piccola mia

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Fu così che quella sera Paulo ci accompagnò a casa sua.

Ne avevo sentito parlare spesso, ma mai avrei creduto che potesse essere tanto bella.

Era una villa enorme, con un giardino incredibile. Notai una piscina esterna, che terminava in una lussuosa veranda interna.

Quando entrammo, rimasi esterrefatta. L'arredamento era incredibilmente moderno, semplice. Accanto alla porta d'ingresso, c'era un elegante spruzzo di colore nero, intonato con il resto dei mobili.

"E' fantastica", commentai, osservando la soddisfazione di Paulo.

"Torno subito", mi comunicò. "Vado a dire alla cuoca di preparare per 5"

Dentro di me pensai. "Cacchio, pure la cuoca"

Quando Paulo scomparve dietro ad una porta scorrevole automatica, i miei genitori si avvicinarono a me.

"Ma state insieme?", chiesero, praticamente in coro.

"No", risposi. "Perchè?"

Mia madre sorrise. "Raramente ho visto due persone affiatate come voi. Sul serio, chi vi vede direbbe senza dubbio che siate una coppia.... e poi ti guarda in un modo..."

"Come?", chiesi, con un tono che suonò piuttosto minaccioso.

"Come se volesse saltarti addosso da un momento all'altro, ma si fermasse, per qualche strana ragione"

Deglutii, e preferii non rispondere. 

Paulo ritornò dopo qualche minuto, e ci fece accomodare nella sala da pranzo, arredata con un lungo tavolo in marmo nero.

Si sedette accanto a me.

Cenammo tranquillamente, chiacchierando. Era molto strano essere lì, con mia figlia, Paulo, e i miei genitori attorno allo stesso tavolo.

Sembrava frutto di un sogno, eppure era tutto reale.

Fu proprio nel momento in cui stavo ingoiando una fetta di mozzarella, che mio padre fece la domanda che cambiò completamente il clima della serata.

"Ti piacerebbe essere padre?"

Per poco non morii soffocata. La mozzarella mi andò di traverso, e furono necessari parecchi colpi di tosse perchè la situazione tornasse sotto controllo.

Osservai mio padre, con uno sguardo assassino. Me l'avrebbe pagata cara.

Vidi Paulo esitare, osservare il piatto attentamente, come se potesse rispondere al suo posto.

"Ci ho pensato spesso, ma non ho ancora incontrato la donna giusta", rispose.

Nella sala da pranzo calò un silenzio spettrale, interrotto solo da Rosa, che masticava tranquillamente una fetta di pane.

"A volte la donna giusta è proprio accanto a te, ma non riesci a vederla", aggiunse mia madre, giusto per peggiorare la situazione.

"Scusate, devo andare in bagno", mi affrettai a dire, allentando un po' la tensione.

Paulo si voltò di scatto verso di me. "Ti faccio vedere dov'è"

Detto questo, ci incamminammo insieme lungo un corridoio pieno di porte.

"Scusa", gli dissi, sperando che non avesse preso troppo male i commenti invadenti dei miei genitori.

Vidi l'argentino sorridere. "Forse hanno ragione, chi lo sa", rispose, indicandomi la porta del bagno.

La aprii velocemente, per poi richiuderla senza dire una parola.

Appoggiai la schiena al muro, e mi lasciai scivolare a terra. Quando il freddo pavimento in marmo entrò in contatto con la mia pelle, sentii le lacrime scendere lungo le mie guance, tracciando su di esse delle linee che non avrei dimenticato mai.

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora