𝟗. 𝟏-𝟎 𝐩𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐚𝐥 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨

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Modena mi diede il bentornato sotto un cielo grigio e gocce di pioggia che scendevano a secchiate sui tetti e sulle strade.
Sbuffai, decidendomi a staccare il naso dalla finestra con un espressione imbronciata sul viso. Avevo sempre odiato il brutto tempo sopratutto quando sembrava essere la manifestazione fisica del mio cattivo umore.

"Sei insofferente per il tempo o c'è dell'altro?" Chrissie distolse lo sguardo dal telescopio annotando una sequenza di formule sul suo bloc-notes, prima di posare lo sguardo su di me con un sopracciglio alzato.

" cosa ti fa pensare che ci sia dell'altro?" replicai mettendomi sulla difensiva. Fingendomi interessata ad un poster sul quale erano riportati dati e numeri a me incomprensibili.

L'americana si alzò dallo sgabello sul quale era seduta venendo nella mia direzione, avvolgendomi poi le spalle con un braccio "non so forse il fatto che tu sia qui quando dovresti essere al simulatore con Charles?" disse con un fare ovvio che mise ancora di più alla prova i miei nervi a fior di pelle.

"C'è Javier con lui oggi. Dovevano provare alcune traiettorie che secondo lui sono più precise ed efficaci di quelle che ho disegnato io" le parole mi uscirono con una tale rabbia che feci spaventare una ragazza con il camice bianco intenta ad analizzare qualcosa sul suo computer poco lontano da noi.

Non bastava essere in lite con Leclerc, No. Ci si era messo pure lo stagista prodigio che da un momento all'altro aveva deciso di ridisegnare le "MIE" traiettorie, frutto di intere notti sveglia per ultimarle.

"Calma furia" mi prese in giro lei cercando di stemperare la tensione "Se ti da così fastidio che quel pivellino ti abbia rubato il lavoro vai e battilo no? A quanto so sei una scheggia con quell'aggeggio" mi suggerì lei rimettendosi gli occhiali protettivi "qui a non far niente ti mangerai solo il fegato, fidati"

Vedendola tornare a concentrarsi sul suo lavoro capì che il discorso era chiuso e sopratutto che aveva ragione. Non avrei permesso a nessuno di toccare ciò che era mio, sopratutto dopo tutto quello che avevo affrontato per arrivarci. Nemmeno a Charles, con il quale non avevo praticamente più parlato dalla sera della festa.

"ci vediamo dopo allora" dissi prendendo la mia felpa scarlatta dalla sedia prima di dirigermi alla porta. Non ottenni risposte da parte sua, segno che come suo solito si era completamente persa nel suo mondo fatto di Chimica. Sorrisi nel vederla così presa per quello che stava facendo, e cercando di fare il meno rumore possibile uscì dal laboratorio.

Il locale dove si trovavano i simulatori era situato nel seminterrato a pochi passi dal reparto costruzione e assemblaggio. Ogni volta che passavo mi divertivo come una bambina a guardare quegli enormi macchinari disfare e poi rimontare le monoposto. Per poi essere cacciata senza tanti complimenti da Gianluca che nonostante si fingesse scocciato per la mia presenza rideva sotto i baffi.
Quel giorno però andai dritta per la mia strada, focalizzata al mio obbiettivo.
Appena varcai l'enorme porta vetrata mi scappò un sorriso. Matteo l'ingegnere senior incaricato di fare da tutor al nuovo arrivato guardava con fare annoiato oltre il plexiglass, dove Javier stava spiegando con il suo inglese stentato una traiettoria del tutto inverosimile al monegasco. Anche lui visibilmente ammorbato dal mio connazionale.

"buenos días" salutai, mettendo su il sorriso più falso del mondo portandomi le braccia al petto, soffermandomi in particolar modo sullo spagnolo rimasto attonito dal mio arrivo inaspettato.
Charles parve ridestarsi, e come se gli avessero dato la scossa si rimise composto sul sedile.

"È il mio turno per lavorare con Charles" rispose il più piccolo in un italiano al quanto maccheronico, scoccandomi un'occhiata di fuoco che mi fece ghignare.

"Lo sé, solo vine a ver cómo te va, ¿te molesta? " chiesi appoggiandomi tranquillamente al tavolino adiacente alla postazione, ignorando la visibile scocciatura che l'iberico nutriva nei miei confronti "fai come se non ci fossi, sono molto curiosa di vedere queste tanto chicchierate traiettorie di cui ti pavoneggiavi a Barcellona. Magari imparo qualcosa"

Just Breathe ||Charles Leclerc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora