𝟐𝟐. 𝐌𝐨𝐧𝐚𝐜𝐨

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📍Modena 1.06.2018

"Forza Lucrecia ancora un paio di spinte!" Lu era esausta, e dopo l'ennesima contrazione si lasciò cadere sfinita, sul lettino operatorio messo a disposizione per lei in quella camera asettica.
"non ce la faccio" sospirò, mentre le lacrime le rigavano il bel viso arrossato dallo sforzo.
L' infermiera che l'aveva accolta quasi dodici ore prima, all'inizio del travaglio le asciugò con dolcezza il viso, accennando un sorriso di incoraggiamento "Sì che ce la fai. La tua bimba sta venendo al mondo e vuole conoscerti"
La giovane iberica annuì debolmente, mentre una cotrazione più forte delle altre le attanagliava il ventre. Non voleva urlare, aveva sempre trovato le urla dei film estremamente esagerate per un parto, ma in quel momento aveva bisogno di tutta l'energia che aveva in corpo per far nascere quell'esserino, che da quel momento in poi sarebbe dipeso totalmente da lei. Urlò fino a rimanere senza fiato e quando le sembrò di non farcela più, un lieve pianto arrivò dai piedi del letto mentre una strana sensazione di leggerezza la invase.
"È bellissima..." si congratulò l'ostetrica, avvolgendo quel fragile corpicino in un asciugamano, porgendolo poi alla neomamma.

"Ciao Piccola" sussurrò Lucrecia accarezzando con un dito le guance rosee della bimba, intenta a guardarsi in torno con quegli occhi che la madrilena avrebbe riconosciuto ovunque. Era la fotocopia perfetta di Mathias. Il naso, la bocca e persino il taglio delle sopracciglia ancora praticamente rade, erano uguali a quelle del suo papà.
Lu accennò un sorriso, mentre con la mano libera si asciugò le lacrime che avevano ripreso a scendere copiose sul suo viso.
Si era chiesta spesso cosa avrebbe provato a tenere in braccio quello scricciolino, frutto di un amore evidentemente troppo fragile per stare in piedi.
Era terrorizzata di provare rabbia nei confronti di quella creaturina innocente, e quando nel guardarla provò soltanto tanta gioia e felicità, la contentezza le riempì il cuore.

"allora come la chiamiamo?" domandò gentilmente la levatrice, accarezzando la testolina pelata della neonata, interrompendo quella strana connessione che si era creata tra mamma e figlia.
La spagnola ci pensò un attimo. In quei nove mesi aveva pensato tanto al nome giusto, e alla fine dopo tante ricerche su internet, la sua lista si era ristretta a pochi appellativi.
In Spagna sarebbe stata tradizione darle il nome e il secondo nome di quelle che sarebbero dovute essere le sue nonne, ma entrambe si chiamavano Maria, e Lu, pur volendo un bene dell'anima a tutte e due odiava tremendamente quel nominativo.
Era vecchio e decisamente troppo abusato, sopratutto nei paesi latini. Voleva qualcosa di forte, qualcosa di semplice ma d'effetto, e dopo minuti che a lei parvero ore comunicò la sua scelta alla dottoressa, che si affrettò a scrivere ciò che gli aveva detto sul certificato di nascita.
"benvenuta al mondo Isabel Mina Ferreiro"

"Ti sei svegliata presto Petite" la voce melodiosa di Pascale mi fece tornare alla realtà distogliendomi da quei pensieri nel quale mi ero completamente immersa guardando il mare.
Io e Isa avevamo raggiunto Monaco tre giorni prima, sotto consiglio di Binotto, dopo che i giornalisti, incuriositi da ciò che Giada aveva deciso di sperperare, mi erano praticamente entrati in casa, causandomi un disagio non da poco.

Charles dopo l'inizio del toto lotto sul posto più sicuro in cui andare, aveva proposto Montecarlo, e il nostro team principal si era trovato subito d'accordo.
Il principato era famoso per la sua numerosa combriccola di VIP e personaggi dello spettacolo, ma nonostante questo, tranne per il fine settimana di gara era un posto abbastanza discreto, e secondo Mattia perfetto per nascondersi.
Il monegasco dopo tutta quella discussione si era offerto di ospitarci nel suo appartamento ma per una serie di ovvi motivi avevo rifiutato.
Il mondo non era ancora pronto a scoprire che il principino di casa Ferrari e la sua ingegnera uscivano insieme tantomeno il nostro capo squadra, che da quando entrando in casa mia si era trovato davanti il numero sedici ci guardava con fare sospettoso.

Just Breathe ||Charles Leclerc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora