Cadip

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Il suono della campanella la stordí cancellando in un lampo la falsa tranquillità che si era creata come diversivo per la paura.Sul pulman diretta alla metro Natalie non poté fare altro che osservare i fotogrammi veloci sul finestrino:alberi, viali, macchine, persone...tutto ciò era assolutamente normale e tranquillo come al solito: ma per lei no!Non quel giorno, non quel pomeriggio, non in quel momento...no per lei ogni cosa che la circondava stava assumendo sfumature sempre più inquietanti. Dopo il brusco risveglio fra le piume aveva perso un po' della paura e guadagnato un po' più di grinta, ma in piccola quantità, quasi insignificante...Ciò che la terrorizzava di più non era il ricatto, né Zero, né la sua stessa vita, ma di non poter salvare Alice e il suo bambino...No non se lo avrebbe mai perdonato!Rigiró fra le mani il cellulare, la musica accesa sparata nelle orecchie le riempiva quel vuoto assoluto nella testa anche se era un pessimo scaccia-pensieri


Fissó di nuovo il finestrino e, come per magia, immaginò il volto di Christian impresso nel vetro: i suoi occhi celesti, i suoi lineamenti dolci, i suoi capelli di inchiostro che gli ricoprivano la fronte e che lui spesso scostava dagli occhi con un gesto della mano grazioso e leggero; si girò ma non vide nessuno dietro di lei.Il pensiero che forse non lo avrebbe più rivisto era diventato ossessivo, sentì un tuffo al cuore e si morse il labbro ripensando a quanto fosse stata stupida a dirgli quelle stronzate odiose, ora era troppo tardi per rimangiarsi le parole: ma cosa rappresentava davvero per lei quel ragazzo?Scendendo dal pullman si diresse alla metro con passi piccoli e lenti: in centro era una delle più grandi e Natalie si chiese come avrebbe fatto a trovare il tipo con la tuta blu che le aveva descritto Zero fra tutta quella folla immensa.Si infilò in un bar e comprò un panino e una sprite, l'orologio segnava le 12:45 e il locale era affollato abbastanza da consentirle di non essere notata.Dopo dieci minuti si accorse subito di essere osserva a distanza, girò la testa e il suo cuore accelerò i battiti: si era fermato fuori dalla porta di vetro e l'aveva avvistata già da un po' di tempo mentre stava seduta al suo tavolo; Natalie buttò giù il panino senza quasi sentirne il sapore insieme alla sprite.Rimase ancora un po' nel locale per non destare sospetti, poi quando le parve che lui si fosse un po' distratto pagò il conto e uscì dalla parte opposta a quella dove lui la stava spiando.Il tipo la raggiunse poco dopo da dietro ma non disse una parola, Natalie si voltò e lo fissò con sguardo truce e coraggioso-devo dire che mi hai sorpreso quando sei uscita dall'altra porta del bar, Zero non mi aveva detto che eri anche astuta-Natalie non gli rispose, si sentiva tesa e stressata e voleva solo finirla subito con tutta quella storia -Hai la roba per Zero?-Lui si frugó nelle tasche ampie della tuta, poi in un gesto rapido e perfetto si chinó e l'abbracció infilandole nella borsa una busta di plastica trasparente.Natalie sussultó ma non osò guardare cosa contenesse, il tipo si staccò da lei il più naturalmente possibile e poi le disse serio -sai cosa devi fare vero?-Lei annuì e aggiunse -c..cosa contiene la busta?-Lui le lanciò un sorrisetto ma non rispose, lei allora si girò sui tacchi e se ne andò con una grande, curiosa, silenziosa paura di vedere Zero e il contenuto di quella busta misteriosa.I graffiti sui muri dell'edificio suggerivano un clima rozzo, freddo e per nulla accogliente, Natalie restò per un secondo a fissarla cercando di trovare un collegamento con i suoi ricordi: quella fabbrica di vernici che Zero le aveva presentato tanto tempo prima sembrava erosa dal tempo, vecchia e squallida: per niente simile a come la ricordava.
Deglutí più volte immaginando cosa potesse trovarsi lì dentro, poi estrasse il cellulare dalla borsa e se lo ficcó nella tasca chiusa della felpa insieme a piccolo coltello di suo padre -la prudenza non è mai troppa- pensò mentre avanzava verso quel posto infernale con aria più naturale possibile.I due tipi incappucciati dell'entrata smisero di fumare e la guardarono con sospetto, Natalie non si scompose e, con un gesto rapido, tirò fuori la busta dicendo -Devo entrare-I due la osservarono increduli senza avere il coraggio di aprirla.Uno azzardó ridendo -bel colpo! Ti ha aiutata qualcuno?-Natalie non capì a cosa si riferisse, ma rispose semplicemente -adesso devo vedere Zero lasciatemi passare-I due si guardarono sbalorditi e le fecero largo verso quella porta stretta e buia.La scala a chiocciola illuminata solo dalle rare finestre lungo il muro la condussero in un luogo buio e spaventoso che doveva trovarsi alle basi dell'edificio.A piccoli passi e con le mani appiccicate al muro i piedi scesero le scale fino a una porta di ferro; prima di aprire esitò un istante: era ancora in tempo per tornare indietro, poteva ancora evitare e tornare a casa. Quel pensiero le balenó nella testa per qualche secondo, poi Natalie pensò ad Alice e al suo bambino indifeso e, con tutta la forza che aveva in corpo, spinse la porta ed entrò.La stanza era vuota: ai lati c'erano altre porte uguali alla sua ma di colori diversi.Il locale era illuminato da luci al neon sul soffitto che suggerivano un'ambiente per niente confortevole: mentre le pareti arruggunite, il pavimento sporco e l'umidità lo rendevano più simile a un seminterrato.Non appena entrò e avanzò nella stanza qualcuno da dietro l'afferró e le premette un fazzoletto sulla bocca.Alla sprovvista Natalie non riuscì a difendersi ma iniziò a dimenarsi come una pazza cercando di urlare aiuto a qualcuno che la potesse sentire.Un forte odore le entrò dalle narici e le pervase le membra del corpo: sentì i muscoli appesantirsi e le energie calare vertiginosamenteSmise piano piano di combattere e si lasciò cadere sulle ginocchia e poi per terra incapace di muoversi: la vista si annebbió e poi si spense, ma riuscì ancora a scorgere delle scarpe avanzare fino al suo naso e abbassarle le palpebre con la suola bagnata.

Prima e dopo l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora