Venezia

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Lasciai Rosa ai miei genitori: non sapevo perchè, ma non mi andava troppo a genio l'idea che padre e figlia fossero così vicini, senza conoscere l'identità l'uno dell'altra.

Salii su un Regionale Veloce per Venezia. Durante tutto il tragitto tentai di leggere un libro, anche se una miriade di pensieri disturbava la mia tranquillità: qualcosa, dentro di me, aveva paura.

Paura della speranza, probabilmente. Un problema che avevo sempre avuto, e che forse mi avrebbe accompagnata per l'eternità.

Quando il treno giunse a destinazione, il cuore mi batteva forte nel petto.

Uscii dalla stazione e, come sempre, restai estasiata dalla vista di fronte a me. Amavo quella città, probabilmente più di ogni altra.

Mi guardai intorno per qualche istante, finché una mano non si posò sulla mia spalla.

"Hola hermosa", esclamò Paulo, facendomi sobbalzare.

"Vuoi farmi morire?", gli chiesi, sinceramente spaventata.

L'argentino scoppiò a ridere. "Pronta per il nostro tour?"

Annuii, ed iniziammo a camminare insieme per le calli veneziane. Era tutto stranissimo, soprattutto perchè non avrei mai pensato che avrei potuto girare per Venezia, la mia seconda casa, insieme a Paulo Dybala.

Non lo avrei mai immaginato né da adolescente, quando sognavo di incontrarlo, né da studentessa universitaria, che ogni giorno tornava a casa e trovava la figlia, concepita sul terrazzo di una discoteca insieme a quel fantastico argentino.

Camminavamo uno accanto all'altra, mentre gli raccontavo vari aneddoti su cose accadute tra quelle minuscole viuzze, quando studiavo lì. Mi sembrava di conoscerlo da sempre, nonostante avessi instaurato un rapporto vero con lui, da appena una settimana.

Eppure lo guardavo, e vedevo di fronte a me l'amico di una vita. Quella persona che aveva sempre fatto parte di me.

Scossi il capo: ero solo una stupida illusa.

"Ti va un giro in gondola?", mi chiese ad un tratto Paulo, sorridente più che mai.

"Come potrei rifiutare?", commentai, maliziosa.

Fu così che, nel giro di una decina di minuti, ci trovammo a galleggiare sulle acque della laguna. Era una sensazione meravigliosa, che nessun'altra esperienza avrebbe potuto eguagliare.

Stare accanto a Paulo, poi, era fantastico: mi faceva morire dal ridere, con le sue infinite battute. Nessuno era mai riuscito a farmi volare così, prima d'allora.

Era una persona fantastica e, probabilmente, scoprirlo mi stava facendo male.

Continuavo a chiedermi come avrebbe reagito, se avesse saputo di Rosa. Forse l'avrebbe presa bene, e accolta nella sua vita senza alcun problema, instaurando con lei un fantastico rapporto.

O forse no.

Forse quell'idillio sarebbe terminato nel giro di qualche secondo. La luce nei suoi occhi si sarebbe spenta, e la nostra amicizia sarebbe morta, così com'era iniziata.

Quando scendemmo dalla gondola, decisi di condurre Paulo fuori dalla folla. Non sapevo perchè, ma sentivo il bisogno di parlargli, di leggere nel suo sguardo che quella tra di noi era un'amicizia vera.

Non sapevo cosa gli avrei detto.

Volevo solo un po' di pace.

Le ore erano trascorse, ormai, e il sole stava iniziando a tramontare, riflettendo le sue calde luci sulle acque della laguna.

Era un'immagine mozzafiato, che sarebbe rimasta nella mia testa per sempre.

Ci sedemmo su un piccolo porticciolo, con i piedi che sfioravano la placida superficie dell'acqua.

Restammo in silenzio per un po', contemplando l'orizzonte. Quel luogo mi trasmetteva una pace incredibile.

"E così sei mamma", disse ad un tratto Paulo, facendomi sobbalzare.

"Come?", chiesi, fingendo di non aver capito.

"L'ultima volta che ci siamo visti a Roma, hai detto che quella bambina era tua figlia."

Sorrisi, e annuii.

"Sei sposata?"

Scoppiai a ridere, perchè mai mi sarei aspettata una domanda del genere.

"Oh, no!"

"contraria al matrimonio?"

"Io adoro i matrimoni, ma dato che non posso sposare l'aria, ho bisogno di un uomo", risposi.

Mi sembrò di scorgere un lieve sorriso comparire sul volto di Paulo, ma forse lo immaginai soltanto.

"Il padre..."

"Non sa nemmeno dell'esistenza di Rosa", completai.

"Mi dispiace", disse, e sembrò sincero.

Improvvisamente, una paura mi assalì: "Non pensare che io sia una poco di buono"

Paulo sorrise. "Non l'ho pensato nemmeno per un istante, credimi"

"Sicuro? Sì... insomma... non faccio sempre sesso con gli sconosciuti in discoteca..."

Paulo scoppiò a ridere. "Stai tranquilla, sul serio. Anche quella notte, con quella tua rosa nera tatuata sul collo, ho percepito qualcosa di... diverso, in te"

Gli sorrisi, grata.

"So che non ci conosciamo da molto... se vogliamo escludere quella notte, ovviamente... comunque... se hai bisogno di qualsiasi cosa, dimmelo... ok?"

Lo fissai, sbalordita. Mi sarei aspettata tutto, ma non questo. Fui lì lì per abbracciarlo.

"grazie, sul serio. Comunque non preoccuparti... me la sono sempre cavata benissimo da sola"

Paulo sorrise. "Sei pazzesca. Sembri indistruttibile"

Scoppiai ridere. "Non lo sono. Non sai quanto ho pianto"

"Dopo aver scoperto di essere incinta?"

"No. Paradossalmente, piangevo di più prima. Quando ho visto il test positivo, ho sorriso. Certo... ho anche pianto, ma veramente poco. Rosa è la cosa più bella che mi sia capitata. E poi... essendo da sola solo liberissima di crescerla a partite di calcio, gare di Formula 1, musica, libri, harry potter, viaggi, e tutto ciò che mi passa per la testa"

"Una piccola te, insomma", commentò Paulo, sorridendo.

"Esatto", risposi.

Dopo qualche istante di silenzio, sentii la Joya sussurrare: "el padre de rosa es un verdadero idiota".

"come?"

"Il padre di Rosa... è un vero idiota"

"Secondo me no"

"Come? Ti ha abbandonata, e lo giustifichi?"

"Forse se avesse saputo che ero incinta, sarebbe rimasto. Non lo potrò mai sapere"

Paulo annuì. "eres una de las personas más increíbles que he conocido"

"Paulo, non so lo spagnolo"

"Nulla, tranquilla. Mi sono capito"

Scoppiai a ridere, e mi appoggiai alla sua spalla, osservando il tramonto.

Sentii la sua mano accarezzarmi il volto, mentre una leggera brezza mi scostava i capelli dal viso.

Era un sogno, e avevo paura di potermi svegliare da un momento all'altro.

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora