𝟒. 𝐏𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐫𝐞?

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Sopra il circuito di Montmelò il cielo era terso quella mattina.

Lo guardai da dietro le vetrate tingersi prima di rosa poi di rosso e infine di un bell'azzurro brillante. Godendomi la quiete che presto sarebbe stata infranta dal brusio di tutto l'entourage Ferrari.

Sospirai, mordicchiando una matita, cercando di allentare la tensione. Ancora incredula dinanzi al fatto che fossi lì.
Io Lucrecia Ferreiro, ce l'avevo fatta, ero dove sognavo di stare, nonostante tutti mi dessero per sfavorita.

Nessuno mi avrebbe dato un centesimo, nemmeno i miei professori. Una futura ragazza madre, incinta e sola in un paese straniero, che si divideva tra studio e lavoro, puntando all'obbiettivo ambizioso di diventare ingegnere meccanico in Formula 1.

Probabilmente se fossi stata spettatrice della mia stessa vita invece che protagonista non ci avrei creduto nemmeno io.

"A furia di guardarli, quei poveri fogli si consumeranno" Mi canzonò Edo, dandomi una bonaria pacca sulla spalla prendendo posto accanto a me.
Il primo briefing della stagione sarebbe iniziato a minuti ma nella sala conferenza allestita all'interno dell'Hospitality eravamo solamente noi due.

"voglio solo evitare di fare la figura della novellina nel caso mi chiedessero qualcosa" spiegai, riponedo ordinatamente i miei appunti nella cartellina di plastica rossa.

"si vede che sei una novellina dal semplice fatto che sei qui prima di tutti" ridacchiò, porgendomi un piccolo sacchetto di carta che dall'odore potei dedurre contenesse una di quelle fantastiche brioche alla crema che avevo addocchiato al tavolo del buffet poco distante dall'entrata "so che non fai colazione di solito...ma fidati, oggi più che mai ti servirà essere in forze. Sarà una giornata lunga e l'ultima cosa che ci serve è doverti portare in infermeria per un calo di zuccheri"

Annuì, ringraziandolo tacitamente mentre addentavo un pezzo di quella meraviglia. Sentendo la tensione alla bocca dello stomaco allentarsi leggermente.

"non so chi abbia mandato te e Chrissie sulla mia strada. Ma sicuramente è un angelo" dissi, quando ebbi mangiato anche l'ultimo boccone, passandomi un dito sulle labbra per rimuovere i residui di zucchero a velo "siete la mia salvezza"

Non lo dicevo tanto per dire, lo pensavo davvero. Se Chrissie era stata la mia roccia durante gli anni in facoltà, Edoardo era stato il mio luminare dal mio primo giorno a Maranello l'anno prima.
Avevamo diviso l'ufficio per diversi mesi, mesi durante i quali mi aveva insegnato tanto sulla chimica, materia che avevo immensamente ripudiamo all'università ma che avevo capito molto presto, mi sarebbe servita per poter adempiere meglio ai miei compiti e sopratutto ad avere una visione più completa delle monoposto.
Oltre a questo non era merce rara che di rientro da un fine settimana di gara mi passasse sotto banco mappette piene di dati e grafici su cui lavorare. Una vero e proprio regalo, se si pensa che passavo tutta la mia giornata ad analizzare i dati dei simulatori piuttosto che quelli delle auto in pista.

Lui in risposta si limitò a scompigliarmi i capelli con fare paterno, prima di tirare fuori dallo zaino un plico di fogli nel quale si immerse completamente, fin quando il rumore dei passi misto al vociferare allegro del resto del gruppo non giuse alle sue orecchie dalla porta aperta.

Il primo ad entrare fu Mattia Binotto con un espressione neutra sul volto intento a parlare di aerodinamica con Gianluca, direttore del dipartimento ricerca e sviluppo. In seguito entrò Chrissie che dopo averci salutato, prese posto vicino ad Edoardo, seguita da Sebastian Vettel e tutto il suo team di ingegneri.
Allungai lievemente il collo cercando l'unica persona che mancava all'appello in mezzo a quella piccola marea rossa: il nostro pilota.

Lanciai un occhiata confusa e sinceramente sorpreso a Edo e Chriss. Se c'era una cosa del quale ero convinta al 100% era la dedizione di Charles alla puntualità, il quale non veniva meno di far notare quanto lo infastidisse la gente che arrivava in ritardo.

"che c'è querido ti fai prendere dalle emozioni adesso?" pensai accennando un piccolo sorriso, che subito scomparve nel vedere l'espressione dura presente sul viso del nostro team principal.

La sala era ormai avvolta nel silenzio e tutti quanti speravamo di non dover subire la prima sfuriata dell'anno a soli cinque minuti dal suo inizio.

Fortunatamente la tensione del momento fu sciolta prima che esplodesse la bomba. Un affannato Leclerc infatti, aveva fatto capolino dall'uscio con un espressione da cane bastonato che addolcì la maggior parte dei presenti in sala "Buongiorno a tutti, scusate il ritardo" salutò, con il fiato corto scrutando la stanza visibilmente imbarazzato, dirigendosi poi al suo posto di fianco a Seb.

Mattia gli scoccò un occhiata di rimprovero prima di scuotere il capo e concentrarsi sul motivo per il quale eravamo lì: Il Briefing.
Cominciò con l'elogiare tutti per il lavoro svolto durante l'inverno in Fabbrica, soffermandsi parecchi minuti sulla nuova powerunit che sembrava aver dato ottimi risultati sulla pista di Fiorano. Passando poi all'argomento che tutti stavamo aspettando, ovvero l'organizzazione delle quattro giornate di test che ci aspettavano.

"oggi scenderà in pista Sebastian" spiegò guardando il tedesco " È perciò necessaria la presenza di tutto il suo team ai box fra 10 minuti per discutere i dati raccolti durante le prove del sedile a Maranello. Quanto a te Charles..." continuò posando lo sguardo sulle sue numerose scartoffie "sarai al simulatore con...Lucrecia, dico bene?" domandò cercando il mio sguardo in segno di conferma sulla correttezza della pronuncia.

Annuì rispondendo con i pollici in sù abbozzando un lieve sorriso, sentendo per la prima volta da quando era entrato nella stanza, gli occhi di Charles posarsi su di me.
Non si era accorto della mia presenza, complice la fretta e l'adrenalina del momento e l'espressione che gli si era dipinta sul viso mostrava tutta la sua sorpresa nel vedermi lì.

"non te lo aspettavi eh principino?"

Rubai un foglio bianco dalla mappetta di Edo e con l'unico pennarello che avevo in tasca scrissi due parole a caratteri cubitali, rivolgendolo poi in direzione del monegasco ancora intento a capire se fossi un ologramma.

PRONTO A LAVORARE?

Lui scosse il capo, accennando il primo sorriso sincero da quando aveva messo piede in quelle quattro mura.

scrisse su un post-it NON SAI QUANTO

@LuFerreiro

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