bellissima

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I miei genitori avevano deciso di trascorrere con Rosa un tranquillo weekend in solitudine, così, per la prima volta in cinque anni, mi ero trovata ad essere completamente sola, nel mio appartamento.

Era deprimente, dovevo ammetterlo: non ci ero più abituata. Forse non lo ero mai stata.

In fondo ero passata dal vivere a casa con i miei genitori, all'avere accanto a me mia figlia. Non ero mai stata sola.

Quando uscii da scuola, trovai Nicola all'ingresso che mi aspettava.

"Ti va di mangiare qualcosa insieme?", mi propose.

Accettai, felice. Mangiare da sola mi metteva una tristezza incredibile.

"Come stai?", chiese. Ricordavamo bene entrambi che una delle ultime volte in cui avevamo avuto occasione di parlarci, avevo finito per piangere sulla sua spalla.

Sorrisi. "Bene, grazie. La mia vita è un casino, ma conto di mettere un po' di ordine".

"Non voglio immischiarmi, ma... è il padre di tua figlia, il problema?"

Chiusi gli occhi improvvisamente, come per incassare un colpo, dritto al cuore. Non sapevo cosa rispondere. Dirgli la verità, senza fare nomi, o fingere che i problemi venissero da altrove?

Camminando, avevamo raggiunto una pizzeria. Entrammo, ci sedemmo ad un tavolo, e ordinammo due margherite.

"La storia è un po' complicata", ammisi, decisa ad essere sincera.

"Se ti va di raccontarmela, ti ascolto", disse, allargando le braccia.

"Cinque anni fa ero in una fase molto brutta della mia vita, per motivi che preferisco non ricordare. Mi ero appena trasferita a Torino per l'università, quando ho deciso di andare in discoteca con le mie amiche, e lasciarmi andare completamente. Ti lascio immaginare cosa successe. Fu una serata fantastica, che terminò "col botto", diciamo. Due settimane dopo scoprii di essere incinta."

Feci una pausa, per vedere la sua reazione.

Nulla, era impassibile. Decisi di continuare.

"Per cinque anni non ho saputo nulla del padre di mia figlia. Niente di niente. Un giorno sono venuta qui a Roma, insieme alla mia migliore amica, e l'ho incontrato. Mi ha riconosciuta grazie a questo", dissi, indicando il tatuaggio che avevo sul collo. "Abbiamo chiacchierato un po', e abbiamo fatto amicizia. Pian piano, però, l'amicizia si è trasformata."

Trassi un profondo respiro.

"Mi sono innamorata di lui", confessai.

Nicola spalancò gli occhi. "e lui...?", chiese, curioso.

"Stiamo insieme", dissi. "stiamo insieme, senza che lui sappia nulla di Rosa."

"puoi dirglielo, no?"

Detto da lui, sembrava la cosa più facile del pianeta.

Sorrisi. "Lui... non è troppo... come dire? Stabile. Per quanto riguarda una relazione, intendo. Il suo nome è conosciuto, e a suo tempo è stato un donnaiolo. Non voglio legarlo a me contro la sua volontà. Lo amo troppo per permettere che butti via la sua vita accanto a me e a Rosa"

"Ma Rosa è sua figlia", esclamò Nicola.

"Figlia avuta da una ragazza che non conosceva, in una stupidissima discoteca di Torino, cinque anni fa", gli rammentai.

Nicola non ribatté. Forse aveva capito.

"Hai detto che il suo nome è conosciuto?", chiese.

Mi morsi la lingua: non avrei dovuto dirlo.

La rosa nera II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora