𝟐𝟒. 𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐠𝐢𝐫𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐚 𝐁𝐚𝐤𝐮

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📍Baku 2017

"Charles?"
Lucrecia non sapeva per quale ragione avesse deciso di salire sul tetto in piena notte. Si sentiva irrequieta, e neanche dormire tra le braccia forti di Mathias l'aveva aiutata a mitigare l'ansia.

Aveva scoperto l'esistenza delle scale anti incendio poco dopo essere arrivata in albergo, ed era rimasta estasiata dalla vista che le si era parata davanti quando aveva aperto la porta in cima all'edificio.

Le sommità delle case della città vecchia creavano un contrasto suggestivo con i grattacieli ultra moderni del centro, rendendo l'atmosfera magica.

Era tranquillo lassù, e dopo qualche respiro profondo, constatò che quello sarebbe stato il posto ideale per dare sfogo ai suoi pensieri, in caso che quest'ultimi fossero diventati troppo ingombranti.

Puntualmente, come un orologio svizzero, la sua testa aveva deciso di cominciare a lavorare all'impazzata ad un' ora poco consona, rendendole impossibile dormire.

Mai si sarebbe aspettata, di rotrovarsi a condividere quel piccolo angolo di riservatezza con il suo compagno di squadra, che sentendo chiamare il suo nome si era voltato nella sua direzione, con occhi visibilmente gonfi e stanchi.

"È tutto okay?" Gli domandò lei con titubanza, notando il suo stato. Pur sapendo benissimo quale sarebbe stata la risposta.

All'epoca lei e il monegasco non avevano un rapporto particolarmente stretto, ma erano pur sempre compagni di Box e le voci, volenti o nolenti facevano in fretta a girare. La morte di suo padre era sulla bocca di tutti e inevitabilmente la notizia era arrivata anche alle orecchie della spagnola. La quale, aveva provato moltissima tristezza e compassione per quel ragazzo, che in 19 anni di vita ne aveva già passate tante se non addirittura troppe.

"Mi godo il panorama" gli rispose lui, accennando un flebile sorriso, prima di portarsi il cappuccio della felpa sulla testa, e tornare a rivolgere lo sguardo all'orizzonte.

"Charles?" Lo richiamò la giovane iberica, catturando nuovamente la sua attenzione "volevo solo dirti che mi dispiace molto per quello che è successo a tuo padre. So che sembra una frase fatta ma non so esattamente cosa si dica in questi casi..." Lucrecia abbassò il capo, visibilmente a disagio. Non aveva idea di cosa significasse perdere qualcuno, e per quanto ci provasse non poteva comprendere il dolore che il suo amico in quel momento stava provando.

"Sono le prime parole sincere che sento in quattro giorni" sussurrò il giovane avvicinandosi a Lu, rimasta stupita da quelle risposta "tutti dicono che mi capiscono, che sanno cosa sto provando, come se la sua morte fosse stata una cosa ovvia. Normale amministrazione" spiegò, alzando lo sguardo verso il cielo cercando di nascondere gli occhi lucidi "perciò ti ringrazio"
Una lacrima gli rigò il viso, mentre in un gesto inaspettato strinse l'amica in un abbraccio che le tolse il fiato.

"Non dire niente per favore" la precedette lui con tono supplichevole "ho bisogno di questo adesso"
Lucrecia si ammutolì completamente. Limitandosi a fare ciò che le aveva chiesto. Portò le sue braccia ad avvolgergli la schiena mascolina, scossa da dei singhiozzi appena percepibili, accarezzandogliela dolcemente.
Non parlarono più, ci sarebbe stato il tempo adatto per discutere e metabolizzare ciò che era successo, ma per ora qualsiasi parola vorticasse nelle loro teste poteva aspettare.

Era ancora mattina presto quel giorno a Baku, ma nonostante questo, Charles continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, interrompendo definitivamente il mio dormiveglia.

Just Breathe ||Charles Leclerc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora