Dove siamo finiti?

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Niragi;

Il dolore iniziò a farsi sentire, il maledetto bip delle macchine inondò le mie orecchie facendomi storcere le labbra e stringere gli occhi. Il dottore se ne era andato da poco lasciandomi lì con la tendina socchiusa. Ero finalmente sveglio dopo non so quanto.
Stanza bianca, una tenda grigia circondava il mio letto e al mio fianco c'era qualcuno.
Avevo una benda sull'occhio destro, che stava pulsando tantissimo e avevo un doloro lancinante. Era come se la mia pelle stesse ardendo.
Iniziai a tossire incessantemente per qualche secondo, e l'uomo accanto a me si voltò a guardarmi.
Niragi: Ah, che c'è?
Sospirai aprendo e socchiudendo gli occhi ripetutamente.
Chishiya: Mi sembra di intuire che tu abbia avuto un arresto cardiaco.
Niragi: E come fai a saperlo?
La mia voce era roca e sussurrata, come se le mie corde vocali non volessero più funzionare.
Chishiya: L'ho avuto anch'io.
Niragi: Che coincidenza..
Emisi di un fiato, tossendo e sospirando forte.
Chishiya: Dopo aver rischiato la vita, è cambiato qualcosa in te?
Il suo volto era voltato per metà verso di me, riuscivo a notarlo con la coda dell'occhio. Aveva i capelli grigi/biondi/bianchi... Ah! Che cazzo ne so!
Niragi: Non saprei.
Risposi, pensando a tutto ciò che era successo il giorno prima. Il litigio con mia sorella, le botte con i miei amici. Pensai al me ragazzino, di cinque anni fa. E pensare che adesso, sono diventato un essere abominevole. Mi faccio schifo da solo.
Niragi: Insomma... per adesso sono solo conciato da schifo. E tu?
Chishiya: Finora ho solo sprecato tempo nella mia vita. Ma ora ho la sensazione... che potrò dare un senso a tutto. O lo spero almeno.
Un risolino si fece largo sulle mie labbra, nonostante il piercing alla lingua mi dolesse e anche quello al sopracciglio riuscivo a muovere il viso.
Niragi: Quindi mi stai dicendo che eri stronzo, anche tu?
Chishiya: Esatto.
Sospirai ancora una volta pesantemente e il discorso finì lì nell'aria. Non avevo idea di chi fosse quell'uomo, ma c'era qualcosa nella mia testa, una vocina che mi stava dicendo che non era la prima volta che lo avevo visto. Ho un vuoto nel cuore, nella mente. Un ricordo ormai lontano che non riesco a vedere.

Beverly;


Dottore: Come ti senti Beverly?
Chiese aggirando il letto e picchiettando con la penna sulla mia cartella clinica.
Prima di rispondere, sbuffai e incrociai le braccia.
Beverly: Sto bene, credo.
Dottore: E sapevi di essere incinta?
Il ricordo dei gemelli riaffiorò e sussultai un pochino ma poi annuii.
Dottore: Mi dispiace doverti dire che uno dei bambini non è in ottime condizioni.
Sbarrai gli occhi spaventata e la mia mente tornò a Niragi.
Beverly: Oddio cosa c'è che non va?
Dottore: Non preoccuparti ti è una cosa che possiamo curare dopo la sua nascita. La piccola è forte, ha un anomalia al cuore e fortunatamente lo abbiamo scoperto presto, quindi è perfettamente curabile.
Sospirai di sollievo e mi passai una mano sul viso malconcio. Un occhio nero e un gran taglio sullo zigomo sinistro. Ho anche la gamba destra rotta, ma fortunatamente i dottori hanno detto che sto bene nonostante ciò che è successo. Ho avuto un arresto cardiaco durato un minuto. Il mio psichiatra mi sta aiutando, per il fatto del Borderland. Ho vissuto cinque mesi del cazzo in un minuto? Come cazzo è possibile?
Dottore: Ehi Bev!
Sobbalzai ricordandomi della sua presenza, me ne ero completamente dimenticata.
Beverly: Si scusi...
Dottore: Vuole contattare il padre?
Beverly: Ecco in realtà...
Mi grattai la nuca. Non sapevo nemmeno se esistesse davvero Niragi a questo punto. La strizza cervelli mi stava facendo impazzire, e teoricamente al contrario, dovrebbe aiutarmi.
Arisu è anche qui, e come nel Borderland Chota e Karube sono morti. Il problema è Billy.
Beverly: Ecco il padre si chiama Niragi Suguru. Per caso si trova anche lui qui?
Dottore: Oh Niragi! Si è nella stanza 105 al piano superiore. Ustioni di secondo grado Beverly.
Fantastico. Ma almeno so dove si trova, devo assolutamente parlargli.
Beverly: E invece... un ultima domanda. William Lancaster?
Fa un po' ridere il fatto che siamo giapponesi ma con nomi inglesi e anche il cognome. Mio padre è nato in inghilterra, inglese dalla nascita.
Dottore: Non so Beverly, non conosco tutti i pazienti. Ma puoi andare a chiedere alla reception, devi fare terapia e quindi camminare ti fa bene.
Mi regalò un caloroso sorriso, aveva delle fossette molto carine. Poteva avere all'incirca una trentina d'anni, ed era un bell'uomo.
Se ne andò lasciandomi lì sorridente, ma dentro di me i demoni stavano litigando tra loro. Picchiavano gli angeli, e questi ultimi non ricambiavano, in quanto angeli. Non riuscivo a resistere nel prendere a pugni il muro. Non avevo la minima idea di cosa stesse succedendo. Se magari fosse un sogno, o magari stessi semplicemente vivendo la realtà. Ma questo significava che il Borderland fosse frutto della mia fantasia. Fosse un inganno alla mia mente ormai malata, così come dice lo psichiatra. Ma ciò poteva soltanto significare che Niragi non era reale. Che Billy fosse davvero morto in quell'incidente. Che Kuina ed io non fossimo destinate ad incontrarci. Non fossimo destinati ad esistere. Il Borderland era un mondo che la mia testa aveva creato, elaborato nei dettagli. Aveva creato il cattivo ragazzo e con la classica storiella dei dark romance lo aveva fatto innamorare della ragazza innocente con un anima forte e che nascondeva qualcosa di crudele dentro di se.

Cercai di tirarmi su scacciando via quei pensieri.
Beverly inspira ed espira. Inspira ed espira.
Mi aggrappai alla testiera del letto e cercai di alzarmi. Presi le stampelle e con tutta la calma possibile mi diressi alla reception.
Passo dopo passi riuscii a raggiungerla, passò un po' di tempo ma c'è l'avevo fatta.
Mi appoggiai al bancone e scrutai l'anziana signora con degli occhiali molto spessi stava fissa sul computer. Mi schiarii la voce per far si che mi notasse.
Infermiera: Ti serve qualcosa cara?
Rispose senza distogliere lo sguardo dallo schermo. Aveva uno sguardo caldo e dolce, un leggero sorriso sulle labbra.
Beverly: Cerco una persona...
Alzò lentamente lo sguardo per incontrare il mio e abbassò gli occhialini per guardarmi in viso. Un viso sgualcito e pieno di ferite.
Infermiera: Dimmi pure il nome, controllo subito.
Beverly: William Lancaster.
Iniziò a digitare sulla tastiera e io appoggiai i gomiti sul bancone posandoci il mento sopra.
Infermiera: Uh! Tesoro... questo ragazzo si trova in terapia intensiva.
Il mio cuore sussultò. Saltò un battito, un altro e un altro ancora. Sempre più velocemente.
Billy era l'unico, oltre me, a non avere alcun tipo di ferita. Perciò quel meteorite... quella cosa che mi ha fatto andare in arresto cardiaco...esiste davvero, cioè è successo davvero. E allora il Borderland?
Beverly: E..e... ecco posso sapere perché?
Infermiera: Non posso dire niente. A meno che tu non sia un suo familiare. Mi dispiace tanto cara.
Prendo un profondo respiro.
Beverly: Lui è mio fratello.
Infermiera: Be' questo cambia tutto tesoro. Ha un polmone lacerato e tre costole rotte. Respira a fatica ovviamente... è attaccato ad un respiratore.
Dovresti scendere di due piani e sarai arrivata, non so in che stanza sia. Chiedi lì tesoro, buona fortuna.
Sorrise. Gli facevo pena. Si vedeva dal suo sguardo.
Mi voltai piano piano intenta ad andarmene quando...
?: Beverly!
Mi volto di scatto dalla parte opposta, per ritrovarmi davanti una figura che a fatica si muoveva velocemente verso di me.

Quello stronzo di Niragi Suguru// the next levelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora