Capitolo 23.

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"Cosa?" la mia voce risultò più alta del dovuto.

"Ecco perché ero un po' giù prima. Ho ricevuto una chiamata da un partner Russo, devo partire urgentemente e potrebbe volerci anche più di una settimana fino al ritorno. Io...sono un egoista in realtà, non volevo stare così a lungo senza di te." Disse lui, disegnando cerchi dietro la mia schiena, lenti e ritmici.

"Ma come faccio? Insomma. Devo lasciare da un momento all'altro il lavoro al ristorante, devo dire alle ragazze che sparisco per chissà quanto. Insomma."

Dovevo assolutamente chiamare Mamma e Papà per dire che ci saremo sentiti di meno nei prossimi giorni.

"Avevo promesso ai miei che il prossimo fine settimana sarei andata a trovarli, glielo dici tu a mia mamma?" dissi incrociando le braccia sotto al seno con un'espressione di sfida.

"Si. Glielo dico io. Chiamala." Lo guardai con gli occhi sgranati.

"Sono serio. Dai." Scoppiai a ridere poi presi il telefono e feci la videochiamata a mamma.

"Mi raccomando, fai il bravo. Loro non sanno nemmeno di te. Presentati come un amico, un collega, non so. Non mettermi nei guai." dissi con le guance infuocate e una morsa allo stomaco.

Poggiai il telefono vicino a una cornice in cui un piccolo Blake abbracciava una piccola Megan e feci per alzarmi ma con uno strattone Blake mi riportò sulle sue gambe. Non feci in tempo per alzarmi che mamma risposte ma con mia estrema sorpresa nello schermo comparve anche il volto di mio padre, con le sue rughe sorridenti.

"Ella amore, ciao. Come stai?"

"Bene mamma, ciao. Stai da papà?"

"Si amore, da quando non ci sei passo più tempo in libreria, mi annoio da sola a casa. Ma chi è il giovane dietro di te?" Chiese con lo sguardo curioso e malizioso mentre quello di mio padre divenne teso e diffidente.

"Mamma lui è..."  Non feci in tempo a finire che intervenne Blake.

"Signori Palmer è un piacere conoscervi. Sono Blake, il ragazzo di Ella."

Mi voltai di scatto verso di lui con un misto di stupore, felicità e imbarazzo sul viso. Il mio ragazzo? 

"Il suo ragazzo?" Intervenne mio padre.
"Sarai il suo ragazzo dopo che verrai qui a parlare con me, Blake." Aggiunse poi con un tono minaccioso ma piuttosto buffo.

"Amore hai un ragazzo?" Intervenne mia madre. "Beh io approvo piccola, siete davvero belli insieme."

Dovevo cambiare argomento. Assolutamente. Non potevo diventare più rossa di così.

"Mamma in verità vi stavo chiamando per dirvi che per una decina di giorni non sono a New York, parto per lavoro e non so quanto spesso potrò chiamarvi."

L'espressione di mia madre passò da confusa a superconfusa.

"Ma tesoro in che senso? Dove vai?"

"A Mosca."

"A Mosca? Avete tipo un catering? Non capisco piccola."

"Mamma ho un nuovo lavoro."

Fortunatamente Intervenne Blake.

"Signori io ed Ella siamo colleghi adesso, lei è la vice direttrice di un reparto della Richardson Pharma, ha avuto il lavoro oggi e una riunione urgente a Mosca richiede la presenza di un rappresentante del suo settore. Il direttore non può lasciare l'azienda quindi Ella essendo la vice, avrà modo sia di imparare sia di viaggiare nel suo primissimo giorno di lavoro."

Wow. Ero sollevata. Non avrei saputo come altro dirlo. I volti dei miei si rilassarono.

"Sono fiera di te piccola, sapevo che sei troppo in gamba per servire in un ristorante. Tu hai questa.." Disse mio padre indicando con l'indice la testa.

"Vi voglio bene, tantissimo. Adesso devo andare, ci sentiamo presto." cercai di chiudere ma papà mi fermò.

"Aspetta. Giovanotto, mia figlia non è la tua ragazza fino a quando non ti conoscerò di persona. Sappilo. Vi aspetto. Ciao."

Ci mandammo tanti baci volanti poi finalmente chiusi la videochiamata. Mi sembrò di poter tornare a respirare.

"Ti sei messo nei guai con mio padre." Scoppiai a ridere.
"Il mio ragazzo eh?" Dissi dandogli tanti piccoli baci sulle morbide labbra.

"Non ancora mi sa mia piccola Ninfa. Dobbiamo prima andare da tuo padre. Prometto che cerco di portarti quanto prima." Affermò lui guardandomi negli occhi per poi baciarmi. Baciarmi sul serio.

"Ok, una cosa è sistemata. Ora dobbiamo pensare al Marea poi alle ragazze.

"Nessun problema. Andiamo lì a pranzo e lo comunichiamo, dopodiché passiamo da casa tua e poi andiamo da me."

Mi strinsi a lui, incapace di capire perché fosse capitata a me questa fortuna. Quest'uomo meraviglioso.

"Ti amo." Disse con le labbra sulle mie e il mio povero cuore esplose in mille fuochi d'artificio colorati.

Tentai di rispondere "anch'io" ma la sua mano che saliva lungo la mia nuda gamba mi zittì, accendendo invece un fuoco indomabile. Mi voltai in modo da mettermi seduta a cavalcioni su di lui. I bordi dell'abito si sollevarono scoprendomi tutta la parte bassa. Con un grugnito eccitato portò le mani sulle mie natiche, stringendole forte mentre le sue labbra torturavano le mie.

"Non sai quante volte ti ho immaginata nuda su questa scrivania piccola." Disse sussurrandomi all'orecchio. In risposta ebbe un gemito eccitato.
Con qualche mossa non troppo complicata, liberò la sua virilità ed entrò dentro di me spostandomi il perizoma di lato.

"Mmh.." ricominciai a baciarlo con foga, iniziando a muovermi aiutata dalle sue possenti braccia.
I nostri corpi si muovevano ansimanti, desiderosi di darsi piacere, desiderosi di amarsi.
Gli morsi il labbro per trattenere un urlo quando raggiunsi l'apice del piacere, seguita poco dopo dal suo. Mi sentii inondare d'amore, nel corpo e nel cuore. Eravamo un tutt'uno. Rimanemmo in quella posizione abbracciati, stremati e soddisfatti.

"Ti amo anch'io." dissi infine, con un flebile sospiro.

Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora