18. La morte chiama pt. 3

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Iniziammo a caminare in mezzo hai vaganti che non ci guardavano nemmeno siccome pensavano che eravamo come loro.

Dopo un po' che caminavamo ci fermammo in un po' lontani dai vaganti e Rick disse che l'armeria era troppo lontana per arrivarci e i razzi non avrebbero funzionato per attirare i vaganti lontani, quindi decise di andare dai veicoli per accerchiarli e poi andare alla cava per poi ritornare.
Jessie: "Rick, Judith è troppo piccola per poter andare alla cava e tornare" disse preoccupata per Judith.
Padre Gabriel: "La posso prendere io... posso portarla alla chiesa e tenerla al sicuro" disse e Rick gli chiesi se ci riusciva e lui rispose di si e Carl passò Judith a Padre Gabriel.
Ci prendemmo di nuovo per mano ma questa volta Carl dovette dare la mano a Ron e l'altra a me, continuammo a camminare e mano a mano il sole iniziava a calare.
Stavamo ancora caminando per Alexandria quando era ormai sera, Sam il figlio di Jessie ad d'un tratto si fermò spaventato.
Sua madre cercò di chiamarlo ma lui continuava a piangere.
Di colpo 2 vaganti lo morsero uno alla spalla e l'altro alla fronte, le sue urla attirarono altri vaganti che si ammatassarono su di lui.
Sua madre distrutta dal dolore si mise ad urlare attirando altri vaganti che la divorarono pezzo per pezzo, io avevo ancora la sua mano che teneva stretta la mia.
Non potevo crederci vedere le persone divorate non è mai bello ovviamente, ma lei io non la conoscevo bene eppure io lo sempre vista una persona dolce.
Mi dispiace un sacco per Sam, era solo un bambino e non si meritava tutto questo.
Io cercavo di togliermi la sua mano ma non ci riuscivo.
Io: "Carl aiutami" gli chiesi ma neanche lui riusciva staccarmela.
Carl: "Papà aiutaci" disse riferendosi a Rick che tirò fuori l'ascia e iniziò a colpire il polso di Jessie ormai morta, mentre i vaganti banchettavano con la sua carne e quella del figlio.
Carl aiutò a staccare la mano dal mio polso solo che purtroppo cadde per terra e perse la pistola.
Lo aiutai ad alzarsi e ci avvicinammo a Rick, vidi Ron che prese la pistola di Carl da terra e puntarla verso Rick e Carl.
Ron: "Tu... Tu..." disse per poi togliere la sicura.
Michonne da dietro lo infilzò con la spada e lui sparò comunque ma sbagliando mira, io mi portai una mano allo stomaco e quando la vidi era piena di sangue.
Io: "C-Carl..." lo chiamai girandomi verso di lui prima di svenire.

〰️

Carl pov
Eravamo pietrificati io, mio padre e Giusy quando Ron puntò la pistola contro me e mio padre, per fortuna Michonne lo uccise prima che potesse uccidere uno di noi anche se partì comunque un colpo.
Un attimo dopo sentì Giusy chiamarmi e la vidi con la mano sinistra piena di sangue e la vestaglia che prima era sporca di sangue putrido si stava colorando di un rosso vivo, lei svenne dopo che mi guardò in faccia.
Io ero scioccato non potevo credere che fu stata colpita.
La presi in braccio non pensandoci 2 volte, mio padre insieme a Michonne si misero davanti a noi uccidendo i vaganti per darmi molto di portarla via e salvarla.
Non posso perderla...
Corremmo in mezzo ai vaganti per entrare dentro l'infermeria e posai Giusy sul lettino operatorio.
Denise: "È un colpo di arma da fuoco?" Domandò togliendogli il lenzuolo di dosso e sistemando la flebo.
Io: "Di pistola, a distanza ravvicinata" risposi mentre aiutavo Denise a togliergli il lenzuolo.
Denise taglio la maglietta di Giusy per poter vedere dove si fosse ferita e se il proiettile fosse uscito o no.
Io: "Salvala ti prego" dissi a Denise tra le lacrime, lei mi assicurò di farlo.
Denise: "Il proiettile è ancora dentro, devo toglierlo immediatamente oppure rischierà di perforargli un organo" disse ed io iniziai a non sentirmi più la terra sotto i piedi.
Io: "No... No..." farfugliai a me stesso non riuscendo a crederci che forse l'avrei persa, è tutta colpa mia.
Se l'avessi spostata dietro di me, quel proiettile non l'avrebbe colpita.
Michonne cercò di farmi riprendere ma non riuscivo a sentirla.
Michonne: "Carl devi essere forte per lei" mi incitò ed io la ascoltai.
Guardai mio padre che stava uscendo con l'ascia in mano ed incominciò ad uccidere i vaganti.
Papà: "Avanti uccidiamoli, non prenderanno casa nostra!" Urlò continuando ad abbatterli, Michonne andò ad aiutare mio padre e ben presto anche gli abitanti di Alexandria li aiutarono.
Io: "Tornerò presto..." sussurrai all'orecchio di Giusy mentre Denise la operava e gli diedi un piccolo bacio sulla fronte.
Io: "Prenditi cura di lei, io aiuto mio padre " mi rivolsi verso Denise che annuì.
Io uscì di casa con in mano il coltello e andai ad aiutare gli altri ad uccidere i vaganti.
Ogni vagante che vedevo lo uccidevo con un colpo secco, ero così arrabbiato con me stesso per non averla protetta come gli avevo detto.
Era ormai l'alba quando finimmo di uccidere tutti i vaganti che c'erano, io vidi arrivare Maggie, Glenn, Abraham, Sasha e Enid verso di noi.
Enid vedendomi mi corse in contro e mi baciò alla sprovvista.
Enid: "Per fortuna state tutti bene!" Esclamò con un sorriso.
Papà: "Non tutti" risposi e Enid mi alzò la maglietta preoccupata che qualche vagante mi avesse morso, io la tirai giù seccato e dissi che stavo bene.
Io: "Ron, Jessie e Sam sono morti e Giusy è stata colpita da un proiettile, stiamo aspettando quando e se si risveglierà" dissi mentre una lacrima mi scese dall'occhio, lei mi prese per un braccio e mi portò lontano per parlare.
Enid: "Stai piangendo per lei? Davvero?" Domandò con una faccia ferita e arrabbiata nello stesso momento.
Io: "Si, è mia amica e potrebbe morire da un momento all'altro Enid!" Urlai frustrato, come poteva fare così.
Enid: "Sono gelosa Carl. Perché pensi che oggi sia uscita dalla recinzione eh? Volevo attirare la tua attenzione visto che state sempre insieme, uscite anche dalle mura insieme e dio solo sa che cosa fate lì fuori" disse ed io mi sorpresi.
Io: "Mi hai spiato?!" Domandai arrabbiato.
Enid cercò di trovare una scusa per spiegarsi ma con scarsi risultati, io non ne potevo più delle sue paranoie stupide.
Io: "Enid io credo che ci dovremmo prendere una pausa" sbottai ormai stanco del suo modo di fare.
Enid: "Mi stai lasciato per quella troia?" Mi chiese con gli occhi lucidi.
Io: "Non chiamarla così. Io ora vado a vedere come sta" risposi per poi andarmene di nuovo verso l'infermeria.
Arrivai nel portico dell'infermeria  e trovai Denise, gli chiesi se poteva vedere Giusy e lei annuì.
Denise: "sta dormendo, se si sveglia vienimi a chiamare" mi avvisò ed io annuì per poi entrare e chiudermi dentro la stanza dove si trovava lei stesa sul lettino con addosso la coperta, mi misi seduto sulla sedia vicino al letto e gli presi la mano.
Io: "Abbiamo liberato Alexandria. So che tu non lo credevo possibile ma ci siamo riusciti, se tu ti svegliassi sono sicuro che saresti sorpresa." Iniziai a parlare e le lacrime iniziarono a scendere.
Io: "Mi manchi Giusy, spero che ti sveglierai con quel tuo sorriso è il tuo sarcasmo che avvolte mi da suoi nervi" continuai a parlare finché non mi addormentai con la faccia sul lettino e le nostre mani ancora unite.

〰️

Il giorno dopo
Mi svegliai con la testa appoggiata sul lettino in cui è stesa Giusy e la mia mano che stringeva la sua, guardai se era sveglia ma non dava ancora segni di vita.
Almeno sta respirando, vuol dire che non è morta...
Mi scese una lacrima che asciugai subito visto che entrò Denise a controllare Giusy per sapere se stava bene.
Denise: "Oh ciao Carl, hai dormito qui ieri?" Domandò ed io annuì.
Denise: "Si è svegliata?" Mi chiese sperando in una mia risposta positiva.
Io: "No, purtroppo no" risposi sentendo gli occhi riempirsi di lacrime, che però trattenni.
Denise: "Vai a riposare Carl, qui ci sto io e se si sveglia ti faccio chiamare" mi disse ed io la ringraziai per poi uscire.
Mi diressi a casa dove mi aspettava mio padre, appena mi vide si alzò dal divano e mi abbracciò.
Papà: "Mi dispiace Carl, so che lei è tua amica" disse cercando di consolarmi ed io scoppiai a piangere fra le braccia di mio padre.
Io: "Papà mi manca" dissi e lui mi sussurrò che sarebbe passato tutto.
Papà: "Lo so figliolo, tranquillo lei è forte e riuscirà a svegliarsi" mi rispose ed io annuì.
Papà: "Ora vatti a fare una doccia e riposati un po'" mi disse.
Io lo ascoltai e salì le scale per poi prendere dei vestiti nella camera e poi chiudermi in bagno.
Aprì l'acqua calda e mi misi davanti allo specchio, continuando a guardare il mio riflesso ma in realtà guardavo il vuoto.
Continuavano a passarmi i flashback del tempo passato insieme, ogni risata, ogni pianto, ogni abbraccio e il nostro bacio.
Vorrei tornare indietro nel tempo per rivivere ogni singolo momento passato insieme, ogni singola cosa che ci siamo detti.
Mi manca tanto la sua voce...
Mi manca lei...
Era l'unica che non mi ha fatto sentire diverso per il mio occhio, anzi gli piaceva e per quale strano motivo lei capiva il mio disagio.
Mi risvegliai dal mio trans e mi svestì per entrare in doccia.
Sotto il getto d'acqua mi ritornarono i flashback di lei ed io ricominciai a piangere, fortunatamente l'acqua lavava via le lacrime mano a mano che scendevano.
Dopo mezz'ora uscì dalla doccia e mi vestì per poi andare in camera, mi accorsi che avevo dimenticato di nuovo la benda per l'occhio.
Io: "Cazzo... adesso non ci sei tu per venirti a chiedere aiuto" parlai tra me e me guardando la sua finestra.
Le lacrime minacciavano di uscire di nuovo ma le ricacciai indietro e mi sdraiai sul letto fissando il soffitto.

The apocalypse ||Carl Grimes||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora