Capitolo 6

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Fabio

Stamattina sono di buon umore ed è tutto merito di Lucrezia, ha quasi accettato di uscire con me! Sono sicuro che darà il suo meglio in sala operatoria pur di non farsi vedere debole , quindi  al 100%  vincerò la scommessa.

Dopo aver fatto colazione, prendo la mia ventiquattrore e salgo in auto diretto verso la clinica. Devo sbrigarmi , sono le 7:25 e alle 7:30 ho appuntamento con Lucrezia che sarà sicuramente puntuale. Arrivo con due soli minuti di ritardo, poiché per fortuna, abito vicino alla clinica.

Parcheggio la mia piccoletta nel mio posto riservato e, ad un certo punto, una tizia con una moto posteggia accanto alla mia auto come se nulla fosse. Ho seriamente paura che possa graffiare la mia piccoletta con la sua poca bravura di donna al volante. Vorrei stare tutto il giorno a controllare la mia amata auto, ma non posso, il dovere mi chiama; così decido di scendere dall'auto e di chiedere, o meglio, di ordinare alla tizia: << Per favore sposti subito la moto dalla mia auto. Non lo sa che questi posti sono riservati ai pezzi grossi della
clinica?>> , lei non si è ancora tolta il casco e questa cosa mi dà fastidio perché odio parlare con persone che non mi guardano negli occhi.

Quando si toglie il casco, rimango sorpreso nel vedere l'unica persona che non mi sarei mai aspettato: << Non ci posso credere>> biascico.

<< Sorpreso?>> mi risponde lei.
<< Sorpreso è dire poco. Avrei potuto immaginare di tutto, ma non che guidassi la moto >> le rispondo sinceramente.
<< Dove sta il problema? Non sono abbastanza figa da poterla portare? >> mi domanda in maniera acida.
<< È che sei talmente magra che mi sembra impossibile che tu possa guidare un mostro del genere>> affermo, sperando non si offenda.

<<Come se non l'avessi già offesa>> mi ricorda la mia coscienza.

<< Invece, questo mostro , come lo chiami tu, lo guido e anche molto bene se vuoi saperlo. Qualche giorno potrei farti fare un giro>> propone facendomi l'occhiolino.

Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva. Non salirò mai su una moto pilotata da una donna, se lo può scordare.

<< Rifiuto l'offerta>>
<< Hai paura che non sappia guidare?>> mi domanda alzando un sopracciglio.
<< Ho paura delle donne che guidano in generale. Voi donne al volante siete un pericolo costante>> scherzo, ma non del tutto.
<< Sei un maschilista! >> esclama arrabbiata.

Ad un certo punto si blocca e osserva la mia auto , dopodiché assottiglia gli occhi in due fessure e mi dice: << Non ci credo, sei tu lo stronzo che stava per mettermi sotto qualche giorno fa>> e scuote la testa, << Ecco perché i tuoi occhi mi ricordavano qualcuno, ma non sapevo chi fossi fino ad ora >>
Io rimango sbalordito da tutta la situazione e le rispondo a tono: << Quel giorno avevi torto spacciato, ti pregherei di non ribattere, se solo non fossi testarda>>
<< Invece ribatto, perché io stavo proseguendo regolarmente dritto e tu mi hai tagliato la strada>> mi punta il dito contro.
<< Io non ti ho tagliato un bel niente, sei tu che non hai guardato la traversa>> ribatto.
<< Dunque mi stai dicendo che se io non guardo le traverse, tu non sei obbligato a fermarti. Ma cosa stai blaterando? >>
<< Tu cosa stai blaterando! Non sai quello che dici>>
<< Ah no! Non conosci il codice della strada e poi siamo noi donne il pericolo costante! Assurdo>>

È proprio carina quando si arrabbia.

Decido di lasciarla perdere nella sua convinzione e le chiedo:
<< Come hai fatto a collegare che fossi io quel
tizio?>>
<< Grazie alla tua auto e ai tuoi occhi>>
Rimango sorpreso dalla sua ultima affermazione: << Però, sei un'ottima osservatrice!>>

Più forte del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora