Osservai il panorama di fronte a me. Mi trovavo sugli spalti dello Stadio Olimpico di Roma, insieme a Paulo e Rosa.
Eh, già. Erano trascorsi diciotto anni dal giorno in cui avevo partorito Cristiano, e quel minuscolo neonato un po' grassottello che scalciava le proprie gambette in aria, ora stava per effettuare il proprio debutto in serie A, con la maglia della Roma.
La Juventus aveva proposto a Paulo di far crescere nostro figlio lì, nelle giovanili della Vecchia Signora, ma lui aveva preferito che fosse Cristiano a scegliere. In fondo era la sua carriera, non la nostra.
Così, quel piccolo Cristiano, scelse la Roma. La squadra per cui suo padre giocava quando lui era nato. La squadra della città che lo aveva cresciuto. La squadra che amava.
In quei diciotto anni erano accadute tante cose: Paulo si era ritirato dalla sua carriera da calciatore, e ne aveva intrapresa una da allenatore. Il mio studio di architettura si era ingrandito, tanto da raggiungere una fama internazionale. Rosa, invece, aveva continuato a correre sui campi da calcio, con la stessa passione del primo istante in cui si era trovata un pallone tra i piedi: giocava anche lei per la Roma, solo che, ovviamente, per la squadra femminile. Aveva esordito ormai diversi anni prima, ed ormai era una delle calciatrici più forti e ammirate d'Italia.
Lei e il fratello indossavano una maglia giallorossa numero 21, con il cognome "Dybala" a coronarlo. Due nuovi calciatori, che tenevano alto il nome del proprio padre, fieri del sangue che scorreva nelle loro vene.
Quando fu annunciato l'ingresso in campo delle squadre, Paulo posò una mano sulla mia. Era emozionatissimo, nel vedere il piccolino di casa che seguiva le sue tracce.
Sembrava trascorso appena un istante da quando Cristiano aveva pianto per la prima volta, una volta partorito. Mi voltai verso Rosa, ammirando i tratti di una bellissima ragazza con i capelli castani e gli occhi verdi, che scrutavano attenti il campo, impazienti di scorgere la figura del fratellino che tanto amava. Invidiavo la sua perfezione, perchè solo io potevo sapere cosa avrei dato per essere come lei, alla sua età.
Però ero fiera, perchè lei era mia figlia. Nostra figlia.
Aveva accudito Cristiano come una mamma. Era sempre stata al suo fianco, quando il padre gli insegnava a correre sui campi da calcio, e lo aveva sempre aiutato con i compiti di scuola.
Erano una cosa sola.
Eccolo là, Cristiano, che si chinava insieme ai suoi compagni per la foto di squadra. Eccolo là, poi, mentre correva per il campo, seguendo il pallone, giocandoci, tirandolo e ricevendolo.
Eccolo che si spostava verso l'area di rigore nemica, e... GOAL! Il nuovo Dybala aveva appena fatto goal!
Lo stadio venne giù, mentre migliaia di tifosi esultavano. Osservai Rosa, che aveva le lacrime agli occhi. Vedevo la fierezza con cui osservava il suo piccolo fratellino.
Cristiano venne verso la nostra direzione, ed esultò con la "Dybala Mask". Paulo sorrise, cercando di mascherare le lacrime.
Era bellissimo, pensai. Gli anni erano passati anche per lui, e sul suo volto iniziavano a formarsi alcune rughe. Non era più giovane, e la perfezione del suo fisico non era più così evidente come un tempo. Eppure i suoi occhi erano sempre di un verde intenso, luminoso, in grado di farmi battere il cuore come nel primo istante.
Le telecamere ci inquadravano, mentre il commentatore ci descriveva come "famiglia Dybala, che era venuta a sostenere il suo nuovo campione".
"Famiglia Dybala", pensai. Quanta strada avevamo fatto, da quella notte in quella discoteca di Torino? Io ero diventata una donna, una mamma, e una moglie. Paulo aveva cambiato maglia, era diventato papà, marito, e si era ritirato dal mondo del calcio.
Il gioco riprese. Altri fecero goal, Cristiano fece errori e belle azioni, come tutti. Aveva ancora molta strada da fare per diventare come suo padre, ma era ancora giovane. Era la sua prima partita, e di fronte a lui c'era una meravigliosa carriera... forse addirittura migliore di quella di Paulo.
Mi voltai verso la Joya, i cui occhi mi scrutavano attenti, commossi.
"grazie", sussurrai.
"grazie a te, mia Rosa Nera"
FINE <3
STAI LEGGENDO
La rosa nera II Paulo Dybala
RomanceArrivare a 19 anni senza aver mai baciato nessuno... folle, no? Chi l'avrebbe mai immaginato, che proprio nella notte in cui avevi deciso di lasciarti andare, ti saresti trovata con una figlia da Paulo Dybala. Figlia di cui lui, ovviamente, è ignaro...