Forse non ero più la stessa.
Non riuscivo più a sorridere spensieratamente come una volta, non riuscivo più a guardare le cose con gli occhi sorridenti, non riuscivo più a stare tranquilla al garage, perché avevo terribilmente paura che in qualche modo, qualcuno scoprisse che avevo mentito sulla mia salute e la mia carriera nel mondo della Formula 1 sarebbe finita.
Mi stavo portando dietro un fardello più grande di me. Ero esausta di mentire, di fingere di essere contenta perché (non) ero in buona salute. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno, ma allo stesso tempo sapevo che se non volevo che le cose si sapessero in giro, non dovevo dirlo a nessuno, nemmeno alla persona più fidata che io conoscessi.
E' un mio segreto e rimarrà tale, finché non troverò un donatore compatibile a me.
I miei genitori e mio fratello non erano compatibili o, per lo più, mio padre lo era, ma ormai il suo fegato era troppo "vecchio" e avrei rischiato un altro trapianto tra 2/3 anni.
Giri e rigiri, ero sempre malata. Non ricordo un periodo della mia vita in cui io non lo ero, in cui i miei genitori mi lasciavano giocare tranquillamente senza avere paura che il mio cuore potesse cedere da un momento ad un altro.
Non ricordo un periodo della mia adolescenza in cui io non abbia lottato con mia mamma per andare a ballare in discoteca, per fare anche una semplice gara di corsa a scuola.
Ero la bimba diversa.
Sono ancora la ragazza diversa.
Quella con il cuore troppo veloce, quella con il cuore rotto perché nessuno l'ha mai amata davvero, quella con il fegato andato, quella con il naso rotto e la faccia gonfia in giro per il paddock con paparazzi che mi fotografavano da ogni angolazione possibile.
Però a me non importava.
Nonostante tutto, finalmente, ci trovavamo in Azerbaijan, per disputare il settimo Gran Premio del mondiale.
Saranno diverse le variabili in gioco a Baku, dalla trazione in uscita dalle curve più lente alla velocità sui lunghi rettilinei, alla gestione del porpoising, ovviamente con l'importanza della strategia e delle gomme.
Dopo le prove di ieri e di stamattina e i briefing tenuti in questi due giorni, avevo ormai la strategia pronta per la gara di domenica, con tutti i dati analizzati e raccolti.
Baku è un circuito cittadino dalla personalità unica, che comprende sia rettilinei veloci, sia sezioni estremamente strette e tecniche, soprattutto attorno alla zona della famosa curva 8 nel centro storico. Di conseguenza, rispetto a Monaco, dove i team optano per un setup ad alto carico aerodinamico, a Baku le squadre hanno prediletto un carico medio-basso, per bilanciare da una parte l'esigenza di grip sulle curve più strette, dall'altra la necessità di raggiungere velocità elevate sui rettilinei per tentare il sorpasso.
Le temperature si preannunciano alte, ma i valori variano parecchio lungo il giro a causa degli edifici che circondano il tracciato e che disegnano zone alternate di luce e ombra.
Il Gran Premio dell'Azerbaigian, di 51 giri, è in circostanze normali una tipica gara a pit stop unico. Ci sono, infatti, due strategie che si possono adottare.
La prima, più semplice e conservativa, prevede di iniziare con la Medium per poi passare alla Hard. Questa opzione offre un'ampia possibilità di scelta del momento della sosta ai box.
Più aggressiva e rischiosa la strategia che combina Soft e Hard. Lo stint iniziale con le Soft fornisce un po' di velocità, ma anticipa la necessità del pit stop. Entrambe le strategie sono valide, ma la grande incognita è la probabilità molto alta dell'intervento della Safety Car, che potrebbe offrire un pit stop "gratuito" in qualsiasi momento, cambiando i piani dei team.
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Box box// Pierre Gasly
ФанфикAlya è un ingegnere strategico, appena arrivata in formula 1, pronta ad affiancare l'affascinante pilota francese Pierre Gasly. Lei è determinata e pronta a mettere in gioco tutte le sue carte per dimostrare quanto valga e perché si merita quel pos...