Capitolo 7

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Ludovica aveva ragione, non su tutto, ma su tanto. Diciamo che lei mi aveva suggerito di frequentare assiduamente la pizzeria. Ci ho provato, ma più di una pizza in settimana non la reggo, e neanche la cameriera che mi guarda sempre male. Alla quinta pizza e di Federico neanche l'ombra, ho deciso di abbandonare la missione.

Ho deciso di incanalare tutte le mie forze da stalker sul bar, ad ora unica mia fonte reale di socialità.

Ogni mattina alle 7.25 Manuela mi accoglie con il sorriso e qualche altro mattiniero come me l'ho conosciuto. Ci scambiamo il giornale, qualche chiacchiera senza impegno; un paio di vecchietti arzilli non perdono mai occasione di farmi i complimenti o di fermarmi per qualche racconto di gioventù. Queste cose all'inizio le trovavo fastidiose, ma adesso ammetto che mi piacciono.

Un giorno parlavo con Manuela perché avevo bisogno di un ferramenta e sistemare un'antina della cucina lenta. Al mattino seguente uno dei miei compagni di colazione, che avrà l'età di mio papà, si è presentato al bar con la cassetta degli attrezzi.

«Rebecca! Prendi il cacciavite che ti serve». Poi ha aggiunto: «Ricordati che qualsiasi cosa ti serva, devi solo chiedere. Se possiamo ti diamo una mano più che volentieri. Che non si dica in giro che non aiutiamo una bella ragazza in difficoltà, vero?» Ha urlato girandosi verso gli altri frequentatori del bar. Che hanno confermato in coro la loro presenza. Quella mattina ho offerto la colazione a tutti e ho avuto la sensazione di sentirmi a casa più di quanta ne abbia mai avuta in dieci anni a Milano.

Come succede sempre nella vita, quando una cosa inizia ad andare bene, un'altra deve iniziare ad andare male. Mai una gioia.

Il bilanciamento cosmico al mio barlume di socialità è che il lavoro è molto più di quello previsto. O meglio. Per aprire lo store i mesi potrebbero bastare, ma l'organizzazione della Fondazione Viridis fa acqua da tutte le parti. Come facciamo a costruire una casa sulle sabbie mobili?

In queste settimane ho affiancato, in accordo con la direzione, la segreteria per migliorare alcuni processi organizzativi: database per le anagrafiche, creazione di un gestionale per i turni, per le inversioni e per le ferie. Il cambio dal sistema cartaceo a quello informatizzato pare sia stato traumatico, ma sono certa che fra poco ne potranno capire tutti i vantaggi. Il vantaggio più importante sarà che le richieste di permesso non verranno più magicamente perse dalla segretaria (che a quanto pare è un bel po' distratta).

Questo mio spendere tempo nella parte organizzativa ne ha rubato al progetto, ma la direttrice sembra molto serena, a differenza mia. Una mia ulteriore preoccupazione sono i colleghi. Nonostante abbia trovato soluzioni che facilitano e migliorano il lavoro di tutti, sono sempre ostili, anzi, credo che l'odio verso di me sia l'unica cosa che li unisce e coalizza. Sto cercando di dargli poco peso e di non farci caso, anche se mi dispiace, per me è davvero strano non riuscire a farmi amici tra i colleghi. Da un certo punto di vista, la vivo come un fallimento. So che non dovrei, ma per me è così.

Detto questo, dovrò seguire il piano iniziale della mia migliore amica: conoscere gente a caso in giro, perché qui non ne cavo un ragno dal buco.

* * * *

«Manu, indovina chi andrò a prendere oggi dopo lavoro?» urlo entrando nel bar, ma vedo subito che c'è qualcosa di diverso. Il mio entusiasmo viene subito sostituito dallo shock. La mia bellissima e dolcissima Manuela oggi è sostituita da quel pallone gonfiato di Neil, occhi blu.

«Spero non il tuo fidanzato, sarebbe una notizia quasi peggiore della sveglia di questa mattina», il solito marpione. Nonostante le sue parole mi facciano incazzare, per qualche strana ragione riesce a strapparmi un sorriso.

E questa cosa credo mi faccia ancora più incazzare.

Oddio, sto impazzendo.

«Cambierai mai?»

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