Capitolo 39.

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Il pranzo era trascorso piacevolmente. Molto più di quanto mi aspettassi a dire il vero.
Jenna era meravigliosa, se avessi potuto me ne sarei innamorata. La adoravo, nonostante la bruciante gelosia. Era simpatica, dolce, gentile e soprattutto una gran brava madre. La ammiravo molto. Non avevo ancora ben chiara la dinamica precisa del rapporto tra lei e Austin e questa cosa mi infastidiva, non poco, però non potevo odiarla a prescindere. Soprattutto perché era impossibile, era troppo brava per odiarla.
Mi domandavo solo, come mai Austin non se ne fosse innamorato. Lei era perfetta. Semplicemente perfetta.

Stavo nel mio ufficio, rigirandomi la penna tra le dita. I pensieri si accavallavano nella testa senza sosta. Un colpo alla porta mi destò dai miei pensieri.

"Hey, sei libera?"
Blake si affacciò dietro alla porta, con un sorriso smagliante.

"Si certo vieni."

Si avvicinò con passo lento e calcolato, oserei dire felino. Diamine quanto era bello. Era possibile mai che gli uomini della mia vita fossero così dannatamente mozzafiato?
Respirai a fondo, quando le sue labbra si posarono sul collo mentre con le braccia mi avvolgeva da dietro in un abbraccio.

"Mi manca stare da soli El. Stasera cena da me?"

Inizialmente gli ormoni impazziti mi stavano facendo pronunciare un sì ma poi la vocina di Jackie irruppe nella mia mente riportandomi alla realtà.

"Oh Blake, possiamo fare domani? Stasera ho promesso ai gemelli e alle mie amiche che saremo stati tutti insieme."

"Oh...ma certo. I gemelli. Ok. A domani."
Si allontanò di colpo e uscì a passo svelto dal mio ufficio. Chiuse la porta con un po' troppa foga.
Appoggiai la testa sulle braccia, coricata sulla scrivania. Avevo la testa altrove e non sapevo come muovermi.
Ero fottutamente egoista perché non riuscivo a rinunciare a Blake ma allo stesso tempo non riuscivo a frenare con Austin. Non avevo mai creduto che sarei stata capace nella mia vita di essere divisa in questo modo, di amare due persone contemporaneamente. Ma questa cosa non poteva andare avanti. Non a discapito di Blake. Non se lo meritava.

Presa di pancia dalle emozioni, salii nell'ascensore, diretta verso l'ufficio di Blake. Appena giunta a destinazione, entrai senza bussare, presa dalle mille travolgenti emozioni che mi stavano spingendo a parlargli.

Quando entrai, la scena di fronte a me mi fece rimanere male. Si, ero salita con l'intento di prenderci minimo una pausa, ma non mi aspettavo di trovare una stagista incollata a lui come una cozza.

Beh, fai la santarellina ora?

Gli occhi mi si bagnarono, senza alcun diritto. Non avevo il diritto di rimanerci male, io per prima avevo tradito il nostro rapporto, ma vederlo sorridere a quella mocciosetta, aveva in qualche modo infranto la mia immagine di lui, per sempre.
Lei gli accarezzava il petto cercando di salire a cavalcioni su di lui mentre lui sorrideva come un ebete senza opporre resistenza.
E se lo avesse sempre fatto?
Ok, ultimamente eravamo distanti ma lui non poteva sapere che io l'avessi tradito quindi l'ipotesi della ripicca non reggeva. Lui mi stava tradendo.

Quando si voltò verso la porta la sua faccia sbiancò all'improvviso. La ragazzina si spostò di colpo tentando di abbottonarsi la camicetta troppo aperta.

"Non vi preoccupate. Non c'è bisogno, tranquilli. Ero passata per avvisare che vado via e da oggi iniziano le mie ferie. Ci vediamo tra un mese."

Chiusi la porta dietro di me sbattendola con forza poi in tutta fretta tornai nel mio ufficio per raccogliere le mie cose e andare a casa.
Non avrei dovuto avere le ferie prima della successiva settimana ma in quel momento era stata l'unica cosa che mi era venuta in mente.
Ero delusa. Certo, non potevo, dentro di me sapevo di essere quella forse più sbagliata di tutti, ma avevo una sola certezza nella vita. Ero certa di Blake, ero certa della sua perfezione, del suo amore, al punto di essermi sentita la più sporca degli esseri umani per averlo tradito. Invece lui si intratteneva con le stagiste e a me non era mai venuto il minimo sospetto.

...

Quando arrivai finalmente a casa, buttai le cose dell'ufficio su un lato della scrivania e dopo essermi spogliata mi infilai nella doccia, godendo dell'acqua calda che scorreva sul mio corpo per una buona mezz'ora.
Stavo gestendo le cose piuttosto bene. Mi sentivo a pezzi dentro ma riuscivo a tenere i pezzi insieme esternamente ed ero fiera di me. Sarà stata la scuola "Austin", ma ormai niente riusciva più a spezzarmi. Erano soltanto graffi e facevano male, si, ma non avevano il potere di distruggermi.
Presi il telefono e lessi I messaggi in arrivo.

Blake

Posso spiegarti, sei arrivata in un momento molto facile da fraintendere ma ti assicuro che non ho fatto e non avrei fatto nulla. Parliamone.

Lessi il messaggio e in fretta digitai la risposta.

Non serve, davvero. Ero venuta per chiederti una pausa e mi hai reso le cose estremamente più facili quindi tranquillo, finiscile di sbottonare la camicetta.

Lessi poi gli altri messaggi. Molti erano del gruppo whatsapp con tutte le mie amiche, alcuni del gruppo delle Besties mentre uno in particolare fece saltare un battito al mio cuore. Era un messaggio audio.

"Ciao Ella, sono Jackie ti licoldi di me? Io ho detto a papà che stasela volevo il gelato ma lui non vuole. Gli vuoi dire che lo vuoi anche tu così lo compla? Così quando guadiamo il film lo possiamo mangiale. Clazie. "

Sorrisi d'istinto e poi risposi  sempre con una nota vocale.

"Il tuo papà farà meglio a farci trovare una bella vaschetta di gelato alla nocciola e cioccolato, altrimenti gli spetteranno tanti dispetti. Digli pure che ruberò le sue pantofole e le butterò nel cassonetto.
A dopo Jackie."

Iniziai a ridere solo io ripensando a quella volta in cui, all'età di sette anni, rubai le pantofole di Austin nascondendole nel mio zainetto per poi buttarle prima di rientrare a casa. Era un modo di vendicarmi perché a scuola si era seduto vicino ad un'altra bambina.
Scossi la testa ridendo e poi mi buttai sul letto, mettendo la sveglia due ore dopo, in tempo per andare da Austin.

Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora