Capitolo 41.

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Il momento era giunto. Avevo rimandato per troppo tempo, dovevo affrontare Blake. Faceva male, molto. Non mi era mai capitato di trovarmi incastrata tra due persone, tra due persone alle quali tenevo soprattutto. Era come dover scegliere tra acqua fredda e a temperatura. Sai bene che l'acqua a temperatura è più sicura, che con la fredda rischi il mal di pancia, ma quando hai sete ciò che desideri è un gran bel bicchiere di acqua fredda, immagini la condensa sul bicchiere, la sensazione meravigliosa della freschezza che scende nella gola. Quando hai sete, non ti soffermi a valutare la scelta più sicura, ma scegli ciò che più desideri. Scegli l'acqua fredda perché nonostante rischi l'indigestione, sai che è la scelta che ti appagherà, che ti renderà felice. 

E se invece ti becchi l'indigestione? 
La domanda è corretta, il rischio c'è. Ma non è forse vero che se non si rischia non si vive davvero?

Il paragone dell'acqua, mi sembrava stupido la prima volta in cui ci avevo pensato. Ma più ci ragionavo, più mi sembrava giusto. L'acqua è un bene primario, qualcosa di  cui non se ne può fare a meno. Un po' come l'amore. Quindi la mia scelta era, vuoi un amore sicuro, che non ti farà male? Un amore tiepido, che desideri, che bevi ma non ti disseta mai completamente? Oppure vuoi un amore in cui rischi di farti male ma che appaga tutti i tuoi sensi e bisogni?

Mi ero sentita una persona orribile nelle settimane in cui Austin era riapparso. Mi sentivo confusa, arrabbiata, nervosa, impotente. Non riuscivo più a godermi Blake, le emozioni nei suoi confronti erano andate mano a mano scemando e mi sentivo terribile per questo. Le settimane si trasformarono in mesi e le cose stavano decisamente sfuggendo di mano. Mi faceva male fargli male, perché il nostro era un bel sentimento, un bel rapporto che si stava sviluppando bene. Una bella storia che sarebbe potuta diventare una gran bella storia. E invece, per colpa mia, sarebbe rimasto un libro appena iniziato, fermo dopo pochi capitoli.

Oltre al senso di colpa per la storia con Blake, le mia testa era super affollata di pensieri e paure sulla storia con Austin. Eravamo davvero pronti per ricominciare? 

La risposta era si. Io ero pronta. Ero pronta da sempre, lo aspettavo da sempre pur non avendolo letteralmente aspettato.

*

Mentre ero immersa nel mio monologo interiore, non notai che l'ascensore si era fermato. Scesi appena in tempo, prima che le porte si richiudessero. Mi diressi con passo spedito verso l'ufficio di Blake, salutando velocemente Kat e una ragazza nuova della quale non conoscevo il nome. 

Bussai lentamente, avendo esaurito un po' di sicurezza lungo il tragitto. Improvvisamente, tutti i discorsi preconfezionati che avevo preparato, svanirono. Non ricordavo nemmeno d dove avrei dovuto iniziare.

"Avanti!" rispose la sua voce profonda. Entrai velocemente, prima di fare la codarda e scappare, poi richiusi la porta alle mia spalle.

"Ella, tesoro, finalmente!" si alzò dalla sedia e girò velocemente intorno alla scrivania per venirmi incontro.

"Blake." dissi, anzi, gracchiai. La voce mi uscì con un tono acuto e tremolante. Imbarazzante. 

"El, cosa c'è che non va?" mi abbracciò. Non riuscii a ricambiare totalmente. Mi sentivo paralizzata. "Sei ancora arrabbiata per quella storia?" aggiunse.

"No, no Blake. Sediamoci, ti va?" affermai, tirandomi leggermente indietro dall'abbraccio, cercando di non risultare troppo sgradevole. Lo sarei stata a breve, quindi poco importava, però mi pesava molto farlo soffrire. Era un uomo meraviglioso ed ero stata così fortunata a conoscerlo!

"Ok, sediamoci. Comunque mi sembri ancora arrabbiata." sospirò e fece una risatina, una risata di disagio. 

"Blake." iniziai, dopo essermi seduta sul divano, di fianco a lui. "Quando ero salita e ti ho trovato in quella situazione, beh, ricordi cosa ti ho detto per messaggio? Beh, ecco, non l'ho detto solo per rabbia. Ero arrabbiata con te, sia chiaro, ma ero arrabbiata soprattutto con me stessa, perché ero gelosa e non ne avevo il diritto." sospirai, cercando di guardarlo negli occhi. Com'era difficile. Aveva uno sguardo a metà tra il furente e il distrutto. "Blake, non so per quale motivo divino io abbia avuto la fortuna di incontrarti..."

"E' Austin, vero?" disse lui d'improvviso, fermandomi. Abbassai lo sguardo sotto il peso dei miei sensi di colpa.

"Si. Non posso mentirti. Da quando è ricomparso, sono morta e tornata in vita Blake. Ho tentato di tenerlo fuori. Di trattarlo con freddezza, di trattarlo come un amico, ma non ci sono riuscita. La verità è che con lui è sempre stato un casino, tutte le insicurezze di cui ti sei amorevolmente preso cura, me le ha causate lui. Ti prego, non fermarmi, fammi finire!" feci un lungo sospiro e poi continuai. "Lo amo da quando ero bambina Blake e questo, nonostante le varie corazze indossate negli anni, non è mai cambiato, non è mai diminuito e l'ho capito appena l'ho visto quella sera a casa dei miei." feci un'altra pausa "E mi dispiace per averci messo così tanto tempo a parlarti, mi dispiace davvero tanto Blake. Non riesco a cambiare quello che sento e per quanto io ami anche te, perché sappi che non ho mai mentito ne finto su questo, quello che provo per lui è totale, definitivo. Non posso continuare a stare con te. Devo vedere, dove mi porterà questa storia." conclusi. Alzai lo sguardo sul suo volto e la lacrima sulla sua guancia mi spezzò il cuore. Iniziai a piangere a mia volta, lasciai andare tutto il mix di emozioni represse e piansi insieme a lui. Dopo qualche minuto, si alzò e andò verso la sua scrivania. 

"Grazie per essere passata, per avermi finalmente affrontato. Ora puoi andare. Ho...ho bisogno di tempo." 

"Mi dispiace." dissi semplicemente. Mi asciugai le lacrime sulle guance e quando fui come nuova, uscii, pronta per tornare a casa.

Avevo il cuore diviso a metà. Metà era in pezzi, triste, dispiaciuto. L'altra metà però, era un cumulo di allegria, sole, farfalline svolazzanti. L'altra metà non vedeva l'ora di poter vivere la storia con Tintin.

Quando l'avevo lasciato a casa quella mattina, l'avevo lasciato un po' a secco di informazioni. Sapeva solo che ci saremmo visti fuori dal suo ufficio.

 Jackie era ben più che felice di giocare con i suoi 'zietti uguali' che sarebbero stati privi di impegni, perché gli avevo promesso che l'indomani avremmo passato tanto tempo insieme. Ed io stavo architettando un bella sorpresa, per noi due. Meritavamo un momento per noi, qualcosa alla luce del sole o della luna. Meritavamo di sentirci liberi, di provare la sensazione di essere una coppia. E così mi venne l'idea.

Avevo prenotato una suite con spa interna in uno dei migliori alberghi della città. Era un bel po' cara ma fortunatamente tra il generoso stipendio che prendevo nell'azienda e qualche risparmio precedente, riuscii a coprire tranquillamente il costo. Se sette mesi prima mi avessero detto che mi sarei potuta permettere una suite da quasi 4000$ mi sarei messa a ridere di brutto.

La suite era arredata stile luna di miele, con petali di rose ovunque, tanto champagne freddo, luci soffuse e un'enorme quantità di candele dagli aromi rilassanti e sensuali. C'erano una sauna, due piscine, calda e fredda, delle poltrone massaggianti e sul grande balcone, una Jacuzzi super accessoriata, con una vista pazzesca sulla città. 

Mancavamo solo noi. Ero talmente eccitata che non riuscivo più ad aspettare. Preparai il foulard di seta nero, pronta ad andare a sequestrarlo se non fosse sceso entro pochi minuti.





RAGAZZE E RAGAZZI E CHIUNQUE ABBIA SEGUITO QUESTA STORIA :)

CI STIAMO AVVICINANDO ALLA FINE. NON SO QUANTIFICARE DI PRECISO MA CREDO CHE FORSE ARRIVEREMO A 45 + EPILOGO O  AL MASSIMO 50. 



Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora