Capitolo 35.

5 2 1
                                    

Eravamo quasi arrivate alla festa. Volete sapere quanto alla vita piaccia prendermi per i fondelli?
Ero in macchina con Austin, esatto.
Quando mi vide, nel mio bel abito fucsia, truccata da diva di Hollywood e con un'acconciatura favolosa (merito di Jessica) mi squadrò per interminabili minuti.
Siccome eravamo in tanti ci eravamo divisi in due auto. Liam andò con Jess, Michelle e Diana, io, insieme ad Anne, Chris e Austin. Avevo provato a cambiare "squadra" ma Anne mi aveva praticamente costretta. Quella volpe aveva un sesto senso spaventoso. Sapevo che in qualche modo lo facesse apposta per farmi avvicinare a lui.

Giunti di fronte al palazzo, Austin parcheggiò poi scese e corse, letteralmente, per aprirmi la portiera.

"Dopo di te, principessa nocciolina."

Sbuffai, divertita. Divertita ma senza mostrarlo.

"La ringrazio, principe Tin, la sua cortesia mi riempie di gioia."
dissi prendendolo in giro a mia volta, usando però un tono piuttosto sarcastico.

"È ufficiale, ti adoro Austin." Disse quella stronza della mia migliore amica.

"Madamigella, sono onorato." rispose lui, facendo un inchino per poi porgermi il braccio.
Accettai, aggrappandomi a lui per poi entrare nel palazzo.

"No, no, perfavore l'ascensore no." Disse Anne con la faccia bianca dalla preoccupazione. "Ho paura, preferisco farmi le scale."

"Scherzi Anne? Arriverai sopra fra due ore, sono tantissimi piani." Mi lamentai, guardandola speranzosa. "Non succederà nulla, dai."

"No, no, voi andate, io salgo dalle scale, non è un problema, sono abituata."

Sbuffai.

"Salite voi due, vado io con lei." Si intromise Chris.

"Non c'è bisogno, non ti preoccupare non devi..."

"Non è un problema Anne, mi piace l'attività fisica e poi non potrei mai farti salire da sola. Andiamo, a dopo ragazzi!"

Li salutammo, per poi entrare nell'ascensore. Quando le porte si chiusero, realizzai finalmente ciò che stava accadendo. Ero da sola con Austin. Cavoli, mi ero dimenticata questo piccolo dettaglio.

"El..." Mi voltai verso di lui.

"Dimmi."

"Sei meravigliosa."

Rimasi in totale silenzio, non sapendo cosa dire. Le sue parole mi facevano arrabbiare eppure, il cuore prese a pompare impazzito.

"El..."

"Che cosa vuoi?"

"Te, voglio te. Ti ho sempre voluta."

"Ancora con questa storia? Basta Austin, sono stanca. Io non ti credo, io non mi fido. Mi hai ferita troppe volte."

"Io ti...cazzo. Io non volevo ferirti, ti stavo salvando."

"Questa stronzata probabilmente funzionerà con la tua piccola e misera coscienza, ti farà stare meglio, ti farà sentire meno in colpa, ma con me non attacca. Spiegami in che modo mi salvavi, mentre ficcavi il tuo pene dentro mezzo liceo. Perché sai....io non ci sono ancora arrivata."

"Ero un bastardo, lo so."

"Bene, discorso chiuso allora."

"No, discorso chiuso un cazzo Ella."

Con un gesto di stizza, colpì parte del quadro elettrico dell'ascensore, mandandolo in tilt. Di colpo si fermò e una spia di emergenza si accese.

"Cazzo Austin, ti sei bevuto il cervello? Oddio, siamo bloccati. Cosa hai fatto?"
Iniziai a respirare in fretta, con il cuore in gola e il petto che faceva sù e giù a un ritmo impazzito. Non soffrivo gli ascensori, non avevo la folle paura di rimanere chiusa dentro come Anne, però ero piuttosto claustrofobica.

Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora