Non avere paura del buio

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Alya's POV

Mi svegliai con il braccio indolenzito, anzi, con tutto il corpo indolenzito.

Subire un'operazione non è una cosa da poco e una volta svegliati dall'anestesia, non ricordi in che mondo vivi.

Guardai alla mia destra, ma la sedia era vuota.
Non c'era nessuno lì con me.
Come sempre, come sempre è stato.

L'operazione è stata una cosa improvvisa e non avevo avuto tempo di aspettare che i miei genitori arrivassero.

Era arrivato un fegato per me, dovevo operarmi subito, non potevo aspettare nessuno.

Eppure, quando mi svegliai, sentii che non era cambiato niente, che non avevo di certo un fegato nuovo, che non avevo una vita nuova.

Mi sentivo strana, vuota, sola e completamente fatta.
Mi sentivo sballata con tutta l'anestesia che mi avevano fatto.

"Oh Alya sei sveglia, bene" il dottore entrò nella stanza e si sedette sulla sedia vuota accanto a me.

Strano... di solito i dottori non si siedono mai.

"Volevo comunicarti che il tuo corpo ha rigettato il fegato nuovo." Lo guardai con gli occhi spenti. Lo sapevo. Come poteva mai andarmi qualcosa per il verso giusto?

"Durante l'operazione hai avuto anche un arresto cardiaco, era impossibile continuare...".

No.
Ditemi che non è vero, che non ho perso un'altra possibilità nella mia vita.
Non è vero.

"Eri troppo debole per il trapianto, non potevamo sprecare il fegato, quindi è stato dato ad un altro della lista. Ora la cosa positiva è che sei un soggetto fragile, quindi salirai nella lista trapianti"

Mi schiarii la voce per poter finalmente parlare.

"La cosa positiva?" Iniziai a ridere, la mia era per lo più una risata nervosa. "Non c'è nulla di positivo in tutto questo. Mi dica la verità, quanto mi resta davvero".

Non poteva mentirmi, non poteva omettere la realtà.
Se non ero riuscita a superare questo intervento adesso, chi l'avrebbe detto che sarei riuscita nel prossimo?

Probabilmente sarò ancora più fragile, più debole.
Probabilmente non avrò più forza fisica e mentale per sostenere un'altra operazione del genere.

"C'è sempre possibilità di un altro trapianto, sei davvero in una posizione ottima nella lista"

"Mi dica quanti mesi ho" quasi urlai.
Ero arrabbiata, arrabbiata con lui, con me stessa, con il mondo.
Lui cercava di cambiare argomento, ma io volevo saperlo, dovevo saperlo.

"5 mesi, se non di meno" i miei occhi si riempirono di lacrime.
"Davvero, non ti devi preoccupare, arriverà un altro fegato compatibile con il tuo" il dottore mi guardò ancora per un po', attendendo la mia risposta.

Dato che non riuscivo nemmeno a metabolizzare, mi lasciò da sola.

Almeno ci avevo provato, avevo trovato un fegato, ci avevo provato.
Dovevo essere fiera di me, fiera di aver affrontato di nuovo tutto da sola, di essere stata forte e indipendentemente da scegliere cosa era giusto per me e cosa no.

Eppure mi sentivo a pezzi, ero distrutta, triste, depressa.
Volevo piangere, urlare, ma non ci riuscivo, ero entrata in una fase di blocco apatico, di insofferenza.

Il mio stato emotivo era altalenante.
Niente e nessuno poteva aiutarmi a gestire le emozioni che stavo provando, le paure, i dolori.

Mi sentivo morta dentro, mi sentivo una fallita, incapace anche di sostenere un'operazione chirurgica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 24, 2023 ⏰

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