𝟑𝟎. 𝐍𝐨𝐢

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La settimana che precedeva il Gran premio del Canada passò in maniera a dir poco frenetica. A Maranello era tempo di tirare i primi bilanci e apportare i tanto agognati aggiornamenti alle nostre monoposto, visibilmente in difficoltà di fronte alle tanto chiacchierate frecce d'argento.

"come vanno le telemetrie?" domandò Binotto, guardando oltre le mie spalle, in cerca di dati rassicuranti sul monitor posto di fronte a me.

"Dalla Galleria del vento pare tutto nella norma" spiegai, indicando le due linee rosse presenti sullo schermo, perfettamente in range con i valori di riferimento "quello che mi preoccupa è la perdita rilevante di carico aerodinamico nei tornantini" spiegai, cerchiando con una penna alcuni numeri che avevo scritto precedentemente su un post-it "Ho già mandato al dipartimento di ricerca tutto ciò che abbiamo rilevato in mattinata, aspetto una loro risposta in tarda serata"

Il team principal annuì, accennado un pacato sorriso "ottimo lavoro Lucrecia, vai pure a pranzo. Ricordati che questo pomeriggio sei con Javier e Charles a Fiorano per il filming day, voglio che la macchina sia perfetta, anche se è soltanto per uno spot televisivo intesi?" il suo sguardo tornò serio, e dopo avermi congedato con un rapido gesto della mano, tornò a focalizzarsi sui calcoli esposti sulla lavagna, facendomi intendere che la conversazione era finita.

Feci come mi diceva, e con l'acquolina in bocca dalla fame, mi diressi verso la mensa, ormai completamente gremita dal personale della Fabbrica.

"se continuamo ad andare a mangiare così tardi non troveremo mai nulla di più eccitante di un'insalatina scondita" puntualizzò Chrissie con uno sbuffo, qualche istante dopo essersi messa in fila accanto a me.

"credo che a questo punto non ci sia più nemmeno quella" constatai desolata, vedendo Elena, la responsabile del servizio catering, portare via due insalatiere tristemente vuote.

"beh se non ci è concesso ingurgitare un piatto decente, spero almeno che questo pomeriggio se ne arrivi a una, sono stanca di analizzare fibre di carbonio" replicò stizzita, alzando gli occhi al cielo.

"se ti può consolare nemmeno in meccanica siamo messi meglio. Quello che dovevamo provare non ha dato esattamente i risultati sperati" borbottai, prendendo dal self service una misera porzione di frutta secca.

"Forse la vita in un UNI non era così male" mi canzonò lei, rubandomi dal vassoio una manciata di mandorle "almeno avevamo la certezza di avere un pasto caldo al giorno, e sopratutto non avevamo addosso questi aggeggi del demonio" continuò, tirando fuori dalla tasca con fare svogliato il suo cerca persone, intento a squillare come un ossesso.

"Scusami Honey, il dovere chiama... a quanto pare sono perduti senza di me" accennò un sospiro, prima di lasciarmi un rapido bacio sulla guancia e tornare sui suoi passi, in direzione del labor.

Dal canto mio avevo ancora una mezzoretta buona prima dell'inizio delle riprese, e vista la scarsità del mio pranzo, decisi di prendermela con comodo, avviandomi verso il circuito di Fiorano a piedi, approfittando della splendida giornata.

Maranello era una cittadina bellissima, e una cosa che adoravo fare una volta uscita dalla fabbrica la sera, era perdermi per le sue vie.
Magari con un bel gelato alla crema tra le mani.

"Passeggi?"
Stavo già pregustando l'idea di una coppetta alla doppia panna ricoperta da tante scaglie di cioccolato, quando la figura magrissima di Javier si era palesata davanti a me, riportandomi sul pianeta terra.

"Anche tu a quanto pare" risposi guardandomi in torno, notando l'assenza della sua Fiat rossa fiammante nei paraggi.

"Sono venuto in Autobus dall'università" spiegò come se mi avesse letto nel pensiero, concedendomi un sorriso appena accennato, visibilmente a disagio.

Just Breathe ||Charles Leclerc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora