Capitolo 25

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Il campanello di casa mia suona, riconosco subito lo stile e apro senza nemmeno chiedere. È Ludovica. È convinta che l'unica medicina per farmi riprendere sia quella di trovarmi un uomo nuovo. La sua incursione di oggi a casa mia è proprio per controllare che possa andare bene per il party della sua azienda, party in cui mi sta per imbucare.

«Becca scusami, dovevo controllare come saresti venuta. Ultimamente vai in giro un po' trascurata», dice mentre mi squadra, «Infatti. Cerchiamo una gonna un po' più corta e dei tacchi un po' più alti. Anzi no. Forse meglio quel tuo vestito con la schiena nuda».

«Ludo», provo a oppormi.

«Eh no amica mia. Me lo devi. Gli occhi oggi devono essere tutti su di noi. Sono quasi quattro mesi che ascolto le tue lagne. Oggi si ricomincia. Ti fai figa e ti porti qualcuno a casa che ti faccia divertire», dice diretta.

Non obietto. Ha ragione, sono stata una lagna.

Metto i vestiti che mi ha lanciato sul letto e mi guardo allo specchio.

«Sei bellissima», mi dice, «cadranno tutti ai tuoi piedi».

«A me i piedi fanno già male».

«Non lamentarti, poi mi ringrazierai».

Il rooftop è bellissimo; un cameriere all'entrata prende il mio cappotto e la mia schiena rimane nuda. Mi guardo intorno affascinata, il sole sta tramontando su Milano e una calda luce filtra dalle vetrate.

«Grazie», sussurro a Ludovica mentre il cameriere ci fa accomodare al nostro tavolo, «era tanto che non vedevo un tramonto così bello».

«Avrai tempo di ringraziarmi, intanto siediti che io vado in bagno».

Sto armeggiando con il cellulare quando qualcuno si siede al posto di Ludovica, capisco che non è lei perché riconosco benissimo questo profumo.

Quel profumo.

Alzo di scatto la testa e lo vedo.

Bellissimo, davanti a me, c'è lui.

Neil.

«Neil», ripeto ad alta voce quel nome che mi rimbomba giorno e notte nella testa.

Mi alzo dalla sedia e lancio le mie braccia attorno al suo collo. Accarezzo il suo viso per controllare che sia reale, insomma in questo periodo l'ho sognato così spesso che avere un'allucinazione non sarebbe così strano.

«Sei tu, sei tu in carne ed ossa», le mia parole sono rotte «non sei un'allucinazione?»

«No», dice mentre raccoglie una lacrima con le dita. «Tutto vero».

«Oddio Neil sei tu! Sei qui. E...e...», lo guardo, «e non sembri arrabbiato».

Stringo le mie braccia al suo collo, non lo posso lasciar andare questo è il mio momento per dire tutto quello che ho dentro.

«Neil perdonami ho commesso l'errore più grande della mia vita. Neil io ...»

«Se non la smetti di piangere penseranno che ti sto maltrattando», mi interrompe.

«Non ho un fazzoletto per asciugarmi», dico ridendo «Ludovica mi ha fatto portare questa micro borsetta dove non ci stanno nemmeno i fazzoletti».

Cerca nella federa della giacca e mi pone un fazzoletto, come un vero principe.

«Mi sei mancato tantissimo. Sono pronta a riprovarci costi quel che costi. Se tu vuoi, io sono pronta a sacrificare tutto. Ricominciamo», dico mentre cerco di asciugare le guance.

«Principessa, stai parlando troppo», e appoggia le labbra sulle mie.

Mi coglie di sorpresa, ho ancora gli occhi sbarrati. Vedo lontana Ludovica imbambolata che batte le mani, Elia pure, e quando le mani di Neil si fissano salde sui miei fianchi ritrovo quell'incastro perfetto.

Chiudo gli occhi e mi lascio andare al miglior bacio che abbia mai ricevuto. A tutto quello che ho sempre desiderato.

Vorrei fermare il mondo in questo istante, a questo attimo perfetto che cancella tutto e mi ha riportato in cima alla scala, da dove non vedo più il vuoto, ma per la prima volta trovo un solido appoggio.

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