caro Paulo

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Caro Paulo,

so che ti starai chiedendo perchè ti ho scritto questa lettera, e, soprattutto, il motivo per cui io sia scappata da te, l'altro giorno.

Ti starai anche chiedendo perchè ho preferito scrivere, piuttosto che parlare direttamente con te.

Beh, la risposta è che non ne ho avuto il coraggio.

Ci sono tante cose che ti devo dire. Cose che girano nella mia testa da cinque anni e che non ho mai avuto il coraggio di esprimere.

Te la ricordi, quella notte di cinque anni fa?

Tu forse l'avevi vista come una semplice serata di sesso, e continui a pensarla così, ma... ma per me era, ed è, diverso.

Quella serata mi ha cambiato la vita, perchè nel giro di pochi giorni mi sono trovata a fissare esterrefatta un test di gravidanza positivo.

Sì, Paulo. Rosa è tua figlia.

Quando ho scoperto di essere incinta, una parte di me aveva deciso subito che avrei tenuto quel bambino. Avevo deciso di tenerlo perchè sapevo che avrebbe trasformato la mia vita, rendendola meravigliosa. Fin dall'inizio mi ero convinta che crescerla da sola sarebbe stata la cosa migliore, per tutti.

Per cinque anni ho conciliato lo studio con il "lavoro" di mamma, senza problemi. Perchè, in fondo, tutta quella fatica non mi pesava neanche un po'. L'avevo voluta io, in fondo. L'opzione di abortire mi era stata proposta, ed io l'avevo rifiutata consapevolmente.

Poi, a Roma, ho incontrato te.

Inizialmente ero convinta che nemmeno mi avresti riconosciuta. Poi, però, hai visto il mio tatuaggio.

Ti sei mai chiesto come mai io abbia chiamato mia figlia "Rosa"? Ho scelto il suo nome perchè ricordo distintamente una frase che avevi pronunciato in quella serata: "Ti ricorderò per sempre come la Rosa Nera allora, fantastica ragazza".

A questo punto ti starai chiedendo come mai io non ti abbia mai detto la verità.

Non te l'ho mai detta, perchè ti amo. Mi sono innamorata di te conoscendoti sempre più a fondo, e in breve tempo ho capito che non avrei mai potuto legarti a me solo per una bambina. Non saresti stato felice, al mio fianco.

Non sai lo sforzo che questa lettera mi è costato.

Ho deciso di dirti tutto perchè ritengo giusto che Rosa abbia un padre, e che "il padre" abbia Rosa.

Non voglio niente da te, Paulo. Non voglio soldi, come non voglio stare con te se non mi ami. Non voglio che tu decida di fingere l'amore solo per tua figlia, o cose così

Voglio solo che tu sappia che hai una figlia meravigliosa, e che la madre di questa figlia ti ama alla follia, più di quanto ami se stessa.

Sofia


Fissai la lettera, senza parole. Le lacrime scorrevano sul mio volto.

Avevo una figlia. Rosa, era mia figlia.

In fondo lo avevo sempre sospettato, ma avevo cercato in tutti i modi di convincermi che non fosse così.

Da un lato sentivo un'incredibile felicità crescermi dentro: avevo una figlia da Sofia... potevamo essere una famiglia.

Dall'altro, però, ero consapevole che, forse, lei questa famiglia non l'avrebbe mai vista.

"Paulo!", gridò la voce di Rosa.

Quando sollevai lo sguardo, la vidi correre verso di me lungo il corridoio.

Mi alzai dalla sedia, e le andai incontro. La presi in braccio, mentre il mio sguardo era completamente coperto dalle lacrime.

"Bambina mia", sussurrai, stringendola a me. Aveva un profumo meraviglioso: somigliava a quello di Sofia. Aveva i suoi stessi capelli, e il modo di parlare.

Gli occhi, invece... gli occhi erano i miei. Verdi, come lo smeraldo.

Poi vidi i genitori di Sofia, consumati dall'ansia.

"come sta?", chiesero.

Feci un cenno verso il vetro che ci separava da lei. "Voi potete entrare, se volete. Siete parenti stretti"

Mi guardarono con uno sguardo triste, malinconico.

Loro sapevano, pensai. Sapevano che ero il padre di Rosa.

Si richiusero la porta della stanza dietro le spalle, mentre io continuavo a stringere Rosa a me.

"la mamma dorme?", chiese.

La guardai negli occhi, leggendo nelle sue iridi verdi la speranza e l'incoscienza di una bambina, ma allo stesso tempo la consapevolezza che le mancava la mamma.

"sì. E' in un sonno molto profondo".

"Ma quando si sveglia? Mi aveva promesso che stasera avremmo guardato la partita mangiando la pizza!".

Sorrisi. Sì, era proprio la figlia di Sofia.

"Non credo che si sveglierà per stasera, ma se ti va possiamo guardarla insieme, la partita"

"e la pizza?"

"ordiniamo quella che vuoi, e mangiamo anche un quintale di gelato!"

Rosa sorrise.

Le diedi un bacio sulla guancia. La sua pelle era incredibilmente morbida. Avrei voluto restare lì per ore.

Poi, ad un tratto, vidi la madre di Sofia uscire dalla stanza.

"Piccola, vai dentro con il nonno", disse, rivolta a Rosa.

Quando la bambina fu sparita dietro la porta, il suo sguardo si posò su di me. Mi guardò intensamente, senza mai sbattere le ciglia.

"so tutto", dissi. "l'ho scoperto poco fa. Sofia aveva scritto una lettera... al momento dell'incidente, evidentemente, me la stava portando"

Restò per qualche istante in silenzio, voltandosi verso sua figlia. Feci lo stesso.

"cos'hai intenzione di fare?", chiese.

"io amo Sofia, più di me stesso. Se vorrà, sarò felice di costruire con lei una famiglia"

"Mi fa male dirlo, Paulo, ma...". Trasse un profondo respiro, per poi continuare. "Credono che non si sveglierà"

Deglutii, e cercai disperatamente di non scoppiare a piangere.

"Prenditi cura di Rosa, e quando Sofia non ci sarà più, ricordale sempre che la sua mamma era una persona meravigliosa"

"Sofia ce la farà. E' forte", esclamai, più che altro per convincere me stesso.

Sua madre mi sorrise, e abbassò lo sguardo.

"Prima o poi bisognerà trovare il modo di dire a Rosa chi sei"

"Voglio che ci sia anche Sofia, in quel momento"

"Portala via di qui. Falla divertire. E' ancora troppo piccola per vedere sua mamma in queste condizioni"

"dove la porto? A casa mia?"

"Sei tu il suo papà. Sono certa che qualsiasi decisione sarà la più giusta"

Avrei voluto scoppiare a piangere.

Rosa uscì dalla stanza in cui si trovava sua madre.

Sua nonna si inginocchiò di fronte a lei.

"Ora Paulo ti  porta a fare un giro, va bene? Se hai bisogno di qualcosa, ci trovi qui", le disse, stampandole un bacio sulla fronte.

Rosa mi guardò, e venne verso di me.

"Vieni qui, piccola mia"

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora