Capitolo 11

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<Ma che stai facendo?!>

<Zitta>

<Mi fai male! Mi stai tirando i capelli>

<Shh è la foga data dal nervoso che ho>

<Tu sei cretina>

<Baciami e taci>

Mi allontano togliendo le sue mani dai miei capelli, spero che  qualche capello sia rimasto nel cuoio capelluto! Ci giriamo entrambe verso il lato opposto della sala e vedo Camila, immobile con le braccia lungo i fianchi che ci guarda: non so decifrare il suo stato d'animo in questo momento, sembra altrove con i suoi pensieri.

<Chi ha acceso la luce disturbandoci?> domanda inutilmente Normani, sapendo esattamente la risposta, le do un piccolo colpo con il gomito<Un po' di privacy per me e la mia fidanzata> le utime parole riscuotono il sopore della cubana che comincia ad avvicinarsi a passo lento

<La tua fidanzata?>

<Si>

<Non hai perso tempo Lauren, sei sempre la stessa. Le donne usa e getta...> le sue provocazioni mi feriscono. Sa benisimo che non sono stata e mai sarò quel tipo di persona. La ignoro. 

<Ha gettato te...nel dimenticatoio. Devi cominciare a fartene una ragione>

<Tu zitta! Non sto parlando con te "ripiego">

<Ahahah ripiego io ahahaha mi fai quasi pena>

<Lo sai che la tua fidanzata mi ha baciata?> le sue parole sfidano la mia amica<Non le hai detto nulla, Lauren?>non rispondo e quattro occhi mi guardano: due furiosi e due sorpresi. Ma io taccio che è meglio<A quanto pare no>la sua breve risata ironica mi infastidice

<L'avrà già dimenticato. Quando le cose non lasciano il segno si dimenticano in fretta> corre in mio aiuto Normani e la rabbia della ragazza dirimpetto a me si presenta nel tremolio delle mani<Uno sbaglio inutile, un passatempo>

<Sbaglio..perchè non lo chiediamo a lei? L'ardore mentre mi infilava la lingua in bocca...non posso spiegartelo a parole> l'altra continua a guardarmi sconcertata

<Andiamo a dormire>me ne esco così e mi giro per salire in camera

<No> mi blocca Camila

<Che vuoi Camila? Il tuo fidanzatino non ti ha soddisfatta abbastanza?>sorride e solo in questo momento mi rendo conto della mia mossa incontrollata e  sbagliata e della sua imparabile: scacco matto per lei.

<Queste sono cose che non ti è dato sapere>

<E allora non rompere il cazzo>

<Non le interessa infatti>  rispondiamo all'unisono

<La tua irritazione mi fa presumere  che la ragazza qui presente non ci sappia fare per niente. Un tempo frequentavi donne di un certo spessore>

<Spessore che con te è calato miseramente! Tu ci hai saputo fare quando ti sei presa gioco di lei giusto? Hai saputo fare la tua figura di merda> si intromette veemente 

<Non parlare di cose che non conosci e non ti riguardano>tenta di zittirla con la sua impassibilità

<Adesso fai la gelosa ma anni fa tu sei stata quella che l'ha fatta soffrire! Te lo ricordi? Sei tu che non devi proferire parola>

<La verità non la conosci>

<Certo, certo. Tutte con queste scuse del cazzo>

<Adesso basta!Non voglio più sentirvi, sono stanca. Andiamo Mani> l'afferro e l'avvicino a me

<Cara Camila, lei non è più tua. L'hai persa. Dolci sogni cara> continua a istigarla ma la più piccola non da adito alle provocazioni, mi fissa dritto negli occhi per poi avvicinarsi al mio orecchio e sussurrare

<Ti ho presa tempo fa senza che tu te ne accorgessi e sei ancora mia, lo sai anche tu> e salendo le scale scompare nel lungo corridoio.


***

E' una notte inquieta nei margini di questo letto che sembra esser fatto di spine che non molestano le mie carni ma i miei pensieri e sento il panico arrivare e una profonda assenza assalirmi come fa un nemico quando trova il punto debole dell'altro, per vincere. Così mi alzo cercando di non far rumore e svegliare la donna che dorme accanto a me e indossando una felpa scendo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua nel tentativo di ingannare l'intelletto.


 Ma i pensieri a volte sono come un macigno legato ai piedi nell'oceano e ti affondano, nel buio senza respiro...


E l'apnea comincia a sottomettere i miei polmoni e il respiro fermo muta in copiose lacrime che disegnano scie dubbiose sul mio volto, mi contornano le labbra e mi pervade, ormai sul fondale del mio oceano, il buco nero della sua mancanza.



Oscura cavità t'apri

attirando con impeto

l'entità fisica e astratta:
senza scampo se non ti riduci

mi riduci in mancanza...



Il pianto ormai si è liberato, inarrestabile mi svuota un po' dalla malinconia: ormai piena sino all'orlo ho bisogno di spazio. Lo spazio che odio, che mi tormenta, che dimentico in nome della quiete , lo spazio della fragilità che ogni uomo ha.  Piango. 



Germogliano brividi sulla mia pelle come se il corpo rinascesse nell'umana verità in questo istante ove il tempo è  privo del mio stesso inganno...



E due braccia mi si chiudono intorno a difesa della mia vulnerabilità, le dita intrecciate come sutura e labbra leggere si posano sulla mia nuca per cicatrizzare la spaccatura. Stringe così forte che mi sento al sicuro...e intanto passano i minuti in questo silenzio tonante. Si sposta senza lasciare le mie mani e si siede a cavalcioni sulle mie gambe, bacia lentamente il mio collo sapendo bene l'effetto rilassante che ottiene con questo gesto e la lascio fare. Sale fino al mio labbro inferiore e lo sfiora con la sua bocca prima di lasciare un casto bacio, una delle sue mani è sul mio viso ad asciugare le lacrime con soavità, la stessa che dalle iridi prorompe in una lacrima. 

<Sei così spaventata. Perchè ti fai del male in questo modo?>


Sono smarrita in me stessa...


Mi bacia la fronte e mi accarezza i capelli.

<Mi sento colpevole e sto male>sussurra

<che ci fai qui?> il mio tono disarmato

<Non riuscivo a dormire e poi ho sentito la porta della tua stanza chiudersi>annuisco<E poi ti ho sentita piangere...>

<I..io->

<Shh non abbiamo bisogno di parole adesso> 


Accosta le proprie la labbra alle mie e diamo inizio ad un bacio pregno di emozione, la calma della sua lingua si prende cura di me e le sue mani sotto la mia felpa si fermano sul mio cuore e col lasciapassare dei miei battiti svelti guida la mia mano sulla sua pelle nuda e calda...


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