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Ero tornata a casa Roscoe mi stava sempre attaccato, era anche peggio di prima, e lewis quando era a Monaco non si staccava da me, in ospedale mi avevano detto di prendere appuntamento con uno psicologo, ne avrei avuto bisogno, però io mi sentivo bene, finsi di andarci, in realtà facevo una passeggiata al mare e poi tornavo a casa, sentire il rumore dell'acqua mi rilassava.
Ero anche tornata al lavoro, mi aiutava a scollegarmi da tutto il resto, avevo terminato il vestito della Principessa e gli affari andavano a gonfie vele.
Denise veniva ogni tanto a chiedermi se fosse tutto ok, io mi limitavo ad annuire e continuavo a lavorare.
D: capo ci sono delle persone per te
W: mandale via, oggi non ho appuntamenti fissati e soprattutto non ho voglia
D: Wendy è il ragazzo dell'incidente con i suoi genitori
Dalla rabbia spezzai la matita con la quale stavo colorando uno dei bozzetti.
W: fallo entrare
Non sapevo come reagire, cosa dire o cosa fare.
Quando entrarono il ragazzo guardava fisso per terra e la madre lo spinse verso di me.
X: su Sebastian chiedi scusa alla signora
S: scusi io non volevo, mi sono distratto e ho cercato di frenare ma non ho fatto in tempo.
W: mi chiamo Wendy, lo so mi hanno detto che hai cercato di frenare.
S: mi dispiace per il suo bambino...
Stava piangendo, e anche io, mi ero ripromessa che se l'avessi incontrato lo avrei trattato male all'inverosimile è molto probabilmente gli avrei tirato anche uno schiaffo, ma ora che lo avevo di fronte, che piangeva, che non riusciva a sostenere il mio sguardo non ero più sicura di quelle cose.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, mi venne normale, i suoi genitori rimasero sorpresi, in realtà anche io rimasi sorpresa del mio gesto.
Li feci accomodare, la signora si chiamava Ginevra e il padre Eric, lei era una casalinga, lui lavorava per una delle maggiori banche di Monaco, il ragazzo si stava diplomando e voleva studiare medicina, guarda come è strano il destino, lui voleva salvare vite, quando era stata la causa di una vita spezzata.
Gli avevano ritirato la patente, ma legalmente non aveva ucciso nessuno, purtroppo il feto non è un essere vivente, avrei potuto chiedere un risarcimento danni, ma sinceramente non mi importava.
Avevo pensato anche di denunciarlo e fargliela pagare, ma ora che era lì davanti a me così fragile non ne ero più così convinta.
G: Wendy siamo disposti a fare tutto il possibile per, insomma riparare a quanto fatto da nostro figlio, e sappiamo benissimo che non sarà facile.
W: vorresti fare il medico giusto?
S: si
W: bene potresti contribuire al pagamento dei tuoi futuri studi universitari, lavorando qua da me per il primo anno di università
S: per me va bene
W: ovviamente concilieremo i tuoi studi con gli orari, che ne dite?
G: grazie mille
E: lei è troppo buona, servirebbe una punizione più severa, cosa che ho intenzione di fare.
Si girò verso suo figlio, gli disse che medicina se la sarebbe dovuta pagare lui, lavorando con me, che non appena avesse passato il test si sarebbe dovuto cercare una casa, che non gli avrebbero dato neanche un soldo.
La mamma di lui mi sembrava abbastanza sconvolta, in fin dei conti lo ero anche io.
Mi segnai il numero del ragazzo e poi li salutai.
D: forse scappava dal padre quel povero ragazzo quel giorno
W: è quello che ho pensato anche io, dici che sono stata troppo buona?
D: Wendy nessuno ti potrà ridare indietro il tuo piccolo, ma tu puoi fare qualcosa di buono per quel ragazzo, salvalo.
W: si hai ragione.
Fin da ragazzina ero convinta che nulla ti accadesse per caso nella vita, ora il destino mi aveva portato via un figlio e aveva fatto entrare nella mia vita questo ragazzo, che aveva bisogno di affetto e amore e di qualcuno che si interessasse davvero a lui.
I suoi genitori sembravano più preoccupati per la loro reputazione piuttosto di come si sentisse il figlio.
D: sai ti sei comportata proprio come una mamma.
Quelle parole le uscirono di getto, e vennero spezzate dalle lacrime che le stavano scendendo, andai ad abbracciarla.
In fondo aveva ragione, mi ero comportata proprio come una mamma, e in cuor mio anche se per poco mi ero sentita tale.
Quelle settimane con la piccola in grembo, perché a questo punto era una femmina, mi avevano fatto capire diverse cose.
Tornai alla mia scrivania e ripresi a lavorare, quel fine settimana lewis era via per la F1, quindi ero anche sola, avevo chiesto a Kelly di lasciarmi da sola almeno per una sera, lei suo malgrado aveva accettato.
Quando tornai nell'appartamento di lewis Roscoe mi venne incontro per farmi le feste, lo accarezzai e poi mi buttai sul divano.
Dopo un po' andai verso la cantinetta dei vini e presi una bottiglia di Bianco, frizzantino e fresco, versai parte del suo contenuto in un bicchiere e andai in terrazza, c'era una bella brezza, si stava bene.
Lewis mi chiamò per chiedermi se andasse tutto bene, gli dissi di sì, non gli accennai del ragazzo non volevo che si turbasse, già lo era.
Senza neanche rendermene conto finì tutta la bottiglia di vino, mangiai solo della focaccia che avevo avanzato dal pranzo e poi andai a letto.
Il vino mi aiutò a dormire più delle pastiglie che mi avevano prescritto, ero distesa nel letto senza pensieri, tranquilla e in testa avevo solo vuoto, era la prima volta che mi capitava da quando mi era successo l'incidente.
Mi addormentai come una bambina dopo una lunga giornata di scuola.

Pilota,campione,playboy,filantropoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora