una nuova vita

566 17 1
                                    

"Scusami per l'altra sera. Amici come prima?"

"Ovvio"


Era trascorso quasi un mese da quella maledetta serata. Io e Paulo avevamo ricominciato a scriverci come buoni amici, ed ero persino riuscita a fare l'esame per diventare insegnante.

Avevo riflettuto molto sul luogo che avrebbe ospitato la me del futuro, che avrebbe visto Rosa crescere, diventare un'adolescente.

Milano? Sarebbe stato un sogno.

Torino? Troppi ricordi.

Genova? Il mare non faceva per me.

Firenze? Stupenda.

Roma?

Sentendo il nome di quella città, il mio cervello si bloccava. Roma, nella mia testa, era sinonimo di PAULO. PAULO, il padre di mia figlia. PAULO, colui che mi aveva tolto la verginità, molti anni prima. PAULO, il mio migliore amico. PAULO, che mi aveva baciata sul terrazzo di casa mia, appena un mese prima.

Paulo. L'unico, che valesse la pena di essere nominato.

"Rosa, tesoro" le dissi un giorno "ti andrebbe di vivere a Roma, dove siamo state qualche settimana fa?"

Gli occhi di mia figlia si illuminarono, mentre gustava tranquillamente il suo gelato al cioccolato, camminando in giro per Conegliano.

"E' bellissima!", esclamò.

"Se ci andassimo.... per sempre?"

"E i nonni?", chiese, preoccupata.

"Torneremo a trovarli spessissimo, lo prometto!"

La verità era che, cercando di convincere Rosa, speravo di convincere me stessa. Il mio cuore gridava: "ROMA, SCEGLI ROMA, CAVOLO". Il mio cervello, invece, continuava a ripetermi: "stai per metterti in un gran bel casino, sappilo. E poi non dire che non ti avevo avvisata!"

Fu così che, quando dovetti scegliere la zona in cui volevo insegnare, la mia mano scrisse "Roma", senza pensarci troppo.

Eh già.

I risultati giunsero in una calda mattina di aprile, mentre giocavo con Rosa nel parco di fronte a casa mia.

Il cellulare nella mia tasca vibrò e, quando lo estrassi, trovai la mail con le graduatorie, e le scuole di destinazione.

Avrei dovuto insegnare al liceo scientifico "Augusto Righi", nel centro di Roma. Restai a fissare lo schermo per quella che mi parve un'eternità, mentre realizzavo tutto.

Io e Rosa saremmo andate a vivere a Roma, vicino a Paulo. Avremmo costruito una nuova vita.

Saremmo dovute partire entro pochi mesi, in modo da essere pronta per l'inizio dell'anno scolastico successivo.

Osservai Rosa, che si dondolava tranquillamente su un'altalena.

Percepii, per un istante, una punta di malinconia. Quella era la svolta della mia vita: avrei detto addio a quel paesino, avrei definitivamente salutato il passato, aprendo le porte per una nuova era.

Andai verso Rosa.

"Amore", la chiamai.

Vidi i suoi occhietti sollevarsi verso di me, incontrando i miei.

"Ci trasferiamo a Roma"

Il suo sguardo, a quel punto, fu indecifrabile. Sembrava felice, eppure sul suo volto c'era un'ombra di malinconia.

La strinsi a me.

Quando scrissi a Paulo che avremmo vissuto nella stessa città, sembrò entusiasta. Disse che era felicissimo, perchè così avrebbe potuto vederci più spesso.

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora