Capitolo 40

10 2 0
                                    

Austin pov...

Ero stato un cretino a non parlare ad Ella di Jackie. Avevo rischiato di perderla, di nuovo. Invece per fortuna sembrava aver accolto bene la notizia. Un po' meno l'aver nascosto la sua esistenza per mesi, ma tutto sommato era rimasta. Come sempre. Lei rimaneva sempre, ero io il coglione che andava sempre via, che la faceva soffrire. Lei era sempre lì, sempre vicino a me a tendermi la mano e darmi il suo cuore.

Jackie era sù di giri. Quella piccola peste era felice di vedere Ella. Mi aveva confessato che non aveva mai visto una ragazza così bella e che si sentiva le guance calde e il cuore felice con lei. A modo suo, si era preso una specie di cotta.

"Papà, quando viene Ella?"

"Tra pochissimo ometto."

"Papà, hai pleso il gelato?"

"Si Jackie."

"Papà, tu vuoi bene a Ella?"

Sospirai per la quantità di domande ma sorrisi. Mi erano mancate.

"Certo J, ci conosciamo da quando eravamo piccoli come lo sei tu ora. Le voglio tantissimo bene."

"Mmm...capisco Papà."

La sua smorfia triste mi fece preoccupare.

"Perché quel faccino?"

"Niente Papà." Disse sbuffando.

"Dai, dimmi amore, cosa c'è?" Mi misi vicino a lui, piegato alla sua altezza e gli poggiai le mani sulle esili gambine.

"Tu hai detto che vi conoscete da quando eravate piccoli, quindi siete flatelli?"

Inarcai un sopracciglio, non capendo dove volesse andare a parare.

"Mmm...forse si può dire così J, ma noi non siamo fratelli. Siamo amici."

"Amici?"

"Si, certo."

"Ma Papà, a me piace Ella. A te non piace? È beeeeellissima."

Mi venne da ridere ma cercai di trattenermi, sorridendo appena.

"Si J, lo è. È bellissima e ti dirò un segreto ma devi promettere che non lo dirai a nessuno, ok?"

"Si papi, plomesso."

"Piace anche a me."

Lui Scoppiò a ridere e scese dal divano, iniziando a saltellare per tutta la stanza.

"Siiiii, lo sapevo, lo sapevo."

Lo lasciai ai suoi festeggiamenti e tornai in cucina per controllare il forno.

Poco dopo, sentii il campanello suonare e andai ad aprire, seguito a ruota da Jackie.

"Ellaaaaaa." Urlò lui, stendendo le braccia verso di lei per farsi prendere in braccio. Lei lo sollevò e lo riempì di baci sulle guance.

"Ciao, ecco il mio bimbo preferito. Come stai?"

"Bene glazie."

Lo rimise a terra e il piccoletto corse via, buttandosi nuovamente sul divano a guardare i cartoni animati.

"Ehi...a me niente bacini?" Feci un'espressione triste, sporgendo il labbro inferiore.

"No, per te niente bacini."

Si avvicinò di qualche passo e ne approfittai subito. Le misi una mano in vita e la tirai verso di me, facendo scontrare i nostri corpi. Lei sorrise e avvicinò le labbra alle mie. Non appena si sfiorarono, si tirò indietro con un sorrisetto provocatorio e mi superò, raggiungendo mio figlio sul divano.

Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora