Capitolo 10

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Ludovica è andata a casa ieri e, sopra ogni aspettativa, è davvero riuscita a migliorare la mia vita sociale.

Alle 23 Neil ha chiuso il bar e ci siamo trasferiti tutti in discoteca. Il bacio saffico ci ha rese molto popolari e quella sera i ragazzi ci hanno offerto un sacco di drink in cambio di una replica. Noi chiaramente abbiamo preso i drink senza nessuna ulteriore concessione.

La serata è stata molto divertente. Abbiamo ballato fino all'alba e Neil si è rivelato molto meno fastidioso e molesto del solito. Anzi. Ero ubriaca, ma sono abbastanza certa di averlo sentito rifiutare delle avance abbastanza esplicite. Eravamo tutti abbastanza ubriachi e molesti, tanto che siamo stati cacciati per ultimi dai buttafuori. Abbiamo provato ad accaparrarci la pizza, ma al panificio era già finita. Così, come dei veri amici di vecchia data, siamo finiti da Neil a mangiare della pasta alle 5 del mattino.

Era tanto che non mi divertivo così, Ludovica, come sempre, ha fatto bene ha obbligarmi. Mi ha fatto conoscere gente di cui non ricordo neanche i nomi, ma so che in questo weekend tra bar e feste ho parlato con un sacco di persone. Sono certa che potrò uscire dalla mia mansarda più spesso ora.

Ludovica poi mi ha aiutata, controvoglia, nel piano principe azzurro. La questione è che lei ha questa teoria per cui un bravo ragazzo, troppo ordinario e perfetto, non vada bene per me in questo momento. Secondo lei mi serve qualcosa di più movimentato. La questione, secondo me, è invece quella per cui le cose movimentate mi danno il mal di mare: a me piace tranquillo, che si sappia prendere cura di me, intelligente così ci posso parlare di qualcosa, che mi voglia bene e se è pure bello non guasta! Visto che Federico incarna perfettamente tutte queste qualità, voglio trovare un modo per rivederlo.

Sono in ufficio e mentre mi sistemo per andare ripasso mentalmente la lista della spesa. È tardi, ma il supermercato dovrebbe essere ancora aperto.

«Salve», sento alle mie spalle, «pensavo non ci fosse più nessuno, ma poi ho visto la luce e ho pensato che qualcuno se la fosse dimenticata. Di solito a quest'ora sono andati tutti».

«Ciao Cecilia!» Riconosco subito la sua voce. «Tranquilla, sto andando anch'io».

«Sta lavorando tanto, vero?» Chiede timidamente e poi aggiunge: «Posso parlarle un attimo?»

«Certo, ma soprattutto dammi del tu. Questa forma di cortesia mi fa sentire vecchissima e in una posizione in cui non sono».

«Va bene. Meglio. Mi sento molto più a mio agio», dice subito più spigliata. «Ti vedo spesso da sola in giro per la struttura e so che alcuni non parlano bene di te. Visto che sembri molto intelligente lo avrai capito.»

Faccio una smorfia non sapendo bene cosa rispondere, ma per fortuna Cecilia continua: «Sappi però che tanti, probabilmente quasi tutti, ti ammirano un sacco e sanno che tu stai facendo un ottimo lavoro. Tutta la parte sulla definizione dei ruoli ha davvero aiutato».

«Chiaro però», continua diritta, «tutti quelli che volevano comandare senza titolo sono stati ridimensionati. Di conseguenza, ti odiano. Per noi che invece facciamo il nostro lavoro e ci impegniamo, finalmente è stata fatta chiarezza. Non ci sono più quelle zone grigie di cui tanti si approfittavano».

«Sono felice...» non riesco a finire la frase che lei continua.

«Per non parlare poi dei turni. Così sono molto più comodi. Prima con tutti quei mega fogli venivano sempre fuori casini. Adesso con i turni collegati al calendario sul cellulare nessuno può più fingere di aver letto male. E posso dire una cattiveria. Con la richiesta elettronica dei permessi, la segretaria non perde più i foglietti e finalmente riusciamo ad ottenere i permessi per farci le nostre cose».

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