𝟐𝟓. 𝐍𝐮𝐦𝐞𝐫𝐢

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L'orario di fine turno era ormai passato da un pezzo quando io e Charles uscimmo dalla fabbrica quella sera.

Il cielo sopra Maranello, era trapuntato da tante piccole stelle, e pochi avrebbero creduto che meno di un'ora prima proprio dove ora c'erano quei puntini luminosi, vi era stato uno dei tramonti più belli che la piccola città emiliana avesse mai visto. Portando la maggior parte dei suoi abitanti a riversarsi in strada o nei parchi per ammirarlo meglio.
La cosa era durata pochi minuti, e le vie, tranne per qualche ragazzino in ritardo per la cena, erano tornate pressoché deserte.

Charles, vista la desolazione che avvolgeva la cittadina portò la sua mano ad intrecciare la mia.

Non ci potevamo concedere particolari effusioni in pubblico, complice la riserbatezza della nostra frequentazione, ma quel piccolo gesto che agli occhi di altri poteva sembrare banale a me scaldava il cuore.

"Primo o poi Mattia ci scoprirà" sentenziò lui in maniera scherzosa, mentre armeggiavo con la mia borsa alla ricerca delle chiavi di casa "sono praticamente sempre da te. Mi stupisce che non mi abbia ancora chiesto cosa io abbia di più interessante da fare, per non sfruttare l'appartamento super moderno che mi hanno dato in dotazione insieme al contratto..."

"tempo al tempo" replicai, una volta trovato ciò che stavo cercando aprendo poi la porta "Anche se penso abbia dei sospetti a riguardo, da un bel po' oserei dire"

Un profumino invitante raggiunse le nostre narici appena varcato l'atrio, e non potei non pensare a quanto fosse magnifico avere un'amica come Tara.

"Mi sembrava di aver sentito qualcuno" disse quest'ultima, sbucando dalla cucina con un gran sorriso sulle labbra "spero abbiate fame perché ho fatto le tagliatelle fatte in casa e credo fortemente di aver sbagliato le dosi" continuò, non riuscendo a trattenere una risata, contagiando anche noi.

"Io ho sempre fame" rispose Charles, appoggiando la felpa sullo schienale di una delle sedie del mio soggiorno, prima di salutare con un bacio sulla guancia l'argentina, e raggiungere sul pavimento Isa, intenta a giocare con le macchinine vestita da principessa.

"È andata bene oggi?" domandai alla riccia, sedendomi sul bancone, approfittando della presenza di Charles, intento ad intrattenere Isabel, per fare due chiacchiere con la mia migliore amica "mi sembra di sfruttarti" ammisi, guardandola affaccendarsi tra gli elettrodomestici completamente a suo agio.

"Devi smetterla di pensarlo Lu, a me fa piacere. In più lavorando da casa ho tanto tempo libero e sono spesso da sola. Stare qui con te e Isabel rende un po' meno monotone le mie giornate" replicò, pulendosi le mani nel grembiule, guardandomi con i suoi occhi color caffè.

Annuì, assaggiai un po' del ragù alla bolognese che aveva preparato, constatando che era davvero buono "Novità per quanto riguarda quell'editore di cui mi hai parlato?" Tara si era laureata in lettere all'università statale di Madrid, e dopo aver lavorato per qualche anno come traduttrice in un noto editoriale della capitale, aveva deciso di provare a scrivere lei stessa un romanzo. Ottenendo un discreto successo in Spagna e in America Latina.

"stanno ancora valutando. Devono capire se il mio libro possa interessare anche qui in Italia" mi spiegò con tono tranquillo dando un'ultima occhiata alla pentola contenente il sugo "nel frattempo, mi porto avanti con il prossimo, e traduco qualche saggio che mi arriva dal Brasile" concluse, voltandosi poi verso di me, incrociando le braccia al petto, guardandomi con fare curioso "tu piuttosto? qualche novità interessante? Da quando sei tornata da Barcellona non mi hai più aggiornato sulla situazione ormoni e bollori" Il tono si era fatto estremamente basso, mentre in maniera a dir poco repentina aveva cambiato lingua, cominciando a parlare in spagnolo, lasciando che un sorrisetto malizioso le si dipingesse sul bel viso mulatto.

Just Breathe ||Charles Leclerc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora