"Sei contenta? Oggi vengono i nonni!", dissi a Rosa, qualche minuto prima che il campanello suonasse: erano i miei genitori.
Entrarono, e subito mio padre iniziò a giocare con mia figlia: erano meravigliosi insieme. Rosa mi ricordava la me di molti anni prima, ancora ignara della vita che si sarebbe trovata tra le mani.
Mia figlia gli corse incontro, esattamente come facevo io, quando tornava da lunghi viaggi di lavoro.
Mia madre, invece, mi seguì in terrazzo.
"Sicura che vada tutto bene?", chiese, probabilmente notando il mio sguardo, perso nel vuoto.
Non risposi subito: non sapevo se dirle ciò che era successo.... o meglio, chi avevo incontrato.
Sarebbe stato... strano. In primis ammettere che tutto ciò era accaduto sul serio. Certamente avrebbe stentato a credermi, o si sarebbe preoccupata.
"Ho visto Paulo", dissi, tutto d'un fiato, stupendomi di aver parlato con tanta leggerezza.
Mia madre mi fissò per qualche istante, senza capire.
"Quel... Paulo?", chiese, incerta.
"Sì. Paulo Dybala", ribadii, già stanca di quel discorso.
"Il... il padre di Rosa? Il calciatore?", domandò ancora, sicura di aver capito sbagliato.
"Sì, mamma. Non ne conosco altri", risposi secca.
"Ma... come? quando?"
Sorrisi a quella sua improvvisa preoccupazione: probabilmente era incerta se tutto fosse accaduto veramente o se stessi impazzendo e fosse tutto frutto della mia fervida fantasia.
"A Roma. Alice doveva fare delle interviste alla Roma, dove gioca Paulo. Lì l'ho incontrato, e lui mi ha riconosciuta. Siamo amici... credo"
"ma sa..."
"di Rosa? Ovviamente no! Non lo saprà mai!"
Mia madre non rispose. Forse stava pensando ad un motivo per cui avrei dovuto dire a Dybala che Rosa era sua figlia, o forse, semplicemente, era d'accordo con me.
Strano, ma vero.
"Com'era?", chiese.
"Com'era cosa?"
"Paulo, o come cavolo si chiama"
Sorrisi. "Bellissimo, come sempre... e simpatico, come mai avrei creduto"
"E che effetto ti ha fatto?"
Riflettei per qualche istante: era difficile spiegare l'incessante turbinio di pensieri che mi aveva colto quando avevo visto il padre di mia figlia, per la prima volta dopo cinque lunghi anni.
"E' stato... strano. Lui era così gentile, divertente... quel suo accento argentino è disarmante. E' stato come trovarmi di fronte una persona che mi sembra di conoscere da una vita, ma che allo stesso tempo è praticamente uno sconosciuto... perchè è uno sconosciuto: non so nulla di lui, tranne quello che scrivono online. Eppure..."
"eppure?", mi incitò mia mamma.
"Eppure mi sento legata a lui"
"Una figlia non basta come legame?"
"Non dico quello. Se il padre non fosse stato lui ma il primo che passava per la strada non sarebbe cambiato molto... sentivo qualcosa di più. Amicizia, forse".
Restammo in silenzio per un po', osservando il traffico sotto di noi.
"Ti ammiro, sai?", disse improvvisamente.
"Grazie... sei la seconda persona che me lo dice nel giro di una settimana", commentai ridendo.
Mia madre sorrise. "Sul serio.... stai crescendo Rosa da sola, e il risultato è stupendo. Io non credo che ce l'avrei fatta."
Sorrisi. "Credevo di avervi delusi. Tu e papà volevate grandi cose da me, e ho mandato all'aria tutto"
La vidi incerta.
"Ammetto che all'inizio eravamo parecchio scossi. Non ti credevamo tipa da andare in discoteca una sera ed uscirne incinta, ecco", disse, per poi proseguire: "però con il tempo ho capito che la mia nipotina è il regalo più bello che potessi farmi".
Non me n'ero ancora resa conto, ma stavo piangendo. Ero commossa, perchè finalmente mi sentivo libera: libera dall'idea di averli delusi, liberi dall'idea che mi considerassero una fallita, una poco di buono.... Ero libera.
Abbracciai mia mamma, proprio nell'istante in cui il mio telefono vibrava, nella tasca dei jeans.
Quando lo afferrai, per poco non lo lasciai ricadere a terra: era Paulo.
Un suo messaggio, su Instagram.
Mi chiedeva come stessi.
Mia madre sorrise. "Dai che vi mettete insieme"
"mamma! Lui è un calciatore, e io nessuno. Non si metterà mai con me, anche perchè uno come lui non può stare con una con questo naso", obiettai.
"Sei la madre di sua figlia"
"Ma lui questo non lo sa. Per lui ho la stessa importanza di un fruttivendolo"
"Beh, è davvero gentile se manda un messaggio così ad un fruttivendolo"
Ci fissammo, per poi scoppiare a ridere.
"cosa aspetti? Rispondi!".
Così, risposi.
Gli dissi che andava tutto bene, e che ero tornata a casa. Gli chiesi di lui.
Dopo qualche istante, la scritta "visualizzato", comparve sotto ai messaggi che avevo appena inviato.
Restai a fissare lo schermo, ma non apparve nulla. Non stava nemmeno scrivendo... forse si era già stancato di me.
"Beh, bello è bello", commentò mia madre, osservando la sua foto profilo.
Sorrisi, ma con una punta di delusione nello sguardo: ancora nessuna risposta. Riposi il telefono nella tasca dei miei jeans, e ricominciai a chiacchierare con mia madre.
Dopo qualche istante, il mio iPhone iniziò a vibrare.
Era lui.
Mi stava chiamando.
Paulo.
Dybala.
Stava chiamando me.
"Ciao Paulo!", esclamai.
"Hola hermosa, adivina quien vendrá a Venecia mañana?"
"Ehm... Paulo, io non so lo spagnolo"
"Me lo dimentico sempre. Devi rimediare. Dicevo che domani sono a Venezia"
"COSA!?", gridai, come se mi avesse appena tirato un pugno in pieno stomaco.
"Sì. Se vuoi posso passare a salutarti, o vieni tu a farti un giro a Venezia..."
"Ho studiato lì: di giri ne ho fatti pure troppi. Comunque sarò felice di farti da guida", risposi, sotto lo sguardo esterrefatto di mia madre.
"Cosa ti avevo detto?", chiese, dopo che ebbi riattaccato.
Feci una smorfia: la sua idea era surreale, e lo sapevo perfettamente.
Quando i miei genitori se ne furono andati, sorrisi, rivolta verso Rosa. Era intenta a giocare con il suo peluche preferito: un orsacchiotto, con indosso la maglia di Paulo Dybala.
Era stato il primo regalo che le avevo fatto, come per prometterle che, nonostante tutto, suo padre sarebbe stato con lei.
La abbracciai, e restai in silenzio. Pensavo a lui, a Paulo, all'uomo il cui sangue scorreva nelle vene di mia figlia.
Avrei voluto dirle: "te lo ricordi quel bel ragazzo nella Lamborghini gialla, a Roma? Ecco... è tuo padre!".
Ma, purtroppo, non era così che funzionava.
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La rosa nera II Paulo Dybala
RomanceArrivare a 19 anni senza aver mai baciato nessuno... folle, no? Chi l'avrebbe mai immaginato, che proprio nella notte in cui avevi deciso di lasciarti andare, ti saresti trovata con una figlia da Paulo Dybala. Figlia di cui lui, ovviamente, è ignaro...