Capitolo 11

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Fabio

Sono al lavoro , ma non riesco a concentrarmi. È da ieri pomeriggio che mi maledico per aver spaventato Lucrezia stringendole il polso e adesso non vorrà più saperne di me. Non è il massimo avere un fidanzato che conosci da poco e che ti stringe il polso dopo la seconda uscita. Devo farmi perdonare in qualche modo, ci tengo a lei e non posso perderla, non lo sopporterei.

Ad un certo punto, l'ostetrica Teresa mi avvisa che è nato un bambino e quindi devo recarmi in sala parto per fargli lo screening, la ringrazio e la seguo fino alla sala, dove trovo Marco Fiaschini e Lucrezia. Quest'ultima sembra triste, ma soprattutto arrabbiatissima con me, infatti non mi rivolge nemmeno uno sguardo. L'ho persa ed è solo colpa mia! Mi avvicino al bambino e inizio a visitarlo, solitamente Lucrezia, quando faccio lo screening mi sta accanto , ma oggi non lo fa.  Sento Marco che le chiede di chiudere la paziente e lei, senza ribattere esegue. Quando ha finito chiede al suo strutturato se può uscire e dopo il consenso di quest'ultimo abbandona la sala senza dire una parola.

Finisco di visitare questo bel bambino e corro a cercarla, ma non la trovo da nessuna parte, chissà dove si è cacciata. Quando ho ormai perso le speranze, la trovo nell'archivio a riordinare cartelle cliniche, la cingo in vita e lei sobbalza gridandomi un
<< Lasciami>>
<<Scordatelo. Sono qui per chiederti scusa>> le sussurro all'orecchio.
<< Scusa?>> ripete irritata<< Scusa per avermi creato un bel livido sul polso? Se è per questo non le accetto le tue luride scuse>>
<< Un livido?>> le chiedo deglutendo, << Fammi vedere>> quasi le ordino prendendole il polso che appare subito violaceo. Che cazzo ho fatto?
<< Ti fa male? Hai messo qualche pomata?>> le chiedo preoccupato.
<< Davvero ti preoccupi per me? Avresti dovuto pensarci prima, adesso è troppo tardi. È finita prima ancora di iniziare >>
<< Non può finire così. Scusami, non so cosa mi sia preso. Mi dispiace, non accadrà mai più >> le dico sinceramente.
<< Non  accadrà mai più perché da oggi in poi prenderemo strade diverse. Nessuno si è mai permesso di torcermi un solo capello. E adesso lasciami, perché fra meno di un secondo non risponderò più delle mie azioni>>
Decido di lasciarla come mi ha chiesto e prendo parola: << Lucri, ti giuro che questo è stato un caso unico ed isolato. Dammi un'altra chance >>
<< Tutti così dicono e poi finisce male>> dice triste.
<< Cosa vorresti insinuare? Che sono violento?>>le chiedo timoroso di quella che sarà la sua risposta.
<< Io , io non posso saperlo e non voglio
rischiare >> non ci posso credere, dubita di me, non mi perdonerà mai.
<< Lucri, perdonami>> la imploro.
<< Non do mai seconde opportunità >> afferma piccata.
<< Fai un'eccezione. Non può finire il bello che c'è stato tra noi>>
<< Parli come se stessimo insieme da una vita>> dice alzando gli occhi al cielo.
<< Questi due giorni mi hanno fatto innamorare di te, sono stati intensi>>
<< Ti senti quando parli? Sei ridicolo!>> esclama scocciata.
<< Allora, se non vuoi perdonarmi, permettimi almeno di controllarti il polso e di medicarlo>>
<< Non c'è bisogno, dimentichi che sono un medico come te>> esclama convinta.
<< Lo so, ma è il minimo che possa fare dopo quello che ho combinato>>
<< Non c'è bisogno, me la so cavare anche da sola>>
<< Seguimi e non ribattere più >>
<<Sono la tua schiava per caso? Con chi credi di parlare?>> alza la voce.
<< Con la mia fidanzata, di cui mi devo prendere cura>> le rispondo canzonatorio.
<< Fidanzata? Forse non lo sono mai stata>> dice triste. Per convincerla le prendo il volto e inizio a baciarla e, nonostante opponga resistenza ,alla fine si lascia andare perché non può resistere all'attrazione che c'è tra noi.
<< Credi ancora che tu non sia la mia fidanzata? Questo bacio sicuramente non se lo scambiano due amici>> le dico convinto di avere ragione.
<< Fabio, basta. Lasciami in pace! >> alza gli occhi al cielo.
<< No, prima fatti visitare e poi decidiamo sul da farsi>>, lei scocciata mi segue fino al mio studio, si accomoda sulla poltrona e inginocchiandomi di fronte a lei le prendo il polso e inizio ad accarezzarglielo piano.

Più forte del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora