Capitolo 3.

6 4 0
                                    

L'ansia era alle stelle. Lui continuava a guardarmi e io cercavo di mantenere almeno in apparenza la calma. Ma quanto era difficile!
Un paio di volte mi stava per cadere la forchetta. Mentre le ragazze parlavano dei loro ex, decisi che avevo bisogno di aria. Dovevo togliermi i suoi occhi di dosso per almeno cinque minuti altrimenti dubito avrei avuto la lucidità per continuare la cena senza dare spettacolo con le mie solite figuracce. Così, appena finii il primo, dissi alle ragazze che andavo fuori per richiamare mia madre (sono diventata anche bugiarda!).
Mi alzai per uscire fuori, ma prima di respirare l'aria fresca dovevo superare un'altra prova. Passare vicino al suo tavolo. Senza cadere, inciampare o fare altri guai. M'incamminai con fare sicuro sui miei tacchi dodici sperando in una mano divina.
Fewww...!!
Prova superata!
Riuscii a oltrepassare la zona rossa senza particolari intoppi.
Andai fuori e appena l'aria fresca mi riempì i polmoni, riuscii a calmarmi.
Pensavo non l'avrei mai più rivisto e invece, ben due volte in un giorno. Il destino aveva davvero un malvagio senso dell'umorismo.
Dio, ma quanto era bello! Quello sguardo mi faceva sentire nuda. Talmente intenso da oltrepassare le molecole del mio corpo.
Ok basta Ella, è semplicemente un bell'uomo, è normale tu ne sia attratta.
La vocina della mia coscienza faceva il possibile per farmi tornare la lucidità. Sarebbe stato meglio rientrare, non volevo morire di freddo. Mentre mi voltai per tornare indietro andai a sbattere addosso a qualcuno. Ma non qualcuno chiunque. Lui.
No, non di nuovo!

"Tu sei un pericolo pubblico ragazza!"

"Sc..scusami. Ero distratta."

Sentivo l'elettricità fin dentro le punte dei capelli. Feci per andarmene ma la sua voce mi bloccò.

"Comunque io sono Blake."

Blake era un nome interessante ed era anche particolarmente azzeccato alla sua persona.

"Ella. Scusa ancora, io rientro, le mie amiche si staranno preoccupando."

Mi voltai, con il cuore in gola e le guance rosse e rientrai.
Mentre passavo vicino al tavolo di Blake, riuscii a dare un'occhiata alla sua accompagnatrice. Era una bella donna sulla trentina, aveva capelli biondissimi, quasi bianchi e due magnetici occhi azzurri. I tratti del suo viso erano spigolosi, severi, molto belli ma stonavano un po' con l'aria angelica dei capelli e degli occhi.
Che stupida! Sarà la fidanzata o la moglie.
Beh, almeno ero scappata. Potevo sopravvivere ancora un po' per finire la cena poi, (promisi a me stessa) avrei dimenticato l'esistenza di Blake.

La cena era quasi finita, il cibo era squisito e non vedevo l'ora del dolce.
Blake continuava a guardarmi, spesso. La cosa stava iniziando a darmi davvero fastidio. Era accompagnato e non aveva di meglio da fare che guardarmi?
Mi veniva davvero voglia di alzarmi e andare a chiederglielo. Ma decisi che ne avevo collezionate abbastanza di figuracce quindi mi concentrai sulle mie amiche.

"Michelle, tuo fratello quando torna a New York?"
"Fra un paio di settimane. Sta concludendo degli affari in Cina."
"Wow." aggiunse Anne. Ad Anne piaceva Ryan, il fratello di Michelle. E non potevo certo darle torto. Era davvero un bel ragazzo e aveva una carriera di successo nell'industria farmaceutica. Un buon partito davvero e inoltre, ancora single. Nonostante tutto era ancora un ragazzo umile e con la testa sulle spalle, difficilmente si faceva manipolare dalle tipe "bambole gonfiabili" aveva gusti molto più raffinati. Non a caso gli piacevo io, modestamente. Ma non era davvero il mio tipo. Per quanto non potessi negare la sua evidente bellezza e il suo meraviglioso carattere, tra di noi non era mai scattata la scintilla. Lo vedevo come un fratello e questa sensazione non mi aveva mai permesso di vederlo in nessun altro modo. Ma eravamo grandi amici, gli volevo tanto bene.
Mentre ci perdemmo in chiacchiere su Ryan, arrivarono i dessert. Io ne scelsi uno al cioccolato, Anne uguale al mio mentre Michelle uno alle fragole.
Smettemmo di parlare, dedicando tutta la nostra attenzione alla bontà che avevamo di fronte.
Infilai il cucchiaino prendendone un pezzo e lo assaggiai con calma, con pazienza, beandomi delle sensazioni che mi avvolgevano. Era una vera goduria per il palato, trattenni a stento un gemito.
Aprii gli occhi dopo un buon minuto in cui li tenni chiusi per assaporare meglio e i miei occhi trovarono di nuovo Blake. Mi fissava senza pudore, con lo sguardo scuro e famelico.
Decisi quindi che avrei giocato. Se a lui non importava della donna che era di fronte a lui, perché avrei dovuto pensarci io? Iniziai a giocare con il cucchiaino e quando il dolce era quasi finito, per "sbaglio" Mi sporcai il labbro superiore. Fingendo una certa "innocenza" mi leccai il labbro per ripulirmi, come se fosse un gesto naturale. Lui era ancora fisso che mi guardava.
Trattenni un sorriso, perché non volevo dargliela vinta.

Dopo aver pagato il conto, ci incamminammo verso l'uscita.
Proprio mentre stavamo chiamando il taxi, sentii una voce dietro di noi.

"Ella, aspetta."

Le mie amiche spalancarono gli occhi, ricordando chi fosse.

"Aspetta..vorrei invitarvi a casa mia."

Alzai un sopracciglio con lo sguardo piuttosto sul piede di guerra.

"Ok aspetta, l'ho detto in modo terribile. Vorrei invitarvi a casa mia, perché stasera c'è un party. Bella musica, bella gente. Festeggio il mio compleanno, ci sarà mezza New York."

"Accettiamo." dissero le mie amiche in coro come due ochette. Le fulminai con lo sguardo.

"Non saprei..."

"Dai, mi piacerebbe davvero tanto averti...avervi lì. E poi devi ancora farti perdonare per avermi rovinato una delle mie camicie preferite."

Fece un sorrisino così carino che sarei stata davvero una strega a continuare a dire di no quindi con un cenno, acconsentii.

"Perfetto. Datemi cinque minuti e poi andiamo, venite con me ho spazio in macchina."

Quando lui rientrò, le mie amiche mi assalirono con urletti e gomitate come delle liceali in preda agli ormoni.
Devo ammettere che un po' ero eccitata anch'io all'idea. I minuti passarono in fretta e Blake fece ritorno, accompagnato dalla tipa che cenava insieme a lui.

"Ella, lei è Megan, mia sorella." cercai di mantenere l'espressione normale ma rimasi scioccata da quella rivelazione. Non si somigliavano per niente, erano il giorno e la notte.

"Piacere io sono Ella, loro sono Michelle e Anne." cercai di sfoderare un bel sorriso che lei ricambiò subito anche se mi parve leggermente sforzato.

"Ok, l'auto è arrivata, andiamo."

Quando ci voltammo, rimanemmo senza parole...

Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora