Capitolo 18

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Fabio

Mi sto preparando per andare a cena dai genitori di Lucrezia e sono un po' teso. Non è la prima volta che una ragazza mi presenta i suoi genitori, ma qui stiamo parlando di Lucrezia, non di una delle mie ex fidanzate a cui importava solo il mio portafoglio.
Indosso dei pantaloni blu sportivi accompagnati da una camicia bianca, poi mi do una spruzzata del mio profumo preferito, il Sauvage di Dior, mi metto il cappotto ed esco a prendere la mia amata Audi.

Durante il tragitto mi fermo a comprare dei pasticcini per evitare di presentarmi a mani vuote e, non appena sono davanti al portone, avviso Lucrezia del mio arrivo mandandole un messaggio a cui risponde con l'emoticon del pollice.
Lucrezia abita al Brancaccio, un quartiere abbastanza tranquillo che spesso viene dipinto come un luogo in cui vige la malavita, ma non bisogna farne di tutta l'erba un fascio. Certo, non è il centro storico e nemmeno la Libertà o l'Albergheria, ma non è nemmeno lo Zen, per intenderci.

Non appena mi aprono il portone, salgo le scale a piedi per stemperare un po' la tensione.
Arrivato sul pianerottolo mi ritrovo Lucrezia in tutto il suo splendore: indossa una tuta elegante blu monospalla che le esalta le forme e le fa un seno da urlo.

<< Benvenuto>> mi accoglie abbracciandomi.
<< Mi sei mancata oggi>> le dico, lasciandole un bacio sull'orecchio, ancora stretto nel suo abbraccio.
Mi afferra la mano e mi fa entrare dentro casa, in un appartamento che grida umiltà e sacrifici.

Arrivati in soggiorno, seduto sul divano vi è un uomo sulla cinquantina che immagino sia suo padre, così mi avvicino e gli stringo la mano.
<< Piacere di conoscerla, sono Fabio>> mi presento cordiale.
L'uomo mi squadra con aria quasi antipatica, ma nonostante questo, mi stringe la mano in maniera decisa.
<< So chi è,mia figlia mi ha parlato di lei>> mi
risponde dandomi del lei. Iniziamo bene!

A rompere il ghiaccio, arrivano due donne, una signora dell'età del padre e una ragazza che sarà sicuramente la sorella di Lucrezia.
<< Piacere, sono Elvira, la madre di Lucrezia>> mi porge la mano la donna.
Almeno è più cordiale del marito.
<< Piacere mio, io sono Fabio>>
<< Oh lo so, lo so. Sei il ragazzo che ha rubato il cuore della mia figliola>> mi risponde felice.
<< E invece io sono Giorgia, la sorella di Lucrezia>> si presenta con un sorriso la ragazza.
<< So chi sei, Lucrezia mi ha parlato molto di te>>
<< Davvero?>> mi chiede sorpresa.
<< Davvero, tua sorella prova tutto il bene del mondo nei tuoi confronti>> le rispondo dicendole la verità. Lucrezia stima tantissimo Giorgia, le due hanno un bellissimo rapporto e sono inseparabili.
<< È reciproco >> afferma Giorgia.
<< Lo so>> le rispondo sorridendole.
Consegno i pasticcini alla signora Elvira e lei mi ringrazia dicendomi che non dovevo disturbarmi.
<< Allora, che ne dite di sederci in sala da pranzo? La cena è quasi pronta>> ci esorta la padrona di casa.
Tutti la seguiamo e poi ci sediamo attorno al tavolo di vetro della sala da pranzo.

Lucrezia aiuta la madre a portare le pietanze, mentre io resto con il padre e Giorgia. La tensione si taglia con il coltello.
<< Allora Fabio, di cosa ti occupi?>> mi chiede Giorgia per spezzare il silenzio.
Il padre si volta nella sua direzione e la fulmina con lo sguardo come a dirle: "Stai zitta". Sto iniziando ad ordinarlo, adesso capisco perché Lucrezia voglia andare a vivere da sola.
<< Sono un pediatra neonatologo>>
<< Sì, questo lo sapevo già. Ma concretamente di cosa ti occupi?>> riformula la domanda.
<< In che senso? >> le domando perché non sto capendo cosa voglia sapere.
Quando ritorna Lucrezia? C'è del disagio in questa stanza.
<< In cosa consiste il tuo lavoro?>> mi pone la domanda in maniera diversa.
<< Mi occupo delle visite e degli screening ai neonati appena nati, visito i neonati dell'UTIN di cui sono il primario e poi lavoro anche in direzione sanitaria>> le spiego mantenendo un profilo basso, perché il mio lavoro è molto più di quello che le ho descritto.
<< Wow, ti occupi di tante cose>> afferma meravigliata, mentre il padre alza gli occhi al cielo e picchietta le dita sul tavolo facendomi innervosire.

Più forte del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora