Lascio danzare il pregiato rosso nella sua coppa di cristallo tenendo fisse le pupille agli astri che violentano il mio idillio di solitudine e indisponenza che in piene facoltà mentali ho scelto ormai da anni.Se potessi imporre stasera il mio stato d'animo al creato farei in modo che il firmamento riprendesse fiato dai vagheggiamenti di grazia e si mostrasse in grigie nubi di verità. Perchè la verità dell'esistenza è tutt'altro che petali di fiori profumati, sono rovi di spine su cadaveri marci e invisibili frutto dell'assoluta razionalità che non vogliamo.
Me stessa, soltanto me stessa priva di ogni velo illusorio...
Si osserva la vita dalla prospettiva più comoda perchè l'umanità che ci contraddistingue dagli altri esseri viventi ha un principio base di illusione per non farci strangolare dal peso dell'esistenza stessa.
In fin dei conti siamo soli ma l'uomo è una bestia sociale abituata a vivere in gruppo.
Quando si pensa alla solitudine si fa riferimento alla sua dimensione oggettiva:essere soli senza nessun legame significativo. Badate bene però, la solitudine non è vivere come eremiti, no, io non mi riferisco a questa nociva per chi non s'appiglia a motivi religiosi ma a quella che sa scindere il buon tempo con se stessi dagli inutili sprechi e che ti porta ad avere una visuale oggettiva dell'intorno e quindi parlo di una solitudine soggettiva. Una condizione mentale che può rivelarsi costruttiva se dosata bene...
e ciò che mi ha portata a questo punto sono stati quei legami che hanno squarciato la velatura soave con l'aggressività della loro essenza innescando in me l'amore proprio e tutte le riflessioni a cui conduce...
Se il demone per eccellenza non fosse l'angelo caduto sarebbe la solitudine. La immagino femmina, dominante, lo sguardo fiero e indipendente. Mai serva o schiava dell'altrui pensiero, lucida e giudiziosa e mai piegata dinanzi al vacuo splendore. Una signora nell'ombra col suo scettro di coscienza personale e verso il mondo. Anch'essa è portatrice di luce per illuminarci nell'autenticità e farci percorrere i giorni senza chimere. Non a caso, forse, quest'ultima è mostro nella mitologia, che i poeti greci hanno descritto col muso di leone, il corpo di capra, la coda di drago e vomitante fiamme.
E già, per quanto mi riguarda il leone potrebbe rappresentare la forza dell'immaginazione, la capra (facendo riferimento al significato araldico) lo spirito di adattamento ad una realtà gradevole che prende vita su terreni impervi, la coda di drago è la forza dell'intelligenza soggiogata e lasciata dietro e le fiamme dalla bocca la fantasia che scalda e poi brucia.
Certo io ho forse esagerato un tantino poichè invece di respirare all'unisono con me stessa sono sprofondata nella freddezza più totale verso ogni cosa che potrebbe nuocermi. Ma ci sono troppi segreti da svelare e denudarsi in un mondo di predatori è un rischio.
Inoltre penso il problema fondamentale sia la dedizione appassionata ed esclusiva, intuitiva ed istintiva che crea legami tra persone. L'amore nella forma basilare,che concerne le varie sfaccettature, che tanto decantate e sopravvissuto ai secoli è il giaciglio comodo a cui aspirate, che bramate, di cui vivete e dietro cui vi nascondete. Il vostro passo mirato a legarsi per il timore di non poter dimezzare l'amarezza che vi circonda...legarsi a qualcuno ha come principio fondamentale ma ben celato non affrontare il proprio io nei tenebrosi meandri dell'intelletto.
Io stessa, non per scelta, ma imposizione di sangue o in nome di ciò che si ritiene normale ho avuto in passato dei legami. Ahimé ho vissuto per anni indossando abiti succinti di grazia invidiabile, di sorrisi e pensieri in contrasto nel mio intimo ma appaganti per altri, ho persino permesso ai miei occhi di piangere per il dolore naturale che sin dal principio ci appartiene ma viene sempre taciuto nella tenerezza e poi remota cosa...
e nel cammino sono incespicata anche in cuori egoisti dietro sorrisi generosi, abbracci spaziosi di chi più stringe e più ne vuole, enfie promesse librare nel nulla e mani ruvide. La mia ribellione è stato il dazio per una lezione di vita: Io, una e trina.
La me di un tempo il mio inferno, l'io il mio purgatorio, la mia solitudine il paradiso.
Ma gli errori del passato non si cancellano sono monito per il futuro e in nome del grande insegnamento appreso ho imposto a me stessa di non eseguire mai più un gesto per cui non vi è profondo rimedio ossia quello di stabilire un legame.
Il succo alcolico corre nella mia gola riarsa scaldando il mio corpo freddo in questa notte d'inverno, socchiudo le palpebre beandomi della placidità di questo momento nella mia vita frenetica. La stanchezza inizia a farsi sentire e tra qualche ora la sveglia annuncerà l'alba.
Lumi del cielo andate a coricarvi
Vi siete prestate anche oggi alla giulleria di una serena tenebra
...e un sorriso beffardo mi contorna le labbra.
Miei cari lettori, non cucitemi addosso etichette perchè sono tutto e l'opposto di tutto, solo i contorni svelerò mentre i colori saranno frutto della vostra sensibilità.
L' equilibrio nel mio caos è un groviglio di cose a vostro parere forse insensate, ma la mia intima solitudine comprende cocci di ogni cosa che si congiungono nell'imperfezione, rendendomi magnifica e impavida.
...e sarò sfuggente nei miei segreti...
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