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L: vediamo ti ha investito e ha ucciso nostro figlio, non so se mi spiego.
W: lewis conoscilo e poi giudicalo, ha bisogno di tanto affetto, la sua famiglia...
L: fermati, non sei SUA madre, saresti stata la madre di NOSTRO figlio, cazzo ragiona ti ha quasi ucciso.
Da quando aveva conosciuto Seb le litigate fra noi erano aumentate esponenzialmente, avevo un minimo di tregua quando partiva per qualche GP.
Non lo sopportavo più e se questo non bastasse anche Max gli dava ragione, Kelly invece non si esprimeva e forse mi mandava ancora di più in bestia.
W: quando la smetterai di fare il bambino torneremo sull'argomento.
L: il bambino io? Dimmi la verità ci stai andando dallo psicologo?
Caló il silenzio fra di noi, in quel momento corsi verso la camera e iniziai a preparare una valigia con alcune cose.
W: vado in albergo qua c'è un aria irrespirabile
L: Wendy ti prego...
W: no, non ne posso più delle litigate con te per via di Seb.
L: forse perché tu stai impazzendo e facendo cose senza senso.
Basta avevo ascoltato fin troppo, raccolsi le mie cose ed uscì da quell'appartamento, andai in un albergo vicino al negozio e chiesi una stanza con terrazzo precisando che non sapevo di preciso quando avrei fatto il check-out, mi dissero che non c'erano problemi, e nel caso di informarli per tempo, giusto per organizzarsi per le prenotazioni.
Mi lanciai sul letto, finalmente c'era silenzio, finalmente un po' di pace attorno a me, chiamai il servizio in camera e chiesi di portarmi una bottiglia di champagne, una volta arrivato il
Vino ordinato mi preparai un bagno caldo e mi rilassai.
Ogni bicchiere di vino bevuto era un attimo di pace guadagnato, riuscivo a staccarmi completamente da tutto, il telefono vibrò era Lewis.

Messaggio da lewis:

Amore dove sei?

Da sola e in relax

Ti prego dimmi dove sei
Vengo a riportarti a casa, parliamo ma dimmi dove diavolo sei finita

Lewis ti ho detto di lasciarmi in pace

Wendy ti prego

Smettila

Bloccai il telefono e lo allontanai da me, anche se lo sentivo vibrare lo ignoravo, tanto era lewis oppure max.
Il vino era finito così decisi di uscire dalla vasca e vestirmi, volevo andare da qualche parte e non pensare a niente.
Il problema era che non mi ero portata niente di carino da mettermi per uscire, però ero titolare di un negozio, così presi le chiavi e andai al negozio per vedere cosa indossare.
Optai per un abitino rosso molto aderente e leggermente scollato, poi indossai una scarpa con il tacco non troppo alto e andai in un locale lì vicino.
Mi sedetti al bancone ed ordinai un long Island, quando me lo portò gli allungai la carta di credito ma una mano con una banconota da 20€ mi batté sul tempo.
S: Wendy
W: Sebastian che ci fai qua?
S: compleanno di un amico, ma non sto bevendo
W: bravo, ti lascio andare dai tuoi amici
Sebastian si mise a sedere vicino a me e ordinò un cocktail analcolico.
S: mi stavo annoiando, ti faccio compagnia.
W: grazie.
S: Hamilton non c'è?
W: no, abbiamo litigato
S: mi dispiace
W: tranquillo
S: non ci stai andando vero?
W: dove?
S: dallo psicologo
W: non ti interessa
S: invece si, sei l'unica persona a cui importi qualcosa di me.
Chiesi al barman un'altro long Island e cercai di ignorare gli occhi color nocciola di Sebastian fissi su di me.
Poi allungò la mano e sfiorò la mia, mi disse che lui c'era e se avessi avuto bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa ci sarebbe stato.

POV LEWIS

Vagavo per il salotto di casa mia, picchiettavo il telefono sul palmo della mano, in attesa di una sua chiamata che continuava a non arrivare.
Roscoe mi guardava non capendo cosa mi stesse succedendo, poi venne verso di me morse un lento dei pantaloni e cercó di tirarmi.
L: Roscoe non è il momento per giocare.
Si staccò da me e corse davanti al frigor dei vini, cercai di richiamarlo, ma il testone si mise ad abbaiare in direzione dei vini e con una zampa raschiava sulla porta.
Mi avvicinai a lui sperando che smettesse e quando arrivai alla cantinetta dei vini notai subito qualcosa di strano, dal vetro potevo vedere che mancavano diverse bottiglie, io non guardavo mai perché di solito le si prendeva solo in occasione di qualche cena, e l'ultima cena era stata fatta quando avevamo detto a max della gravidanza, e di vino non ne avevamo bevuto troppo, soprattutto perché Max lo aveva portato da casa.
Contai i buchi vuoti, mancavano 20'bottiglie, ora si che avevamo un problema e serio, chiamai Max e gli dissi che Wendy molto probabilmente stava utilizzando l'alcol per dimenticare quanto accaduto, max mi disse che era un sospetto che avevano avuto anche lui e Kelly, gli dissi di provare a chiamarla per vedere se almeno a lui rispondesse.
Appena terminai la chiamata con Max corsi in camera a frugare fra le cose cose che aveva lasciato ancora lì, trovai la sua agenda, l'ultimo appuntamento segnato con la psicologa era di un mese e mezzo prima, frugai ancora nel cassetto e trovai un diario, aveva iniziato a scriverlo dopo le dimissioni dall'ospedale.
No lewis non aprirlo, sono i suoi pensieri più intimi e se vorrà te li farà leggere lei.
Rimisi il diario nel cassetto e presi il mio telefono dalla tasca dei pantaloni, max mi aveva scritto che non rispondeva nemmeno a lui, presi il computer e feci la ricerca dell'iPhone, era in un locale lì vicino, la raggiunsi, volevo solo riportarla a casa da me, volevo solo che mi dicesse cosa le stava passando per la testa, volevo solo vederla tornare a ridere.
Appena entrai nel locale la trovai subito, era seduta al bancone del bar vicino a lei c'era quel ragazzo, quello che aveva distrutto la nostra vita, Sebastian, le teneva la mano e lei gli sorrideva.
Come poteva stare bene con lui e non come?
Lui aveva ucciso il nostro bambino, solo perché voleva attirare l'attenzione dei suoi genitori che lo ignoravano.
Wendy aveva deciso di non sporgere denuncia e di aiutare quel ragazzo, io non ne capivo le ragioni, ma pensavo che facesse parte di un percorso dettato dalla psicologa e invece no, mi stava mentendo, si vedeva con lui, si confidava con lui e non con me, l'uomo che diceva di amare.
Volevo andare da lui e spaccargli la faccia, ma sapevo che questo avrebbe peggiorato le cose, tornai a casa e corsi in camera a leggere quel dannato diario, era l'unica cosa che avrebbe potuto aiutarmi.

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