Capitolo 1

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Lucrezia

Penso di essere l'unica ragazza sulla faccia della Terra che a venticinque anni si ritrova senza essere stata fidanzata nemmeno una volta ,escludendo i fidanzatini dell'asilo ovviamente! Ma a quell'epoca ero troppo ingenua per capire di che pasta fossero fatti gli uomini.

Se sotto questo punto di vista sono sfortunata, posso affermare con sicurezza che, per quanto riguarda lo studio, va tutto alla grande.

Mi sono laureata tre mesi fa in medicina con un punteggio di centodieci più la lode e giusto ieri ho saputo di aver superato il test di ammissione alla specialistica in ginecologia, il mio sogno sin da quando ero piccola.

Mi sono laureata nella mia città natale, perché i miei genitori non hanno voluto che mi trasferissi in un'altra città, ma pazienza; l'importante è aver coronato il mio sogno. In cambio, però, ho detto loro che, non appena inizierò la specialistica, andrò a vivere da sola, ho bisogno dei miei spazi e poi non è giusto fare la mantenuta a vita.

L'unico aspetto che non mi piace della specialistica è che non la conseguirò in un ospedale pubblico, ma in una struttura privata e mi da' fastidio questa cosa. Già mi immagino tutti quei medici ultramiliardari con la puzza sotto il naso che non faranno altro che darti ordini e di guardarti come una nullità, perché non sei al loro stesso livello. Il più grosso problema sta nel fatto che sarò l'unica tra tutti i miei colleghi universitari a lavorare nella clinica Alberti , il cui nome fa subito pensare che i proprietari siano una dinastia di medici secolare.

Io dico,perché capitano tutte a me? Più odio le cose troppo formali e più mi ci ritrovo dentro. Spero solo che gli uomini che ci lavorano non siano dei tipi da richieste poco consone, perché giuro che, se dovessero mai offendermi in qualche modo o se dovessero toccarmi in zone del corpo accessibili solo al personale autorizzato, si ritroverebbero un bellissimo occhio nero a causa del mio pugno divenuto di ferro dopo anni di boxe.

<<Lucrezia, ci sei?>>. Ero talmente pensierosa da non aver sentito Lele, il mio migliore amico.
<<Mi spieghi cosa ti prende? È da un' ora che siamo in palestra e non hai fatto altro che prendere a pugni quel povero sacco senza nemmeno metterti i guantoni!>>

In effetti ha ragione, ero talmente concentrata che ho iniziato a dare pugni e adesso mi ritrovo le nocche doloranti. Maledizione!

<<Scusami Lele, è che ieri ho saputo di aver superato il test per la specialistica, ma mi hanno assegnato una struttura privata>>, lui si gira e guardandomi con le sue acquamarine, esclama:
<<E non è una bella notizia?>>
<<No che non lo è, se vado a lavorare alla clinica Alberti , dove sicuramente mi guarderanno come un'aliena per il solo fatto che sono una semplice specializzanda che viene da una famiglia umile>>. Lele mi guarda contrariato <<Lucrezia, tu sei pazza, tutti sognerebbero di lavorare almeno per un giorno in quella clinica! È praticamente impossibile essere selezionati e tu che ci sei riuscita, ti crei tutti questi complessi? >>.
Ovviamente, replico:  <<Guarda, mi sarei accontentata di un semplice ospedale pubblico, dove sicuramente mi sarei trovata meglio. Domani sembrerò un pesce fuor d'acqua, non è il mio ambiente>>
Lele, dopo un po' ,mi dà un bacio sulla guancia e mi rassicura : << Lucri non preoccuparti, sii te stessa e vedrai che andrà tutto bene. Adesso scusami, ma devo andare via. A proposito ti serve un
passaggio? >>
<<Tranquillo, ho la mia bellissima moto>> , lui inarca un sopracciglio: << Ti prego, sta attenta>>.
Io sbuffo: << Ti ricordo che sei stato tu ad insegnarmi a portarla e sono diventata più brava di te! >>
Fa una leggera risata :<< Non esageriamo, questo non è il caso in cui l'allievo supera il maestro>>.
<< Sei uno stronzo!>>
Mi fa l'occhiolino : << Lo so, è proprio questo che affascina voi donzelle >>

Mi metto a ridere e Lele mi informa che deve scappare perché ha un impegno con suo fratello. Dopo dieci minuti, smetto di allenarmi e, dopo aver fatto la doccia, esco dalla palestra. Salgo in sella alla mia Kawasaki verde e sfreccio per le strade di Palermo. Ad un certo punto, mentre sto per proseguire dritto, un tizio con un'Audi TT mi taglia la strada e mi grida dal finestrino: <<Alle donne non dovrebbero dare nemmeno la patente per la macchina , figuriamoci per la moto! >> , non mi sfuggono i suoi occhi verdi arroganti prima che scappi via.

Per fortuna non sono caduta, altrimenti Lele insieme ai miei genitori mi avrebbero sequestrato la moto in garage e avrebbero buttato la chiave per non farmela usare più.

"Ma guarda questo!" Esclamo tra me e me. Non solo stava per mettermi sotto , ma ha avuto l'arroganza di dirmi che fosse colpa mia solo perché sono una donna. Che maschilista! Se dovessi rincontrarlo lo lancerei dall'Empire State Building.

È per colpa di questi uomini che nella nostra società la donna viene sempre sottovalutata , uomini che non dovrebbero essere definiti tali e che farebbero meglio a scomparire dalla faccia del pianeta.

Quando arrivo a casa, mi butto sul divano e dopo un po' mia sorella mi raggiunge e mi chiede:
<<Cos'hai sister? >>
<<Solo un po' di mal di testa>>le rispondo, ma siccome è una persona che non si beve le stupidaggini, non demorde: << A cosa è dovuto? Non dirmi che è per il fatto che dovrai lavorare alla clinica Alberti ,perché ti ripudio !>> , io la guardo corrucciata e le dico:<< Non potresti mai farlo, sono la sorella maggiore migliore del mondo! Comunque ci hai azzeccato, questa situazione della clinica mi infastidisce parecchio, non sono per nulla
tranquilla >>.
<< Dai Lalla, non avrai problemi, sei un bravissimo medico e non vedo il motivo per cui dovresti essere ansiosa>>
<< Giorgia, ti prego, non chiamarmi Lalla, non ho tre anni! Il motivo della mia ansia non è la mia bravura, ma è il fatto che non starò bene in quell'ambiente, già lo so>>
<< Basta lamentele! Se non avessi superato il test, non saresti stata molto più triste e arrabbiata? Ma siccome l'hai superato non pensare a nulla e goditi al meglio quest'esperienza>>
<< Sister, in effetti hai ragione. Ci sono persone che come me speravano di essere ammessi, ma non lo sono stati, anche se ciò non mi aiuta a non avere l'ansia>>

Dopo aver cenato, andiamo a dormire ed io penso a domani mattina. Spero vivamente che tutto vada bene anche se in cuor mio so già che non sarà così. Purtroppo sono una persona che parte prevenuta, ma è nella mia indole e, nonostante abbia provato diverse volte a cambiare,  non ci sono mai riuscita.
Incrociamo le dita.

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Spazio autrice ✍️

Ciao ragazzi, fatemi sapere se la storia vi incuriosisce. Commentate e stellinate!
La vostra Ale.

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