Bonus n°2 Quando il tempo passa

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📍Siviglia, 2019

Sono passati due mesi dal funerale dei miei genitori. Un mese da quando ho visto Charles per l'ultima volta, un mese da quando ho deciso di spegnere il mio telefono cellulare ed estraniarmi dal mondo intero.

Ci penso mentre il treno che da Granada porta a Siviglia sfreccia sulle rotaie, distorcendo il paesaggio esterno a suon di fischi e oscillazioni costanti.
Di fronte a me Catalina è intenta a sistemare un paio di scarpe da flamenco nuove di zecca, mentre la gonna del suo coloratissimo costume di scena occupa anche il sedile adiacente, tenendo alla larga gli altri viaggiatori.
Nei posti al di là del corridoio Eric invece sonnecchia tranquillo con una copia del suo nuovo libro appoggiata in grembo.

Quello che sto per fare mi rende nervosa, eppure so benissimo essere necessario a sistemare un capitolo aperto da troppo tempo.

"Lu" La voce armoniosa di Lina mi ridesta dal torpore. "L'hai letto?"
Distolgo lo sguardo dal finestrino per rivolgerlo a lei, intenta a tenere tra le mani una pagina di giornale sgualcita sul quale spicca la fotografia di Charles e Sebastian, condita da un titolo a dir poco drammatico, che in un altro momento mi farebbe solamente tanto ridere.

Scuoto il capo, tornando a guardare fuori, ma gli occhi di Catalina non mi mollano.

"Non mi interessa" borbotto e lei capendo l'antifona lascia perdere l'argomento, tornando ai preparativi del suo spettacolo, facendo calare il silenzio tra noi.
Ci sarà tempo per parlare di questo, del motorsport, degli anni in circuito, della mia vita tra le file della scuderia Ferrari. Ma ora è troppo presto, e fa troppo male.

La telefonata a Charles dopo la morte di Antoine è stata spontanea, dettata da una necessità primordiale che però mi è costata altre due settimane di ansia e attacchi di panico. E non posso permettemi che succeda di nuovo.

Inspiro forte e appoggio la fronte sul vetro guardando le distese di grano confondersi con gli aranceti e mi ritrovo quasi a non voler scendere quando la voce gracchiante annuncia l'arrivo a Siviglia da lì a pochi minuti.

Ma è necessario. Mi ripeto, e questa è una motivazione sufficiente a farmi scendere dal treno a testa alta.

"Noi staremo prevalentemente in Plaza de España" mi comunica Eric dandomi una bonaria pacca sulla spalla. "Se hai bisogno ci trovi lì, okay?"

Annuisco, mentre le braccia di Catalina mi abbracciano forte. "Sei sicura di volerlo fare?"

"È solo un caffè" rispondo, ricambiando la stretta, accennando un piccolo sorriso. "E poi non voglio perdermi il tuo gran finale"

"Assolutamente no!" Dice allegra. "Non puoi assolutamente mancare"

Ci sorridiamo ancora prima di dividere definitivamente le nostre strade ad un incrocio, loro diretti verso il cuore pulsante della città ed io verso una graziosa via secondaria, decisamente meno turistica.

Leggo una ad una le insegne dei numerosi bar, fino a ritrovarmi davanti all'originaria Plaza de Toros e alla sua iconica locanda di artisti nel quale la leggenda narra sia nato il Flamenco.

Mathias è già seduto ad uno dei piccoli tavolini in ferro battuto, apparecchiato con la tradizionale tovaglia rossa drappeggiata. È voltato di spalle intento a scrivere qualcosa sul suo taccuino, gli zigomi pronunciati rivolti al sole.

Just Breathe ||Charles Leclerc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora