Capitolo 20.

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Blake pov

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Blake pov...

Questa era stata decisamente la notte più bella della mia vita, aveva scalato senza alcuna fatica la top five piazzandosi in cima.
Non avevo mai sentito il mio cuore scoppiare così. Lei mi amava, io amavo lei. Non riuscivo ancora a crederci. Non credevo di meritare l'amore, dopotutto ero sempre stato uno stronzo con le donne, ne avevo fatte piangere tante e non me ne era mai importato, soprattutto intorno ai 20 anni.
Guardare mentre dorme questa donna così meravigliosa e perfetta era meglio di qualsiasi film. La sua espressione felice mi riempiva il cuore di amore. La volevo. La volevo nella mia vita.
Appena mi disse ti amo, trovai il coraggio di attuare un piano che avevo già prima in mente, ma l'essere incerto sui suoi sentimenti mi aveva bloccato.
Appena si sarebbe svegliata, l'avrei portata in azienda. Avevo bisogno di farle conoscere il mio mondo.

Ella pov...

Ero così beata e felice tra le sue braccia calde, che non volevo svegliarmi. Avevo paura che fosse stato tutto un sogno e che svegliandomi scoprissi la verità.
Le sue mani però iniziarono ad accarezzarmi, lentamente per timore di svegliarmi.

"Ti amo mia piccola ninfa." Sussurrò piano, per poi alzarsi lasciando un enorme e freddo vuoto vicino a me.
Rimasi immobile per non fargli capire che in realtà ero sveglia.
Oddio. Ti amo. Mi ama. Aaaaa....
Quando chiuse la porta alle sue spalle mi alzai di colpo prendendo un cuscino per soffocare un urletto di gioia schiacciandomelo sulla faccia.
Appena ritrovai la compostezza e le guance si sfiammarono, scesi a cercarlo.

"Buongiorno. " gli dissi affacciandomi in cucina.

"Oh..mmm...Buongiorno a te." Dalla sua espressione capii di essere ancora nuda. Mi prese tra le braccia e mi riportò di sopra, adagiandomi poi sul letto. Sparì per qualche minuto dalla mia vista poi tornò con il mio intimo asciutto e profumato, doveva averli lavati. Poi mi porse un abitino semplice ma elegante, rosa antico e delle decoltè non troppo alte uguali al vestito.

"Sono di mia sorella. Vestiti, ti aspetto sotto per la colazione. Non tentarmi a tornare in questo letto bimba, ti ho detto che volevo portarti in un posto." Disse lasciandomi con un lungo bacio.

Andai in bagno per farmi una doccia veloce, poi mi vestii. Il vestito mi stava davvero bene e le scarpe erano del mio numero. Che fortuna!
Sistemai i capelli asciugandoli con la spazzola per dare loro una piega decente e poi raggiunsi il mio Blake.

"Come sto?" Feci una giravolta di fronte a lui, beandomi dei suoi sguardi maliziosi.

"Bellissima come sempre mia piccola ninfa." Disse prendendo il mio viso tra le mani e dandomi un bacio talmente dolce da farmi salire la glicemia.
Mi andai a sedere sullo sgabello accanto al suo, mangiando i meravigliosi pancake che aveva preparato. Sciroppo d'acero e mirtilli. Che bontà!

"Ho notato che ti piace tanto cucinare." Mi portai un altro morso alla bocca.

"Si, beh vivo solo da molto, all'inizio odiavo cucinare e non volevo nemmeno pagare qualcuno per farlo. Dopo un periodo di take away mi sono arreso e ho deciso di imparare....ed ecco che ho scoperto una nuova e rilassante passione." Rispose lui, per poi continuare a mangiare, bevendo ogni tanto un sorso di latte.

Finimmo di fare colazione poi lui sali di sopra per vestirsi. Quando tornò i miei ormoni iniziarono a fare le capriole, totalmente impazziti. Indossa a uno smoking grigio scuro piuttosto moderno e aderente al suo fisico da divinità greca. Era...wow.

"Wow. Dove mi porti con questo look così elegante di prima mattina?"

"È una sorpresa. Andiamo."

Presi il mio cappotto, la borsa e poi salii in macchina. A quanto avevo capito era una Porsche ma non ne sapevo tanto in realtà, avevo visto il logo e sapevo solo che sono auto per ricchi.

Oggi fortunatamente avevo avuto una giornata libera extra al lavoro, ogni mese avevamo dieci giorni liberi, otto di base e due di ferie.
Guardavo Blake alla guida e ancora non ritenevo possibile che quel meraviglioso Dio greco fosse mio e che mi amasse.
Sembrava trascorsa una vita da quando ci eravamo conosciuti e invece era solo un mesetto. Era così surreale. Trattenni l'istinto di darmi un pizzico perché sapevo bene di essere sveglia, me lo diceva ogni cellula del mio corpo.
Chiacchierammo del più e del meno lungo il tragitto poi quando arrivammo, scesi con la bocca spalancata. Ero di fronte all'imponente struttura della Richmond Pharma Industry.

"Blake...perché mi hai portata qui?"

"Voglio che tu conosca il mio mondo."

"E se c'è Ryan?"

"Non c'è, è partito per il Marocco. Non tornerà per un bel po' abbiamo un progetto importante lì. Dovevamo iniziarlo tra qualche mese ma aveva bisogno di cambiare aria quindi.."

"Oh, bene. Sono contenta. Almeno non si è licenziato. Odio aver rovinato le cose tra di voi.'
Lui mi tirò a sè e mi diede un tenero bacio.

"Nessuno ha rovinato niente Ely, sono cose che possono succedere, al cuore non si comanda. Vedrai che gli passerà, sono fiducioso."

Ci allontanammo dall'auto, avviandoci mano nella mano nella struttura.
Quando entrammo decine di sguardi si posarono su di noi, su di me in particolare. Andammo dritti all'ascensore mentre Blake con un cenno del capo, salutava tutti.
Le ragazze presenti al primo piano sembravano fumare dalle orecchie, i loro occhi lanciavano frecce infuocate nonostante le loro false labbra simulassero dei sorrisi.
Quando fummo soli in ascensore, mi strinsi a lui.

"Quelle vogliono farmi fuori." dissi imbronciata.
Lui scoppio in una risata.

"Beh, capiscile. Il grande capo da sempre single, avevano tutte il sogno nel cassetto di finire per farmi innamorare come nei libri o nei film.
Hanno il cuore infranto, hai distrutto i loro sogni ad occhi aperti." Disse continuando a ridere.

"Non è divertente." aggiunsi brontolando, dandogli una gomitata scherzosa.

"Tranquilla, può volermi chiunque, a me importa solo che mi voglia tu perché io voglio solo te." Disse ad un soffio dalle mie labbra, guardandomi negli occhi.

Sentivo le gambe cedere sotto il peso delle emozioni che scaturivano in me.
Poggiò le labbra sulle mie, lentamente, dolcemente, finché un "ding" non ci interruppe. Eravamo giunti da 38esimo piano, quello della direzione.

Mentre ci incamminavamo, qualcuno finì per sbattermi addosso.
Era......

Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora