I preparativi per il matrimonio procedevano a gonfie vele, anche se mi rubavano la maggior parte del tempo... sul serio, non avrei mai pensato che potesse essere così difficile.
Allo stesso tempo però, mi divertiva. Era bello essere finalmente protagonista della scelta di bomboniere, abiti, ristoranti, menù, inviti... come avevo sempre visto fare agli altri, speranzosa che un giorno sarebbe capitato anche a me.
Quel giorno, finalmente, era arrivato. Era il giorno in cui avrei dovuto provare il vestito da sposa.
Andai in un atelier nel centro di Roma, insieme a Rosa e alla mia migliore amica, Alice. Quando entrai, rimasi esterrefatta.
C'erano tantissimi abiti... sul serio avrei dovuto sceglierne uno?
Trascorsi ore a provarli, uno alla volta. Erano tutti magnifici, ma io volevo innamorarmi del mio vestito a prima vista. Non volevo scegliere, volevo essere conquistata.
Mentre ero chiusa nel camerino, provai improvvisamente uno strano senso di nausea, che aumentò fino a farmi stare male.
Chiesi alla proprietaria dell'atelier dove fosse il bagno, e mi ci infilai. Chiusi la porta alle mie spalle, e tentai di regolarizzare i battiti del mio cuore, che erano aumentati a dismisura.
Mi avvicinai al water, e vomitai. Non mi succedeva da quando ero piccolina, e non capivo quale potesse essere il motivo. Restai qualche minuto chiusa nel bagno, attendendo che la nausea terminasse, e la testa smettesse di girarmi.
Quando ne uscii, chiesi a Rosa e alla mia migliore amica di tornare a casa. Stavo male... non ce la facevo più a provare vestiti.
"Va tutto bene?", chiese Alice, quando fummo uscite dal negozio.
"Sarà solo un po' di indigestione, tranquilla", ipotizzai, mentre ognuna saliva nella propria auto, diretta verso casa.
Quando arrivai, Paulo non era ancora tornato. Era un periodo pieno di partite, e Mourinho non lasciava alla squadra nemmeno un secondo di tregua.
Quando rientrò, era ora di cena. Mentre mangiavamo, percepii nuovamente quel senso di nausea, che mi spinse a correre in bagno per vomitare.
Quando ne uscii, dovevo essere in condizioni pietose, perchè Paulo mi invitò a sedermi, commentando: "sei sicura di stare bene, Sofi? Sembri un cadavere"
Sorrisi. "Sicura. Avrò fatto indigestione... ci dormo sopra e vedrai che andrà meglio"
Le cose, infatti, sembrarono migliorare nettamente. Trascorsero giorni tranquillissimi, senza alcun malessere a disturbarmi. Mi ero persino dimenticata di quell'episodio, quando, circa una settimana dopo, accadde di nuovo.
Ero con Paulo: facevamo colazione in un bar. All'improvviso quel senso di nausea salì ancora. Corsi in bagno, e vomitai.
"Sofi, io ti porto all'ospedale", esclamò Paulo, non appena tornai al tavolo.
"Ma no... non serve"
"Sì, invece. Non è normale che improvvisamente tu ti sia messa a vomitare", ribatté.
Io in realtà un'idea ce l'avevo, ma avevo paura. Non ne avevamo mai parlato...
Salimmo in macchina, diretti verso l'ospedale, quello stesso in cui quattro anni prima ero rimasta in coma per due settimane.
Andammo direttamente nel Pronto Soccorso, dove un'infermiera ci invitò a restare in fila, aspettando il nostro turno. Trascorsero delle ore, in cui mi annoiai a morte. Paulo tentava in tutti i modi di far passare il tempo, chiacchierando del più e del meno, ma risultarono comunque infinite.
"Signorina, può entrare", mi comunicò l'infermiera alla reception. La seguii, lasciando Paulo nella sala d'aspetto.
La verità era che sapevo perfettamente ciò che mi avrebbe detto il medico.
Mi sedetti su un lettino e rimasi sola per qualche istante, in attesa di un qualsiasi dottore o infermiere.
Entrò una donna di mezza età, sorridente. "Mi dicono che ha avuto alcuni casi di nausea e vomito piuttosto anomali", disse.
"Esatto", confermai, annuendo.
"Ha pensato di fare un test di gravidanza?", chiese.
"Certo che ci ho pensato, ma ho preferito venire qui"
La dottoressa annuì, e iniziò a farmi alcuni esami e prelievi vari.
"Torni in sala d'aspetto. Quando sono pronti i risultati, la chiamerò", mi comunicò, scomparendo dietro una porta a vetri.
Tornai da Paulo, che attendeva ansioso. La verità era che anche lui sapeva perfettamente quale fosse il mio "problema". Entrambi non dicevamo nulla, perchè entrambi eravamo consapevoli di non aver mai esposto le nostre opinioni su un possibile secondo figlio.
"Paulo..."
"Ti hanno fatto un test di gravidanza, vero?", chiese, con uno sguardo che non riuscii a decifrare.
Annuii. "Ma non è sicuro che sia positivo: sto attendendo i risultati"
Paulo sorrise. "Se per te va bene... a me piacerebbe un secondo figlio. Stiamo per sposarci, e sarebbe meraviglioso poterlo crescere insieme a te, fin dall'inizio. Con Rosa hai dovuto fare tutto da sola, ma con questo qui... ci sarei"
Lo baciai. "Non voglio illudermi. Magari non sono incinta"
La Joya annuì, spostando lo sguardo verso il pavimento: lo faceva sempre, quando era nervoso.
"Signorina, venga. I risultati sono pronti", mi comunicò la dottoressa.
"Può entrare anche lui?", chiesi, indicando Paulo.
La donna annuì, così entrambi ci alzammo velocemente e la seguimmo.
Ci condusse fino al suo ufficio, dove estrasse alcuni fogli dalla stampante.
"Lei è incinta", disse.
Scoppiai a ridere per la felicità. Paulo mi baciò, mentre la dottoressa sorrideva, felice anche lei per la nostra reazione.
"Sarà il vostro primo figlio?", chiese.
Scossi la testa. "Secondo. Abbiamo una figlia di nove anni"
Quando uscimmo dall'ospedale, eravamo raggianti di gioia.
"Lo cresceremo insieme, Sofi. Sarò sempre con te, anzi... con voi, dato che ormai siete in tre"
Sorrisi, e lo baciai. "Aspetterei a dirlo a Rosa... prima voglio sapere se sarà un maschio o una femmina".
"Sono perfettamente d'accordo con te... e poi non si sa mai, sempre meglio attendere fino al terzo mese"
Dopo qualche istante di silenzio, aggiunse: "Qualunque sarà il sesso, mi piacerebbe chiamarlo con un nome argentino, se ti va"
"Ma certo che mi va! Hai già pensato a quale?"
"Sono nomi un po' particolari, ma se fosse femmina la chiamerei tipo Alexandra, o Amelie, o Cruz"
"Che carino Cruz. E' molto particolare, ma interessante"
"Se fosse maschio, Cristiano o Rafael. "
"Voto per Cristiano... Rafael mi ricorda Leao, e vista la mia fede direi che non è un bel ricordo", commentai, ridendo.
Paulo scoppiò a ridere, e mi baciò. Saremmo diventati genitori per la seconda volta, e questo figlio lo avremmo cresciuto insieme, sempre.
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La rosa nera II Paulo Dybala
RomanceArrivare a 19 anni senza aver mai baciato nessuno... folle, no? Chi l'avrebbe mai immaginato, che proprio nella notte in cui avevi deciso di lasciarti andare, ti saresti trovata con una figlia da Paulo Dybala. Figlia di cui lui, ovviamente, è ignaro...