come lo guardi

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Uscimmo dal ristorante, mentre le lacrime mi solcavano il volto. Anche Rosa piangeva, probabilmente perchè vedere sua madre ridotta così la faceva stare male.

Paulo la prese in braccio, dandole un bacio sulla fronte. "Stai tranquilla, piccola. La mamma sta bene"

La fece salire in macchina. Mentre aprivo la portiera, mi fermò.

"Non devi ascoltarla Sofi, sul serio. Non devi nemmeno pensare di essere una delusione"

Sorrisi, e lo baciai. "Grazie per quello che hai detto. Erano delle parole... meravigliose"

"Sono tutte cose che penso, e le ripeterei infinite volte"

Lo baciai un'altra volta, per poi lasciarlo andare. Salimmo entrambi nell'auto, mentre mi asciugavo le lacrime con la mano. Presi un fazzoletto di carta dalla tasca dei miei jeans, e completai l'opera, per poi sfoggiare un sorriso smagliante.

"Vedi, Rosa? Mi è già passato tutto"

La bambina mi osservò, poco convinta.

"Vi va di venire alla partita questa sera?"

"Roma-Lazio... e me lo chiedi pure?", commentai, scherzosa.

"Vi faccio riservare i biglietti, allora"

"Così potremmo vedere il nostro giocatore preferito... Paulo Dybala, dicono che sia molto bravo. Vero, Rosa?" Aggiunsi, scherzando, rivolta verso mia figlia.

Sul volto della bambina comparve un vistoso sorriso. "E' il più bravo del mondo"

"Beh, oddio, non allarghiamoci", ribattei, ridendo.

Paulo scoppiò a ridere. "stronza", sussurrò, per non farsi sentire da Rosa.

Guardando fuori dal finestrino e lasciando che la mia mente volasse libera, mi resi conto che quella sarebbe stata la mia prima "comparsa in pubblico", da quando Paulo aveva riconosciuto Rosa e avevamo iniziato a definirci come una famiglia.

Appena arrivati a casa, corsi a farmi una doccia. Volevo lasciare che le lacrime di poco prima sparissero per sempre... anche il solo ricordo di loro, mi faceva stare male. Con una bella doccia calda tutto sarebbe stato migliore.

Entrai in doccia, e aprii il rubinetto. Qualche istante dopo, sentii la porta della doccia aprirsi. Mi voltai di scatto, spaventata.

Rimasi senza parole, nel vedere Paulo, completamente nudo, di fronte a me. Senza dire una parola, entrò in doccia, e mi strinse a sé.

"Per far scivolare via il passato, e costruire una nuova vita insieme"

Lo baciai, e allungai una mano verso il suo membro. Lo stimolai un po', mentre lui faceva lo stesso con me. Senza mai smettere di baciarmi, sollevò le mie gambe in modo che gli cingessero la vita, e penetrò in me. Era una sensazione incredibile, che nulla avrebbe mai potuto eguagliare. Era come se quel maledetto argentino fosse stato fatto apposta per stare lì, dentro di me.

Tutto scompariva, tranne noi, e l'acqua che scorreva lenta sui nostri corpi. Venimmo insieme, per poi lasciare che i nostri corpi si posassero, esausti, sul muro della doccia.

"Ti amo", mi sussurrò Paulo all'orecchio.

"Anch'io"

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Qualche ora dopo, ero seduta sugli spalti dell'olimpico. Percepivo la tensione nell'aria. Ero sempre stata abituata a contorcermi dall'ansia durante i derby di Milano, ma dovevo ammettere che anche quello romano non scherzava affatto. Indossavo la maglia di Paulo, esattamente come Rosa, seduta al mio fianco.

Notai che le persone ci indicavano, ci fotografavano, e probabilmente facevano supposizioni su come io, una ragazza totalmente sconosciuta, avessi fatto irruzione nella vita di Paulo Dybala.

Quando le squadre entrarono in campo, fu un momento magico. Vidi Paulo, che camminava fiero sull'erba dell'Olimpico, come fosse la sua casa.

Perchè in fondo era quella, la sua casa. Nonostante avesse sempre giocato in squadre avversarie a quella che tifavo, lo avevo sempre ammirato. Era uno di quei pochi giocatori che si innamoravano sul serio della squadra per cui giocavano, e che avrebbero dato l'anima per vederla vincere.

Paulo era così. Dal Palermo, alla Juve, fino alla Roma, aveva sempre lottato per ognuna di essere come se fosse in gioco la sua vita.

Fu una partita molto combattuta, ricca di gol da entrambe le parti. Sembra uno scherzo del destino, ma fu proprio Paulo a segnare la rete decisiva. Non appena la palla entrò nella porta, si voltò verso di me.

Ma non fece la sua solita "Dybala Mask". Imitò una S e una R, per poi portarsi una mano al cuore. Quel gol, quella vittoria, erano per noi.

Ero felice, come non lo ero mai stata in tutta la mia vita.

Dopo il fischio finale, fu permesso alle famiglie dei calciatori di scendere in campo. Presi Rosa in braccio e la scortai fino alle braccia di suo padre.

Alzai lo sguardo, e rimasi senza parole. Ero sul campo dello Stadio Olimpico. Migliaia di persone mi guardavano. Lì, in tv... ero qualcuno. La gente parlava di me.

Gli occhi mi si velarono di lacrime di commozione, nell'osservare le coreografie della curva romanista. Amavo il calcio anche per questo. Era l'unico sport che riuscisse a strapparmi il cuore. Ero interista, certo, ma vedere l'amore che i tifosi provano per la propria squadra, qualunque essa fosse, mi commuoveva. Era un amore vero, l'unico in cui avessi sempre creduto, e che ero stata pronta a tatuarmi, senza pensarci nemmeno un secondo. Perchè le persone vanno e vengono, ma la fede resta in eterno.

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La mattina seguente mi svegliai piuttosto tardi, e trovai Rosa e Paulo già in piedi, vestiti con le loro tute di allenamento, pronti ad andare a giocare a calcio.

Mentre mi stavo sedendo per fare colazione, sentii il campanello di casa suonare.

"Vado io", disse Paulo, leggendomi nel pensiero.

Qualche istante dopo, vidi comparire mia zia. Mi si gelò in sangue nelle vene.

"Sono venuta a chiederti... a chiedervi scusa", iniziò.

La guardai stupefatta. Non aveva mai chiesto scusa, nemmeno una volta.

"Ieri sera ero nella hall dell'hotel, e la tv era accesa per far vedere la partita", spiegò. "L'ho seguita, perchè tanto non avevo nulla da fare. Quando Paulo ha fatto goal, sei stata inquadrata anche tu, Sofi. Li ho capito. Ho visto l'esultanza, e il modo in cui lo guardi. Tu lo ami sul serio. Ti ho anche vista entrare in campo a fine partita, insieme a Rosa... ho visto la tua commozione. Ti invidio, perchè credo di non aver mai provato un amore così"

Ero pietrificata, senza sapere cosa dire. Mi alzai, e la abbracciai. In fondo non era poi così male come zia, no?

"Tienitelo stretto, perchè un ragazzo così speciale, pronto a difenderti in ogni momento, è molto raro"

"Lo farò", risposi, sorridendo, e voltando lo sguardo verso Paulo.

"E poi figo così... dove lo trovi un degno sostituto?", aggiunse, ridendo.

Scoppiai a ridere, e la abbracciai ancora una volta. Forse aveva capito che, in fondo, anche se le cose non erano come voleva lei, potevano essere belle.


SPAZIO AUTRICE

oggi ho pubblicato due capitoli per concludere questa piccola vicenda, dato che il prossimo uscirà il 31 luglio. Fino a quel giorno sarò in vacanza, quindi non riuscirò a correggere i capitoli.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia fino ad ora.

Sofy

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora