il telefono staccato, quindi pensò che dovesse andare a colpo sicuro su qualcuno che sicuramente non avrebbe esitato a rispondereNon appena finì il test il medico lasciò il posto ad una donna adulta: la prima donna dell'organizzazioneQuesta le spalmó sulle ferite delle pomate e le fece qualche domande sulla sua vita sportiva, sulla sua salute e sulle sue abitudini alimentari, in fine andò a prendere un barattolo e ne estrasse una pastiglia grande come ghianda e gliela porse-Che cos'è?- chiese Natalie diffidente-non è la CADIP- disse quella per tranquillizzarla -È per farti dormire mentre te la ignettiamo, così poi non senti dolore-Natalie la guardò negli occhi e lentamente prese la pastiglia, la cacciò in un angolo della bocca ma evitò di succhiarlaLa donna sorrise compiaciuta e la fece stendere sul lettino, poi la liberò dalle manette e si avviò verso la porta per prendere delle cartelle cliniche e lasciarla dormire per un po'.Non appena fu sola buttò via le coperte e sputó la pastiglia quasi intatta, poi buttò l'occhio sulla sua felpa e in una mossa rapida si precipitò giù dal letto e si riapproprió del coltello e poi del cellulare nella tasca dei jeans.Come sospettatava il segnale era sufficientemente stabile per una telefonata: con le mani sudate scorse le chiamate recenti e per poco non soffocó un grido: il suo cuore le uscì fuori dal petto, Christian l'aveva chiamata!Si sentì una stupida ad non aver chiesto aiuto subito a lui, ma temeva che fosse ancora arrabbiato: infondo non aveva tutti i torti per esserloAvviò la chiamata col cuore in gola e, non appena sentì la sua bellissima voce rispondere al telefono, non resistette e scoppiò in lacrime-Pronto Natalie?--Christian...aiutami!!!- le parole non le venivano in mente, e il suo cuore batteva più forte che mai impedendole di concentrarsi, Christian cambiò tono e alzò la voce di vari gradi iniziando a tremare-Natalie!! Dove sei rispondi!!-In quel momento la porta si aprì e l'infermiera le si precipitò contro correndo-Zero...io...Alice...ti prego...lui...AIUTAMI-La donna le strappò il cellulare e lo buttò via rompendo lo schermo in mille pezzi, poi le si avvicinò e la scaraventó per terra con uno schiaffo sulla guanciaNatalie fece per rialzarsi ma quella la colpì di nuovo alla testa e a quel punto vide neroDelle voci confuse e lontane cercarono di risvegliarla con stimoli elettrici su per il braccio fino al cervelloAprendo gli occhi venne abbagliata dalla forte luce davanti a sé e dovette richiuderli dinuovo. Quando finalmente la luce si spense vide che era legata mani e piedi a un lettino bianco da ospedale e molte persone le erano accalcate intorno mentre parlavano in un linguaggio incomprensibile: quando videro che era sveglia chiamarono a gran voce qualcuno e poi la lasciarono sola.Davanti a lei Zero le venne incontro con gli occhi che emanavano fiamme incandescenti, la prese per la maglia e le sollevò la testa e il busto dal lettino -Piccola stronzetta chi credevi di fregare cercando di chiamare il coglione ad aiutarti?-Natalie morí di paura e non riuscì a rispondere, Zero la lasciò ricadere di nuovo e le urlò in faccia -Ringrazia che sei la nostra cavia altrimenti ti avrei massacrato di botte, non sperare che il tuo amichetto venga a salvarti, non c'è riuscita in anni la polizia- Quel pensiero gli restituí il buonumore e la lasciò di nuovo sola pregustandosi la vittoria.Quando se ne andò Natalie era in preda al panico: pensò a Christian e a ciò che gli avrebbero fatto se fosse venuto a cercarla e si maledisse per aver chiesto il suo aiutoSapeva che era forte e sicuramente non si sarebbe tirato indietro in uno scontro corpo a corpo contro un solo uomo, ma contro tanti?Strinse i pugni e si morse le guance con i denti per sentire il sapore metallico del sangue sulla lingua secca: e poi chi le diceva che si sarebbe ricordato della sede dell'organizzazione? E se invece Zero avesse preferito farlo fuori prima per evitare che la trovasse?Cercò di muoversi ma i lacci spessi delle corde ma era immobilizzata perfettamente alla sedia: cercò quindi di scacciare il pensiero di Christian e pregò che quella maledetta CADIP le fosse ignettata presto così avrebbe potuto raggiungerlo dovunque fosse e chiedergli scusa, scusa per tutto: per avergli risposto male al telefono, per averlo sfruttato ogni volta che ne aveva bisogno, per averlo odiato e insultato.

Prima e dopo l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora