non te ne andare

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Chiusi la lettera in una busta, e uscii dal mio appartamento.

Corsi. Volevo arrivare a casa di Paulo a piedi. Camminare mi aveva sempre fatto bene, e non ero mai stata così felice.

Ma non sapevo ancora che il destino era contro di me.

PAULO'S POV

Accarezzai Kaia, il mio cane. Era bellissima, e mai come in quel momento avevo avuto bisogno di lei, della sua compagnia.

La mia vita senza Sofia, mi sembrava di colpo vuota. Non capivo come avevo fatto a vivere tutti quegli anni senza averla accanto a me. Non sapevo come avevo fatto a non innamorarmi di lei quella notte, cinque anni prima.

Ero seduto sull'erba, ad accarezzare gli esili steli che crescevano dal terreno, quando un rumore proveniente dalla strada mi colpì. Sembrava uno schianto.

Mi alzai velocemente, preoccupato di ciò che avrei potuto vedere.

Mai avrei immaginato, però, che mi sarei trovato di fronte al corpo di Sofia, steso sull'asfalto. C'erano dei segni di frenata, ma dell'auto che l'aveva investita... nessuna traccia.

Mi precipitai immediatamente sul suo corpo.

Mi uccideva vederla così, con i suoi lunghi capelli castani sparsi sull'asfalto, con le braccia distese in modo scomposto, e le gambe ripiegate verso il terreno.

Sembrava morta.

"Sofi!", gridai, giusto un istante prima di afferrarle il polso.

Il cuore batteva ancora.

Sfilai il mio iPhone dalla tasca e chiamai il 118, pregandoli di fare in fretta.

"Sofi, ti prego, svegliati!", gridai, mentre le lacrime scendevano lentamente sul mio volto. Non avevo mai percepito un dolore così atroce. Sentivo che il mio cuore stava piangendo, insieme a me. Faticavo a respirare, come se improvvisamente tutto l'ossigeno fosse sparito.

Ogni mia certezza era andata in frantumi, investita da quella maledetta auto che non si era nemmeno degnata di fermarsi.

"sofi...", sussurrai, piangendo. "ti prego". 

Ma lei non si svegliava. Il suo corpo sembrava vuoto, privo di anima.

Osservai i tratti del suo volto: così particolari, eppure così perfetti.

Piansi. Piansi tutte le lacrime che non avevo mai pianto fino a quel momento. Il mio cuore stava gridando pietà, mentre man mano si palesava di fronte a me il timore, sempre più concreto, di non poter mai più vedere il suo sorriso. O sentire la sua voce, il suo profumo. Sfiorare la sua pelle.

L'ambulanza arrivò, mentre tutto intorno a me si faceva ovattato.

Vidi le luci in lontananza, mentre la sirena si faceva sempre più forte.

"amore mio", sussurrai.

Poi, per un istante, i suoi occhi si socchiusero. Le palpebre si mossero delicatamente, per poi richiudersi ancora una volta.

Poi, a muoversi fu la sua bocca.

"ti amo", sussurrò.

Il mio cuore perse un battito. "anch'io", gridai, con tutto il fiato che avevo in gola.

Ma lei non poteva sentirmi.

Quando i medici scesero dall'ambulanza, uno di loro le tastò il polso, per sentire i battiti.

"dobbiamo andare subito in ospedale", comunicarono, sollevandola da terra e posandola delicatamente su una barella.

"sopravvivrà?", chiesi, disperato, vedendo il suo corpo scomparire dentro l'ambulanza.

"non lo sappiamo... la situazione sembra grave", rispose il medico.

Per un attimo, mi mancò il respiro. Ero certo di essere ad un passo dalla morte, insieme a lei.

I colori del mondo si erano improvvisamente spenti, lasciando spazio ad infinite sfumature di bianco e nero.

Osservai l'ambulanza mentre si allontanava.

Corsi in garage, salii in auto, e partii alla volta dell'ospedale.

Premevo il piede sull'acceleratore come se non ci fosse un domani. Volevo raggiungere lei, Sofia, l'amore della mia vita.

Il mio pensiero andava a Rosa, a quella meravigliosa bambina sempre sorridente, ignara che la sua meravigliosa mamma stava lottando per restare in vita.

Arrivato all'ospedale, parcheggiai in fretta nel primo posto libero e mi precipitai all'interno. Non sapevo dove fosse.

Volevo vederla, sapere che era ancora viva.

"Dove l'avete portata?", chiesi, ad un medico che riconobbi come uno di coloro che erano sull'ambulanza.

"La stiamo portando dentro, stia tranquillo. Appena l'avranno portata in una stanza, la avviserò"

"E' grave?"

"Abbastanza"

Quella risposta mi gelò il sangue nelle vene.

"ah, sì", disse il medico, tornando indietro. "dobbiamo avvisare i parenti... lei sembra molto vicino a questa ragazza... potrebbe..."

"li chiamo io", affermai.

Il medico fece un cenno di assenso, allontanandosi.

Con mani tremanti, estrassi il telefono dalla tasca, e telefonai.

Gli squilli sembrarono eterni.

"Pronto?", chiese la voce di suo padre.

"buongiorno, sono Paulo"

"Oh!", esclamò.

"E' una cosa importante... Rosa non deve sentire... non ora, almeno"

"E' successo qualcosa a Sofia?", chiese, improvvisamente preoccupato.

Stavo per mettermi a piangere, ma mi feci coraggio. "Ha... ha auto un incidente. E' stata investita, pochi minuti fa. Ora sono in ospedale, sto aspettando che le assegnino una stanza"

"ma... è grave?"

"è in coma. I medici dicono che è in una situazione critica"

"a-arriviamo"

Chiuse la telefonata, lasciandomi con dei "biiip" ad intervalli regolari.

Il medico di prima corse verso di me. "Se vuole l'abbiamo portata in stanza, ma se non è un parente non può entrare"

Lo seguii, attraverso corridoi che mi parvero infiniti.

Poi... la vidi. Era lì, stesa sul suo letto. Gli occhi chiusi, ed infiniti tubicini che le uscivano da ogni parte. La potevo vedere solo attraverso un vetro, ma in quel momento l'unica cosa che mi interessava era sapere che era viva.

"è in coma", spiegò il medico. "voglio essere molto franco con lei. La ragazza è molto grave. Ha subito un trauma cranico non da poco. Difficilmente si risveglierà. Tutto dipende dalla sua forza di volontà"

Persi un battito, mentre tutto intorno a me si faceva ovattato. Cosa voleva dire "difficilmente si sveglierà"?

Le lacrime iniziarono a scorrere sulle mie guance, mentre l'idea della sua morte si concretizzava sempre di più.

"Ah, sì. Abbiamo trovato questa. C'è scritto "per Paulo"".

Osservai l'oggetto che quel medico mi stava porgendo. Era una busta.

Deglutii. Cosa voleva dirmi? Era per quella lettera che era venuta da me? Era per quella lettera che ora si trovava lì, sul punto di morire?

La afferrai, e la strinsi a me. Era l'unica cosa che mi restava di lei.

La avvicinai al mio volto, e tentai di cogliere il meraviglioso profumo di Sofia. Ma quel profumo non c'era.

Piansi, piansi come mai prima di allora.

La aprii, delicatamente, ed iniziai a leggere.

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora