il giorno più bello

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Mi svegliai di soprassalto, rendendomi subito conto di che giorno fosse. Era la data del mio matrimonio... io e Paulo entro poche ore saremmo diventati marito e moglie, come sempre avevo sognato.

Avevamo deciso di essere un po' "tradizionalisti", così Paulo quella notte era andato a dormire in hotel, perchè si sa, vedere la sposa prima del matrimonio porta male.

Mi ero svegliata con mia madre che bussava alla mia porta, per portarmi la colazione. Da quando era arrivata a Roma, poche ore prima, mi trattava come una principessa. Sapeva, in fondo, che quello sarebbe stato il giorno più bello della mia vita.

Mi alzai dal letto, e andai ad aprirle. Con lei c'era anche Rosa, che mi saltò addosso non appena mi vide. La abbracciai, sapendo perfettamente che quella bambina era felice almeno quanto i suoi genitori, o forse anche di più.

Andai al piano di sotto per fare colazione, poi risalii, sedendomi sul letto e restando a contemplare il vestito da sposa di fronte a me.

"sei pronta?", chiese mia madre, entrando nella stanza.

"aspetto questo giorno da tutta la vita, eppure scopro di avere una paura terribile", ammisi.

Mia madre sorrise. "E' normale: anch'io ce l'avevo, quando ho sposato tuo padre."

Annuii, e mi alzai per afferrare il vestito. Era stato fatto apposta per me, per poter contenere quel pancione da donna incinta che stava crescendo a vista d'occhio.

Lo indossai lentamente, con delicatezza, per paura di rovinarlo. Dopo qualche minuto sentimmo suonare al campanello, e aprimmo la porta alla parrucchiera, venuta per rendere i miei capelli ciò che non erano: belli.

Fu lei a truccarmi, applicando alcuni strati di mascara alle mie ciglia convenientemente piegate in precedenza, e una sottile linea di eyeliner per evidenziare il contorno del mio occhio. Le mie unghie erano bianche, perfettamente intonate con l'abito.

Pettinò e truccò anche Rosa, che avrebbe dovuto portare il cuscinetto delle fedi. Indossava un vestito azzurro cielo, che ricadeva sul pavimento. Le sue spalle erano leggermente scoperte, mentre sul petto danzava un elegante gioco di veli.

Un paio d'ore dopo, eravamo pronte. Uscii dalla porta, e mi recai verso la Lamborghini di Paulo, per quell'occasione guidata da un autista.

Salii in macchina, mentre mia madre e Rosa mi seguivano con un'altra auto. Partimmo alla volta del "castello di Bracciano", dove si sarebbe svolto il matrimonio.

Quando arrivammo a destinazione, il cuore mi batteva a mille. Scesi dall'auto, e mi diressi all'interno del castello, accompagnata da mio padre.

Quando vidi Paulo, sorrisi come non avevo mai fatto. Mentre mi guardava, vedevo in lui la felicità pura, la gioia di poter finalmente coronare un sogno.

Avanzai verso di lui, lungo il giardino del castello, che si affacciava sul lago.

Durante l'intera cerimonia, non riuscivo a smettere di guardare la Joya, e di pensare: "Tra pochi minuti, sarà mio marito. Per sempre"

Quando Rosa venne verso di noi con le fedi, eravamo chiaramente, entrambi, emozionati. Vedevamo quella bambina, la nostra bambina, e pensavamo che probabilmente, non fosse stato per lei, in quel momento non saremmo stati lì. Lei era il simbolo di un amore nato per caso, ma destinato a durare per sempre. Lei rappresentava noi, in tutte le nostre sfumature.

Prendemmo le fedi e ce le scambiammo, mentre dal pubblico si levava un fragoroso applauso. Prima di baciarmi, Paulo sussurrò al mio orecchio, in modo che fossi solo io a udirlo: "ti amo, Rosa Nera"

Lo baciai, lasciando che le nostre labbra, come le nostre mani, si cercassero, consapevoli di essere indivisibili. Sentii la mano di Paulo posarsi sulla mia pancia, e accarezzarla. Sia abbassò leggermente, e le diede un bacio.

"Hai sentito, Cri?", chiese, "mamma e papà ora sono marito e moglie"

Una volta terminata la cerimonia, vidi avvicinarsi a me Alicia, la mamma di Paulo. Salutò suo figlio, Rosa, e infine mi raggiuse.

"Buongiorno, Alicia", le dissi. Sapevo di dover parlare lentamente e utilizzando parole semplici, perchè non conosceva bene l'italiano.

"Ciao, Sofia", disse, fissandomi per qualche istante. L'avevo vista giusto un paio di volte nell'arco di quei 4 anni in cui io e Paulo eravamo stati insieme davvero. D'altronde, vivendo dall'altra parte del mondo, era difficile che madre e figlio si vedessero troppo spesso.

"sei bellissima", aggiunse, con il suo marcatissimo accento argentino.

"Grazie mille", risposi, sorridendole.

"Possiamo parlare per qualche secondo?", chiese.

"ma certo", dissi, conducendola in un angolo più riservato del giardino.

Alicia si guardò intorno per qualche istante, poi iniziò il suo discorso: "Estoy muy feliz, perchè Paulo ha trovato una ragazza como tu. Ha avuto tante ragazze en los años, ma tu sei... diferente. Hai cresciuto Rosa da sola per cinque anni, senza chiedere nada a nadie. Ti devo fare i complimenti, perchè vostra figlia è una criatura maravillosa. Vi auguro tutta la felicità del mondo, anche con il pequeño Cristiano."

Ero commossa, perchè quelle parole, dette da Alicia, erano inestimabili. Mi erano arrivate dritte al cuore.

"Grazie, davvero", dissi, anche se nessun ringraziamento avrebbe mai potuto esprimere i miei sentimenti in quel momento.

"Non devi ringraziarmi", ribatté, per poi protendersi verso di me e abbracciarmi.

Chiusi gli occhi, per godermi appieno quel momento. Adoravo Alicia, perchè era come Paulo. Nascondeva lo stesso dolore passato per la morte di suo marito, il padre della Joya, ma allo stesso tempo il sorriso non scompariva mai dal suo volto. Il suo profumo somigliava a quello di suo figlio, esattamente come i tratti del suo volto.

"Ti voglio bene", sussurrò, per poi sciogliere l'abbraccio e allontanarsi prima che potessi rispondere.

La verità era che anche io gliene volevo, e anche tanto.

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora