Capitolo 13

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Tra una cosa e l'altra, sono ritornata nelle Marche a metà gennaio e, finalmente, oggi riesco a uscire con Federico. Dopo il nostro bacio, i nostri baci, non ci siamo più visti. Durante la mia assenza natalizia ci siamo scambiati qualche messaggio, cose leggere, niente di che, ma si intuiva che entrambi aspettavamo con ansia di uscire seriamente.

Essendo un'adulta so come potrebbe finire la serata, quindi mi sono preparata: casa pulita di fino, cose buonine per la colazione e soprattutto ho sistemato la situazione peli.

Nonostante manchi ancora un bel po' all'appuntamento, sono così agitata che sono già pronta. Dopo un'ora in videochiamata con Ludo, abbiamo trovato un compromesso: metterò una classica camicetta con dei pantaloni, delle altissime décolleté e un super rossetto. Gli ultimi due elementi sono stati imposti chiaramente dalla mia amica, che ha detto che altrimenti mi avrebbero potuto confondere con una suora in libera uscita.

Sto ritoccando lo smalto quando sento il campanello.

Merda merda merda. Non può essere lui, è troppo presto!

«Chi è?»

«Sono Neil».

«Neil?» Rispondo decisamente sorpresa. «Sali, ultimo piano la porta a destra».

Sale velocemente le scale e vedo il suo grande sorriso, decisamente un volto diverso rispetto all'ultima volta che ci siamo visti.

«Cosa ci fai qui?»

«Sono venuto a vedere casa tua! Tutti dicono che è così bella e ti volevo portare questa», allunga una bottiglia di vino.

«Perché?»

«Per chiederti scusa per come ti ho risposto l'altra sera». Per la prima volta lo vedo meno spavaldo, se non lo conoscessi oserei dire quasi imbarazzato. «Ero incazzato, non dovevo risponderti male».

«Quindi anche tu hai un cuore», cerco di spezzare questa strana aria.

«Chiaro che io ho un cuore, sei tu che pensi che io sia uno stronzo».

«Io non penso che tu sia uno stronzo. Io dico che molto spesso ti comporti da stronzo».

«Allora mi fai entrare?»

«Dai vieni, ti faccio vedere la casa, in fretta però perché ho poco tempo», gli dico mentre inizio a muovermi velocemente. «Anzi, come mai non sei al lavoro? È pur sempre sabato sera».

«Eh sì, ma c'era un momento di calma e ho lasciato il bar in mano ad Alessandro. Se la caverà per un'oretta senza di me».

Gira veloce per la casa mettendo la testa in ogni stanza. Poi si ferma di colpo e quasi vado a sbattere contro di lui.

«Sei già pronta per la serata vedo», i suoi occhi prima dritti nei miei ora si appoggiano sulle mie labbra.

«Sì, dovrei uscire tra un po'», sento l'imbarazzo crescere.

«Questa sera sei bellissima», la sua voce è calda e profonda. «Federico è molto fortunato».

Il suo sguardo oscilla sempre più velocemente tra i miei occhi e le labbra, ma quando ho l'impressione del suo viso che si avvicina, scappo in cucina. Apro il frigo iniziando l'elenco di tutte le cose che gli potevo offrire.

«Non cambiare discorso», e mi raggiunge a grandi falcate. «Ti ho appena detto che sei bellissima». Il suo corpo è così vicino che ne percepisco il calore.

«Grazie», farfuglio mentre cerco di mettere della distanza, ma sono bloccata tra lui e il frigo.

«Becca», e di nuovo siamo troppo vicini.

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